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I comunisti greci in piazza contro la Troika e il governo di Tsipras

Nessuna tolleranza per il nuovo accordo di estensione del memorandum tra il governo e l’UE; abolizione immediata del memorandum e delle leggi di applicazione; recupero delle perdite; rottura con l’Unione Europea, il capitale e il suo potere”, su queste parole d’ordine il Partito Comunista di Grecia (KKE) ha realizzato alcuni giorni fa in diverse città e quartieri della Grecia la prima grande mobilitazione dall’insediamento del governo Tsipras, con epicentro ad Atene dove la manifestazione si è conclusa in Piazza Syntagma con il comizio del Segretario Generale Dimitris Koutsoumpas davanti a decine di migliaia di lavoratori, disoccupati, pensionati e giovani a sostegno del progetto di legge presentato in Parlamento per l’annullamento degli accordi antipopolari con i creditori (ossia i memorandum) e delle leggi antipopolari di applicazione e i contratti di prestito che sono stati approvati dai governi e precedenti. Lo stesso progetto di legge era stato presentato dal KKE anche prima delle recenti elezioni, quando SYRIZA appoggiò questa proposta, probabilmente per ragioni puramente propagandistiche in vista delle elezioni, mentre oggi al governo giunge a un nuovo accordo assumendo nuovi impegni antipopolari come ben testimoniano le dichiarazioni delle Federazione Ellenica delle Imprese che “appoggia attivamente le riforme incluse nell’accordo del governo di coalizione” e le parola di Schaeuble (ministro delle finanze della Germania) che rivolgendosi al parlamento tedesco (che ha approvato l’accordo) afferma “hanno accettato tutto”.

Nel suo discorso alla folla davanti al Parlamento greco, Dimitris Koutsoumpas ha attaccato frontalmente i discorsi ingannosi di Tsipras e del ministro delle Finanze, Varoufakis, affermando che: “La sovranità popolare è indivisibile dalla rottura con l’UE e dall’urgenza di mettere nella mani dei lavoratori la ricchezza, le capacità produttive, i mezzi concentrati di produzione che esistono in questo paese, con il popolo al potere”. “Ogni governo dell’eurozona negozia per gli interessi dei monopoli, scontrandosi su come condividere i profitti e le perdite derivanti dalla crisi, ma d’accordo quando si tratta di caricare il peso della crisi sul popolo. L’Unione Europea è la loro unione, l’unione degli Stati capitalisti, un branco di lupi che si contendono furiosamente tra di loro il cibo ma che con la stessa ferocia attaccano insieme la preda”. I fatti confermano la giustezza e precisione dell’analisi del KKE sulla falsa “separazione delle forze politiche tra sostenitori del memorandum e i cosiddetti anti-memorandum, prevalsa nel corso degli anni” dimostrandosi che “era un termine improprio e illusorio”. “Un governo apparentemente anti-memorandum è d’accordo con l’estensione del memorandum, si impegna a proseguire essenzialmente la politica implementata negli anni dai memorandum. Non ci sorprende, lo sapevamo e avevamo avvertito prima delle elezioni che questa sarebbe stata la tendenza; perché tutte queste forze, anche se parlano contro il memorandum, non toccano, non rilevano mai al popolo, non lottano contro la sostanza del memorandum” e questa sostanza è che esso e “le linee guida della politica dell’UE sono le misure per garantire la ripresa generale dei profitti caricando sulle spalle di coloro che non sono responsabili, cioè i lavoratori, il peso della crisi e del debito”. “Bisogna giudicare le forze politiche sulla base di quello che sono veramente e degli interessi di quale classe esprimono, in base alle posizioni che prendono sulle questioni cruciali, lontani da etichette e dichiarazioni mendaci: con il capitale, i monopoli e le alleanze internazionali o con il popolo? Con il percorso di sviluppo capitalista, con leggi e norme anti-popolari o per un altro percorso di sviluppo con l’intera organizzazione della produzione, la società e l’economia basata radicalmente su diversi rapporti sociali, con al suo centro le esigenze attuali del popolo garantendo tutte le condizioni per la loro soddisfazione. Questa base sociale e economica radicalmente diversa, cambia radicalmente le entrate e le spese, abolisce i debiti creati dallo Stato dei capitalisti, fuori dall’UE e da ogni unione internazionale del capitale”. Parlando dell’accordo il SG del KKE ha menzionato i principali assi che continueranno a colpire i lavoratori e gli strati popolari, in quanto con esso ci saranno nuovi tagli salariali nel settore pubblico e nuovi licenziamenti, si mantiene e espande la flessibilità lavorativa con l’abolizione del lavoro permanente e stabile e la generalizzazione del lavoro a tempo parziale; la promessa di un salario minimo di 751 euro si trasforma in semplice ambizione da concordare con la troika, in linea con la competitività delle imprese; sia per i disoccupati che per i pensionati non ci sono sostanziali miglioramenti, e si mantengono i tagli alla spesa pubblica per l’istruzione, i trasporti, comuni e regioni, che porteranno ai tagli delle prestazioni sociali, nella sanità pubblica; si prosegue nella strada delle privatizzazioni e la revisione in questo campo riguarda solamente quei casi in cui è necessario il miglioramento delle condizioni per la loro futura privatizzazioni migliorandone la competitività e l’investimento economico; vengono mantenute le dure imposte anti-popolari e non c’è alcun riferimento al divieto della requisizione delle case e la loro messa all’asta, smascherando l’ennesima misura ingannevole pensata non per le esigenze delle famiglie popolari ma principalmente per le esigenze delle banche. Nell’accordo infatti si parla solo di “evitare” l’espropriazione attraverso fondi destinati alle banche stesse per salvarle, questo ha la sola ragione nel fatto che oggi una casa espropriata non è più vendibile e quindi non risponde agli obiettivi di valorizzazione del creditore. Questo modus operandi di fatto aumenterà ancor di più il debito a cui poi si chiamerà nuovamente il popolo a ripianarlo.

Il gruppo parlamentare del KKE ha dichiarato giovedì in Parlamento che: “Questo accordo è sia nella forma che nella sostanza una estensione del memorandum e degli impegni previsti in esso, la continuazione della linea politica antipopolare dei governi precedenti di Nuova Democrazia e del PASOK: la rigorosa sorveglianza e valutazione da parte della Troika, che adesso viene chiamata “le tre istituzioni”, mantenendo e estendendo le linee guida e le misure anti-operaie e anti-popolari. La volontà del nostro popolo per la cancellazione delle politiche attuate con il memorandum possono trovare un contenuto sostanziale con l’abolizione effettiva del memorandum, gli accordi di prestito e delle leggi di attuazione, con il recupero delle perdite e la soddisfazione delle necessità contemporanee. Il disegno di legge presentato dal gruppo parlamentare del Partito Comunista per l’abolizione del memorandum ecc… contribuisce all’organizzazione della lotta del nostro popolo in questa direzione”. La proposta di legge del KKE, coerente con gli impegni assunti prima delle elezioni, ha ricevuto l’appoggio anche di aree interne a SYRIZA dove si succedono le dichiarazioni di dissenso e contrarietà rispetto a questo accordo, esplicitate in particolare dal ministro dell’Energia, Panayiotis Lafazanis, gli economisti Kostas Lapavitsas e Yanis Milios, che si aggiungono al celebre partigiano greco Manolis Glezos. Dopo 10 ore di riunione del gruppo parlamentare, 5 deputati hanno votato contro all’accordo con l’eurogruppo e tre si sono astenuti. Il gruppo parlamentare del KKE, premendo sul governo Tsipras, ha chiesto l’immediata votazione dell’accordo in parlamento e il voto nominale.

L’iniziativa del KKE di presentare un progetto di legge per l’abolizione di tutti gli accordi e leggi antipopolari approvate in base a questi accordi (oltre 300 leggi di applicazione) appoggia la lotta dei lavoratori e del popolo per lo smantellamento del quadro antioperaio e antipopolare che non è stato intaccato dal governo di Tsipras, così come la lotta per recuperare tutto quello che è stato perso durante il periodo della crisi, mobilitando senza attendismi la base operaia e militante del movimento popolare, in modo da respingere la tendenza alla smobilitazione e rassegnazione e il tentativo di cooptazione da parte del governo che afferma in ogni occasione come questo nuovo accordo sia in realtà realizzato in base alla “volontà e l’appoggio del popolo greco” scaricando le responsabilità e diffondendo l’idea che non ci sia nessuna alternativa fuori dai recinti e vincoli del sistema. Affrontando la questione, Dimitris Koutsoumpas, ha affermato che il governo “cerca di manipolare il movimento operaio e popolare, per trasformare le persone in applauditori, convincerli che è necessario continuare nei sacrifici, accontentandosi delle briciole

La socialdemocrazia compie storicamente il compito di contenere le mobilitazioni, disgregarle, assicurando che la dominazione classista della borghesia e lo sfruttamento capitalista continuino. Il grave e concreto rischio dell’operazione della nuova socialdemocrazia di SYRIZA, come quella vecchia, è inoltre quello di lasciare campo all’avanzata delle forze reazionarie fasciste come Alba Dorata che può sfruttare la frustrazione delle grandi aspettative verso questo governo in particolare nei settori politicamente più arretrati. Il KKE, analizzando per tempo questi scenari e individuando il terreno politico e ideologico del tutto interno al sistema nel quale si sviluppa Alba Dorata, è consapevole della necessità di rafforzare la lotta del movimento operaio e popolare attraverso una linea di rottura e mobilitazione sulla base dei reali desideri delle masse popolari che in questi anni hanno lottato duramente contro la linea politica dei memorandum nel quadro dell’Unione Europea e della strategia del capitale di caricare il peso della crisi capitalista sulla classe lavoratrice.

La risposta militante del KKE, che agisce sia nel parlamento che nelle piazze, nei quartieri, nei posti di lavoro, scuole e università, utilizzando tutti gli strumenti funzionali all’avanzamento del movimento operaio e popolare, in termini di organizzazione e coscienza, operando per mettere in crisi il sistema di dominio della classe dominante, è l’unica realistica in grado di aprire la prospettiva di una soluzione rivoluzionaria agli eventi e al fallimento della gestione della nuova socialdemocrazia. La manifestazione e mobilitazione del KKE di alcuni giorni fa, si rivolge al popolo greco per non rinunciare alla propria lotta per l’abolizione delle leggi antipopolari che si generano sulla base degli accordi di prestito e il memorandum, rivendicando allo stesso tempo il recupero di tutti i diritti persi nel periodo di crisi. Dimitris Koutsoumpas, parlando della proposta di legge presentata in Parlamento, afferma che non si tratta di un fatto puramente formale, di comunicazione e sensazionalismo, ma di sostanza che identifica “ciò che è stato e deve continuare ad esser combattuto dal popolo e dal suo movimento” nella consapevolezza di dover sconfiggere la paura e la disillusione che il governo da un lato e le forze reazionarie dall’altro generano nelle masse popolari causandone l’immobilismo.

La fraseologia populista e le illusioni del governo Tsipras, per una gestione puramente keynesiana della crisi senza toccare il quadro imperialista dell’UE e della NATO, la struttura di dominazione borghese cercando di conciliare gli interessi delle masse lavoratrici e popolari con quelli dei monopoli, si è da subito scontrata con la realtà.  In Grecia le politiche dell’imperialismo concentrano una dura battaglia per stabilizzarsi e mantenere la reddittività dei monopoli, assicurando la dominazione capitalista. E per questo obiettivo che le sue soluzioni interne prevedono anche una gestione apparentemente di sinistra e alternativa, ma che in realtà non può che esser in continuità con le politiche finora adottate e il quadro capitalista, ingenerando illusioni con l’obiettivo di ottenere la smobilitazione operaia e popolare attenuando il conflitto sociale e di classe.

Nel suo discorso, Dimitris Koutsoumpas, ha infatti chiamato il popolo greco ad avere “coraggio e vero orgoglio, degno delle eroiche lotte del nostro popolo nel suo percorso storico” senza trasformarsi in spettatore, canalizzando “il nostro slancio verso canali indolori o molto peggio verso i partiti nazisti”. La delicata fase che attraversa la lotta di classe in Grecia necessita della mobilitazione e dell’intervento costante nelle masse, rafforzandone la coscienza e lo spirito militante, con l’azione dei settori più avanzati del movimento operaio e popolari raggruppati nel PAME, in modo da muovere e far avanzare nella concreta realtà l’unica alternativa realmente a favore della classe operaia e delle masse popolari: il disimpegno dall’UE e dalla NATO, la cancellazione unilaterale del debito, la socializzazione dei mezzi di produzione e il potere operaio e popolare.

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