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Tirocini: quando lo sfruttamento diventa “formazione”

Di Andrea Merialdo

La Liguria dalla fine degli anni ’70 è stata una delle regioni più colpite dalla disoccupazione giovanile. Questo è dovuto a numerosi fattori. Primo fra tutti, la classe padronale ha spinto particolarmente, finito il periodo della grande industria delle partecipazioni statali, per una deindustrializzazione ed un passaggio ad una economia turistica. Il passaggio ad una preponderanza del settore turistico non ha avuto il successo promesso, mentre l’industria ligure, invece, ha mantenuto solo qualche grosso polo, come Ilva e Fincantieri, mentre tendenzialmente il resto delle industrie sono medio-piccole. Il risultato è oggi sotto gli occhi di tutti: la disoccupazione giovanile (fascia 15-24 anni) è al 30% di un totale di 70 000 disoccupati su tutto il territorio regionale.

Le politiche messe in atto negli ultimi anni dai principali enti competenti (Provincia, Regione e Università), di fatto ha creato qualche “tampone” momentaneo senza risolvere il problema del lavoro che non c’è. Prevalentemente questi enti finanziano attività di formazione come Corsi di formazione professionale o di Tirocinio. L’Università di Genova propone due diverse tipologie di tirocinio. La prima ha una durata massima di 12 mesi che ha la finalità principale di fare acquisire crediti formativi allo studente. La seconda è finalizzata alla formazione di un laureato, ed ha la durata massima di 6 mesi e prevede dall’ottobre 2013, secondo il DGR n. 1052 dell’agosto 2013, una indennità minima di 400€ mensili. La possibilità di assunzione è a totale discrezione dell’Ente o dell’impresa che assume il tirocinante. Per quanto riguarda invece l’aspetto fiscale dell’indennità, c’è da sottolineare il fatto che venga considerata come “reddito assimilato a quelli da lavoro dipendenti” e quindi è soggetto a trattenute fiscali. Fortunatamente, non trattandosi di “attività lavorativa” ma formativa il tirocinante non perde lo stato di disoccupazione.

Per quanto riguarda, invece, il 2014 c’è da analizzare il bando regionale per promozione dei tirocini e delle attività di apprendistato. Il bando deriva da due delibere regionali, DGR 1051/2013 e GR 1037/2012 finalizzate alla promozione di tirocini e attività di apprendistato. La Regione e la Provincia, tramite fondi europei, si impegnano a finanziare attività di tirocinio per giovani in ricerca di prima occupazione (fino ai 28 anni) o in reinserimento lavorativo (dai 28 fino ai 35 anni). Le attività di tirocinio possono essere a tempo pieno oppure part time. Il rimborso spese previsto è nel primo caso di 500€ mensili mentre nel secondo di 250€. La durata complessiva prevista è di 6 mesi. Il contributo pubblico erogato alle aziende è pari alla metà dell’indennità. Le finalità del bando sono l’assunzione del tirocinante a tempo determinato oppure come apprendista. Nel caso in cui l’azienda effettui accordi sindacali finalizzati alla promozione di assunzioni il contributo pubblico viene incrementato di 50€ mentre nel caso in cui effettui un’assunzione il contributo aumenta fino al rimborso delle precedenti indennità a carico del datore di lavoro. L’unico vincolo è che l’azienda non risolva il contratto di lavoro prima di un anno dall’ assunzione, causa degli incentivi all’occupazione erogati precedentemente.

Questo conferma come le cosiddette “politiche occupazionali” siano in molti casi dei regali di manodopera semi-gratuita, visto che sono in parte pagati con soldi pubblici, alle imprese senza nessuna garanzia di assunzione a condizioni “decenti” per il lavoratore. Questi soldi pubblici a loro volta, provengono dalla tasse che pagano i lavoratori, con la tassazione diretta (sul proprio reddito) o indiretta (ad esempio con IVA e imposte varie). Da aggiungere è anche il fatto che, nella quasi totalità dei casi, i compensi per queste attività sono molto bassi e non permettono ad un giovane di mantenersi autonomamente. Nei casi in cui i progetti siano legati ad attività a tempo pieno, si rende pure difficile la possibilità del giovane a trovare un’altra attività per “arrotondare”.

Il fatto che questi progetti siano anche finanziati con fondi europei conferma la natura filo padronale della Ue, che spinge alla creazione di manodopera qualificata a costo 0. Alcune esperienze simili vi sono anche all’estero, come in Germania, dove nei mesi scorsi sono stati promossi tirocini rivolti a giovani dell’Europa con retribuzioni intorno ai 500 euro.Il tutto si inserisce nel contesto della Liguria, dove di fatto si sta creando una regione di disoccupati e pensionati in cui i giovani ogni anno emigrano svuotando le città. In conclusione dall’esperienza nella regione ligure, simile o uguale ad ogni regione italiana, si può evincere come dietro la retorica della “formazione” che sarebbe fatta nell’interesse del giovane lavoratore per l’inserimento nel mondo del lavoro, si celano in realtà gli interessi e necessità del padronato che può disporre così di finanziamenti pubblici a sostegno dei suoi profitti con manodopera temporanea, a basso costo.

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