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“Vi spiego la truffa ai lavoratori dei supermercati Despar” – Lettera di un lavoratore

Con grande solidarietà pubblichiamo la lettera di un lavoratore calabrese, vittima assieme ai suoi colleghi di una truffa da parte del padrone. Cogliamo l’occasione per invitare tutti coloro si trovano nella stessa situazione a compiere un primo passo: rompere il silenzio attorno al mondo del lavoro e alla sopraffazione che quotidianamente viviamo. SenzaTregua, il giornale del Fronte della Gioventù Comunista, da la piena e massima disponibilità per questo compito, consci del fatto che questo può essere però solo un primo passo, altri saranno da compiere.

Francesco Calabrò, ex dipendente Despar, sta avendo il coraggio di narrare questa storia e vuole andare fino in fondo alla questione. Il loro stesso destino è capitato ad altri dipendenti degli stabilimenti Despar di altre cittadine in provincia di Cosenza, segno del fatto che, oltre ad essere un puro atto di arroganza padronale, si tratta di una vera e propria politica aziendale della nota catena di supermercati. Questo è il frutto dei continui attacchi politici portati avanti indistintamente dai governi di centro destra e centro sinistra sotto le imposizioni europee contro i diritti sociali per il profitto delle grandi aziende monopolistiche. La nuova riforma del lavoro, il Jobs Act, sta attuando a pieno il progetto di annientamento degli ultimi diritti ancora rimasti nei luoghi di lavoro, alla ricerca di lavoratori ricattabili e senza possibilità di difesa. La sorte toccata a Francesco Calabrò e ai suoi colleghi è la stessa toccata tutti i giorni da migliaia di lavoratori in tutta Italia e afferma con forza la necessità della costruzione di un’organizzazione espressione della classe lavoratrice e che ponga al centro delle sue rivendicazioni il raggiungimento della società socialista, di una società guidata dai lavoratori.

Salve, mi chiamo Francesco Calabrò e vi scrivo da Corigliano Calabro (CS) per denunciare la seguente truffa.

Io sono un ex lavoratore (Direttore) di un noto supermercato della zona a marchio Despar, che aveva un contratto a tempo indeterminato e ben 13 anni di anzianità aziendale.

Con il mio ex datore di lavoro non v’erano e non vi sono mai stati problemi di nessuna natura; e tra l’altro, anche quando il pagamento dello stipendio non avveniva con la cadenza consueta, ma a volte anche dopo diversi mesi, non ho mai pensato di alzare la voce o di protestare o di rivendicare mai qualcosa.

Ad Agosto 2014 però, succede quello che non mi sarei mai aspettato, ed a me, come a tutti gli altri miei colleghi, comunicano che il supermercato, causa ristrutturazione, e solo per un determinato periodo di tempo, dovrà effettuare una chiusura; finita la quale però, tutto il vecchio personale sarebbe stato interamente ripreso.

Ed è partito quindi il licenziamento collettivo con la conseguente messa in mobilità di tutti i lavoratori del suddetto supermercato. In virtù di queste garanzie quindi, il mio ex “bravo” datore di lavoro mi fa firmare (e ci fa firmare) un verbale di conciliazione in cui oltre a riconoscermi quanto ancora

come stipendio mi doveva, mi impegnavo a prestare acquiescenza al licenziamento ed a rinunciare (testuali parole) “ad ogni e qualsiasi pretesa promossa e/o promovenda azione in sede sindacale, amministrativa e/o giudiziale”: vera e propria clausola vessatoria.

Arriviamo ai giorni nostri però, e al motivo perché ho intitolato questo articolo “chiudo e riapro, e cosa ti faccio?: non ti riprendo”, questa è la risposta.

Giorno 29-04-2015 ha riaperto infatti il mio ex supermercato e del precedente organico ovviamente nemmeno l’ombra, tutta gente nuova. Stesso tragico destino è toccato anche ai supermercati di Castrovillari, Bisignano, Amantea e Rossano: “non vi preoccupate che tanto riapriremo e vi riassumeremo”.

Ditemi Voi se non è una truffa bella e buona questa, un piano studiato da tempo e nei minimi particolari. Ed è per questo motivo quindi che vi chiedo aiuto, proprio per denunciare e rendere pubblica questa losca vicenda.

Sapete che c’è poi? Il fatto che lo stato continua a pagarmi la mobilità ed io continuo ad essere un peso/costo per la collettività e  loro invece cosa fanno? Riaprono e riassumono ad esclusivo loro piacimento senza nessun obbligo verso i precedenti lavoratori. D’altronde che ci vuole: basta cambiare una virgola alla nuova ragione sociale ed il gioco è fatto.

Peccato però che l’insegna è rimasta la stessa, che la dirigenza è rimasta la stessa, che chi era raccomandato è stato riassunto, e che per nasconderlo è stato spostato a pochi chilometri di distanza rispetto a prima, che la nuova società è composta da due ex lavoratori della dismessa società, e via discorrendo.

Avrei accettato qualsiasi offerta pur di lavorare, anche una riduzione dello stipendio, anche uno spostamento territoriale, ma nulla di tutto questo è avvenuto, senza dimenticare che non avrei avuto bisogno di nessuna formazione per riprendere a lavorare (d’altronde dopo tredici anni di esperienza da Responsabile…). Se avessi intuito la puzza della truffa che c’era in aria avrei sicuramente contrastato in tutti i modi questo licenziamento ammantato di finto buonismo, attraverso scioperi individuali e collettivi, coinvolgimento delle istituzioni ecc., ma ciò avrebbe causato ovviamente un rallentamento dei loro loschi piani.

Purtroppo mi sono fidato e ne ho pagato le conseguenze. Ho moglie e due figli a mio esclusivo carico (il primo di quasi quattro anni ed il secondo di nove mesi) mutuo e finanziamenti accesi, e tantissima rabbia credetemi, perché nessuno dovrebbe permettersi il lusso di giocare con la vita delle persone e dei lavoratori.

Distinti saluti,

Francesco Calabrò

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