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I numeri del caro-libri. Ecco come la scuola diventa di classe

Mancano pochi giorni all’apertura delle scuole superiori e per gli studenti arriva puntuale il conto da pagare per i libri di testo e il materiale scolastico. Un conto che ogni anno è sempre più salato e costringe le famiglie a fare i salti mortali per sborsare cifre esorbitanti, nonostante un ricorso sempre più frequente a prodotti di seconda mano.

L’Osservatorio Findomestic in collaborazione con Doxa rileva che quest’anno mandare i figli al liceo costa 100 euro in più rispetto al 2016 per un totale di 880 euro, mentre la spesa media per gli altri istituti superiori ammonta a 577 euro. Alle scuole medie si spendono 846 euro (rispetto ai 582 degli anni precedenti) e alle elementari 623 euro.

Particolarmente gravosa per le famiglie, secondo quanto registrato dall’ONF (Osservatorio Nazionale Federconsumatori), è la spesa per il primo anno delle superiori. Se si tratta di un liceo, infatti, le famiglie dovranno sborsare in media 688,33 euro per i libri di testo e per l’acquisto dei dizionari, che vanno a sommarsi alle spese per il corredo scolastico (in media 522 euro), per un totale di 1210 euro!

Ciò che emerge chiaramente è il gap tra le spese da sostenere nei licei rispetto agli istituti tecnici e professionali: centinaia di euro di differenza che incidono sempre più sulla scelta del percorso di studi per un ragazzo. Una scelta che non si basa sulle attitudini personali come si vuole far credere ma che anzi è pesantemente condizionata dalle possibilità economiche della propria famiglia. Se alla spesa per i libri e il materiale poi si somma il costo da sostenere per permettere ai figli di studiare all’università, si ha un’idea più completa della selezione di classe che effettivamente avviene già a quattordici anni, appena concluse le scuole medie.

I costi dei libri di testo, in continuo aumento, gravano in maniera esorbitante sul portafogli delle famiglie, costrette nella maggior parte dei casi a erodere i propri risparmi e limitare drasticamente le spese per il tempo libero. In questi anni i tetti di spesa per i libri di testo nelle le scuole secondarie non sono mai stati ridotti, anzi il collegio docenti può liberamente decidere di aumentare il limite complessivo del 10% ogni anno scolastico, con il solo dovere di motivare questa modifica. In questo modo, anno dopo anno vengono adottati testi identici nella sostanza, ma dai costi lievitati per insignificanti modifiche nell’impaginazione, una vergogna che ingrossa le tasche delle case editrici e che assomiglia molto a un ricatto.

Il caro libri, così come i contributi scolastici sistematicamente estorti alle famiglie e le spese per i trasporti, rappresenta un ostacolo economico (e di classe) alla continuazione del percorso formativo, una barriera che in qualche modo decide il destino di un giovane sulla base delle possibilità economiche di partenza. Nonostante i proclami del Ministero a guida Fedeli, il diritto a un’istruzione di qualità oggi è limitato o negato a milioni di studenti delle classi popolari, e la scuola in Italia diventa sempre più esclusiva. Del resto, da un Ministro dell’Istruzione che incolpa le famiglie povere di non spingere abbastanza per istruire i figli, ci si poteva aspettare? Si prospetta un inizio anno di mobilitazioni studentesche, contro un sistema educativo sempre più lontano dai bisogni dei giovani e più vicino alle esigenze di profitto delle imprese.

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