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“Nessun dio quassù” recensione dell’autobiografia di Juri Gagarin

«Vengo da una famiglia comune, una famiglia di lavoratori come ce ne sono a milioni nella mia patria socialista. I miei genitori sono due semplici russi ai quali la Rivoluzione d’Ottobre ha dato una vita piena e dignitosa.» Inizia così l’autobiografia di Juri Gagarin, cosmonauta sovietico, primo uomo a compiere un viaggio nello spazio il 12 aprile 1961. L’autobiografia è stata pubblicata recentemente in italiano dalla casa editrice Redstarpress ed è facilmente reperibile in buona parte delle librerie italiane. Un libro di cui consigliamo vivamente la lettura, perché fornisce una preziosa ricostruzione della società sovietica, oggi rara da incontrare nell’epoca della demonizzazione totale dell’esperienza dei paesi del socialismo realizzato. L’ottica è quella di un personaggio speciale, che ha vissuto in prima persona il progresso scientifico e tecnologico, che ha accompagnato la costruzione del socialismo nell’Unione Sovietica e nei paesi dell’est Europa. Un vero e proprio spaccato sulla storia sovietica a partire dagli anni della guerra fino al fatidico 12 aprile del 1961 quando l’astronave Vostok viene lanciata per il primo viaggio nello spazio.

I primi anni sono il racconto dell’esperienza della vita in uno dei tanti villaggi colcosiani dell’URSS, creati a seguito della collettivizzazione della terra avvenuta a partire dalla rivoluzione, uno spaccato della vita semplice della società sovietica, dove il lavoro comune della terra aveva portato a innalzare la condizione di vita di contadini, prima sfruttati dai grandi latifondisti. Il racconto della guerra con la Germania nazista, le difficoltà e le preoccupazioni durante la guerra viste dagli occhi del giovane Juri e della sua famiglia, la gioia della vittoria che pone di fronte agli occhi del mondo il risultato del progresso dell’Unione Sovietica, passata in pochi anni da paese povero ed agricolo, a potenza industriale e politica di livello mondiale.  Gagarin più di ogni altro si fa testimone di questo processo, della costruzione di una potenza in campo scientifico ed industriale. La cronaca, lo stupore che accompagnano ad una ad una le conquiste dei primati nello spazio da parte dell’Unione Sovietica. Il lancio del primo Sputnik, la cagnetta Laika, le foto del lato oscuro della Luna, per la prima volta visibile all’umanità, sono tutte tappe che maturano in un pilota di aerei quell’irrefrenabile voglia di andare oltre, di superare i limiti del mondo fino ad ora conosciuto ed esplorato dall’uomo.

«La scienza sovietica ha aperto una nuova era della civiltà mondiale, dando inizio alla conquista del cosmo e dimostrando clamorosamente la potenza economica e tecnica del campo socialista» Così Gagarin sceglie di partecipare alle selezioni per i futuri cosmonauti, addestrandosi alle condizioni di vita nello spazio, con la scienza sovietica chiamata a prevedere tutto ciò che mai prima di allora era stato testato nella realtà. Questo periodo è descritto con molta accuratezza nell’autobiografia, insieme a parti della vita privata di Gagarin, fino al giorno del 12 aprile, quando alle 9.03 ora di Mosca, dal cosmodromo di Baikonour viene lanciato per il primo viaggio nello spazio.

Un libro da leggere per capire di più sull’Unione Sovietica, per avere una visione di quello che realmente rappresentò l’URSS, al di fuori delle descrizioni del socialismo come miseria, povertà e dittatura che da vent’anni a questa parte costituiscono la più grande difesa di un sistema in crisi come quello capitalista. Da tener presenti alcuni elementi storici sui quali riflettere come il ruolo assegnato a Krusciov, che in quel periodo era segretario del PCUS. Oggi sappiamo quanti errori furono commessi in quel periodo, molti dei quali fecero progressivamente perdere all’URSS quella spinta propulsiva che aveva conquistato, anche in termini di sviluppo. L’accenno al passaggio alla fase del comunismo, errata teorizzazione di Krusciov sulla quale si farà precipitosa marcia indietro, ne è testimonianza. Ma questo non toglie nulla alla grandissima validità di questo libro, alla immensa grandezza del suo protagonista, all’ottima scelta dei compagni che hanno deciso di pubblicarlo in Italia, scelta coraggiosa anche dal punto di vista editoriale. Ogni giovane comunista dovrebbe leggere l’autobiografia di Juri Gagarin, ogni giovane dovrebbe sapere cosa è stato davvero il socialismo realizzato nei paesi dell’est Europa.

«Il Vostok – scrive Gagarin durante il suo volo in orbita –  viaggiava a velocità incredibile sugli spazi immensi del mio paese per il aule sentivo un un grande affetto filiale. E come non amarlo questo paese, ora che tutti i popoli del mondo avevano gli occhi puntati su di esso? Miserabile, arretrato ancora pochi anni fa, era diventato una grande potenza industriale e colcosiana, mentre il suo popolo, sotto la guida del partito comunista, s’era scrollato di dosso la polvere del vecchio mondo, aveva rialzato la testa e s’era incamminato sulla via tracciata da Lenin instaurando il potere dei lavoratori e dando vita al primo stato sovietico del mondo. Per me non esiste sulla Terra una paese più vasto, ricco e bello del nostro. »

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