Home / Internazionale / La vita di Ilich Ramirez Sanchez, detto “Carlos”
carlos sanchez

La vita di Ilich Ramirez Sanchez, detto “Carlos”

Di Andrea Merialdo

Nell’agosto di quest’anno si sono compiuti i 20 anni di detenzione nelle carceri francesi di “Carlos”. Per l’occasione mettiamo a conoscenza la sua vita ed azione per coloro che l’hanno conosciuto solamente dalla stampa borghese e dei giovani che non ne hanno mai sentito parlare.

Di Ilich Ramirez Sànchez – nome di battaglia “Carlos” – parla ormai solo la stampa venezuelana. I media occidentali lo descrivono come ‘il terrorista per eccellenza’ ricordando i numerosi processi a suo carico. Della sua vita, però, non si parla quasi mai. Ma chi è veramente Carlos? Ilich Ramirez Sànchez nasce il 12 ottobre 1949 a Caracas. La madre, Elba Maria Sànchez, è una cattolica praticante mentre il padre, Altagracia Ramìrez Navas, professione avvocato, è militante nel Partito Comunista Venezuelano. Della formazione marxista – leninista di Ilich, e di quella dei suoi fratelli Vladimir e Lenin, si occupa il padre. Ilich e Lenin studiano privatamente, con professori marxisti, fino al liceo Fermìn Toro di Caracas, che concludono entrambi nel 1966; poi, insieme alla madre, si trasferiscono a Londra per proseguire gli studi – in particolare inglese, francese e tedesco – per poter contribuire, attraverso un’adeguata preparazione culturale alla futura trasformazione del Venezuela.

Nel 1968 Ilich si aggiudica una borsa di studio organizzata dalla Gioventù Comunista del Venezuela per l’Università “Patrice Lumumba” di Mosca, dove si trasferisce per frequentare il corso di Chimica. Nella capitale sovietica entra in contatto con studenti rivoluzionari, in particolare palestinesi, dai quali apprende l’importanza della lotta anti-imperialista contro Israele e Stati Uniti. Nel 1970 Ilich lascia l’Università: secondo alcune fonti viene espulso in seguito a discussioni con le autorità sovietiche e con i quadri del PCV, probabilmente a causa della sua partecipazione a una manifestazione di palestinesi non autorizzata. Nel luglio dello stesso anno si trasferisce in Giordania, nelle basi del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, dove combatte al fianco dei fedayn palestinesi contro le truppe giordane nel tragico “Settembre nero”. In quel periodo assume il nome di battaglia ‘Carlos’, in omaggio, così si disse, all’allora presidente del Venezuela Carlos Andrès Pérez, che durante il suo primo mandato (1974-1979) aveva nazionalizzato il petrolio e assunto posizioni terzomondiste, salvo poi adottare politiche capitalistiche nel secondo mandato (1989-1993). Ma secondo le fonti del PCV, sarebbe stato il suo capo militare Wadie Haddad a dargli il nome Carlos, dall’arabo Khalil. Per la stampa è invece ‘lo sciacallo’, perché durante una perquisizione trovarono tra i suoi bagagli una copia del romanzo “Il giorno dello Sciacallo” di Frederick Forsyth.

Nel 1971, Ilich/Carlos torna a Londra con la famiglia dove assume incarichi minori sempre per conto dell’FPLP. Nel 1974 si trasferisce a Parigi, dove negli anni precedenti erano stati uccisi molti palestinesi di spicco. Una catena di omicidi legati all’operazione segreta “Collera di Dio”, lanciata dal Mossad per vendicare gli ostaggi israeliani uccisi durante l’operazione di “Settembre nero” alle Olimpiadi di Monaco del 1972. Fra le vittime in Francia ricordiamo Mahmud Hamshari, rappresentante OLP in Francia, ucciso nel 1972; Basil al-Kubayssi, professore all’Università americana di Beirut, ucciso nel 1973 e Mohammad Boudia, giornalista e drammaturgo francese, considerato responsabile dell’FPLP in Europa. Nel 1975, durante una festa in un appartamento parigino, Carlos insieme ad alcuni giovani latino-americani viene coinvolto in una sparatoria dove vengono uccisi due poliziotti e Michel Moukharbal, militante dell’FPLP. Quest’ultimo, che era in stato di arresto, aveva probabilmente accompagnato i poliziotti per incastrare Carlos. Anni dopo si ipotizzò che Moukharbal era una persona legata al Mossad.

L’anno seguente, viene affidato a Carlos l’incarico di organizzare un’azione alla conferenza dell’OPEC di Vienna (Organizazione dei paesi esportatori di petrolio), che avviene il 21 dicembre con i ministri presi in ostaggio, per denunciare la situazione tragica del popolo palestinese e la complicità dei regimi di Arabia Saudita, Emirati Arabi, Qatar e Iran (allora sotto il governo dello Scià). L’azione si conclude in Algeria il 24 dicembre, con la liberazione di tutti gli ostaggi dietro pagamento di un riscatto. Ma l’obiettivo dell’organizzazione probabilmente non era quello; per questo motivo Carlos viene espulso dall’FPLP. Il Fronte Popolare in quegli anni è a capo del “Fronte del rifiuto”, alla dirigenza dell’OLP guidato da Yasser Arafat, accusato di abbandonare la strategia rivoluzionaria per arrivare ad una soluzione “binazionale” del conflitto con Israele. Ma all’interno del Fronte, si manifestano conflitti tra il segretario George Habbash e il suo vice Wadie Haddad, probabilmente legati alla prosecuzione della tattica “internazionale” da parte dell’organizzazione, caratterizzata da una serie di dirottamenti aerei, in Europa.

Il Fronte Popolare, presumibilmente, sotto pressione dell’OLP, abbandona questa tattica ed espelle Wadie Haddad, che aveva proseguito quel tipo di azioni sotto il nome di FPLP-Operazioni Esterne, e Carlos lo segue. Sulla sua attività al di fuori dall’organizzazione di Haddad, non si hanno notizie certe. In quel periodo sposa la tedesca Magdalena Kopp, militante in “Cellule Rivoluzionarie”. Gli anni ’80 segnano il periodo più caldo per Carlos che, ricercato dai servizi segreti occidentali, si sposta spesso e risiede, presumibilmente in Paesi del Patto di Varsavia e in Siria, fino al 1990. Nel 1993 ottiene asilo politico nel Sudan guidato dal Fronte Nazionale Islamico, in un periodo per lui difficile, a seguito della caduta dell’URSS e dei suoi alleati dell’est europeo, come spiega nella sua biografia, scritta dalla stampa del PCV. Negli stralci dell’intervista rilasciata alla giornalista Isabel Pisano e pubblicati nel libro “Io terrorista”, dichiara di essersi convertito all’Islam nel 1975 e aggiunge che ciò non è in contraddizione con il suo essere comunista: anzi, le sue convinzioni marxiste hanno raggiunto una dimensione trascendente. Di questo parla anche nel suo libro “L’Islam révolutionnaire”, pubblicato nel 2003. Il 15 agosto 1994, sotto forte pressione da parte di Francia e Stati Uniti, il Sudan consegna Carlos agli uomini della DST, il corpo di polizia francese con funzioni di controspionaggio. Alla giornalista Isabel Pisano, Carlos racconta di essere stato legato, chiuso in un sacco per cadaveri e portato alla base militare di Villacoublay, a fini elettorali e su mandato del ministro dell’Interno Charles Pasqua. Viene trasferito nel carcere parigino La Santé dove resta per 20 anni, molti dei quali in completo isolamento. Due processi lo condannano all’ergastolo per diversi attentati avvenuti in territorio francese tra gli anni ’70 e ’80. Isabelle Coutant-Peyre, avvocato e terza moglie di Carlos, sostiene che nei diversi processi è stato negato all’imputato il diritto alla difesa: in particolare, le autorità francesi si sono rifiutate di far testimoniare familiari, amici e conoscenti di Carlos che erano rimasti in contatto con lui negli anni dei fatti contestati. Dopo la prima condanna, 24 dicembre 1997, Carlos inizia lo sciopero della fame, che interrompe solo dopo aver ricevuto una lettera di George Habbash.

Carlos, non ha mai perso il sostegno del PCV di cui il fratello Vladimir è militante attivo. La Gioventù Comunista del Venezuela lo ha eletto Presidente onorario, visto il suo passato di militante nell’organizzazione e il Partito ha lanciato numerose iniziative per chiedere il suo rimpatrio in Venezuela. A Caracas, hanno dedicato a Carlos una scuola di Taekwondo. Lo stesso Hugo Chavez, l’ha definito ‘rivoluzionario patriota’ ed ha lanciato numerosi appelli per la sua liberazione. Tra il 2010 ed il 2012 Carlos rilascia molte interviste, tra cui una al giornale on line Agoravox, in cui attribuisce la responsabilità della stragi di Bologna e di Ustica alla CIA e a Mossad, attivi in Italia per far rimanere il Paese sotto l’influenza della NATO. Si rende inoltre disponibile a collaborare al riguardo con la magistratura italiana. Il 9 maggio 2013, in un’intervista rilasciata al quotidiano del PCV “Tribuna Popular”, Isabelle Coutant-Peyre, ha dichiarato di aver chiesto un incontro con il presidente Maduro e il ministro degli Esteri Elìas Janua, per avviare iniziative per il suo rimpatrio e ha aggiunto di voler comunicare al Presidente il mancato appoggio dell’ambasciata del Venezuela, durante l’ultimo processo a Carlos.

La figura di Carlos è ancora assai controversa. Testimone a tutti gli effetti della Guerra Fredda, vissuta attraverso il conflitto Israelo-Palestinese, sul piano ideologico può essere definito un marxista-leninista, con forti influenze che arrivano dalla politica medio-orientale (ad esempio quella baathista) dove spesso la religione islamica viene considerata parte integrante della politica.

Commenti Facebook

About Redazione Senza Tregua

Giornale ufficiale del Fronte della Gioventù Comunista

Check Also

università e guerra 1

Industria bellica e ricerca. La complicità dell’università italiana nella strage dei popoli

La crisi dell’economia capitalista, accelerata dalla pandemia di covid-19, ha acuito le tensioni inter-imperialiste a …