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PER IL 53° ANNIVERSARIO DEL PRIMO UOMO AD ANDARE NELLO SPAZIO: JURY GAGARIN!

* di Edoardo Genovese

 

Ottantotto minuti. Un tempo davvero piccolo, se confrontato alla vita media di una persona. Un tempo quasi inesistente se rapportato all’esistenza del mondo intero. Eppure questi ottantotto minuti hanno rivoluzionato il mondo.

Per millenni l’uomo si è mosso all’interno del globo terrestre. Si è spostato, ha raggiunto nuove terre, ha guadato i grandi fiumi mondiali, ha varcato i confini de mondo di allora per raggiungere il Nuovo Continente, che di nuovo non aveva assolutamente nulla. Ha solcato i grandi mari. Ma mai, nella sua storia, era riuscito a uscire da questi grandi confini che si chiamano Terra. E se qualcuno avesse mai provato a indovinare chi fosse il primo uomo a viaggiare entro l’orbita terrestre, avrebbero descritto un gigante, un uomo imponente, di una classe agiata. Quasi una divinità fatta a persona, le cui capacità erano irraggiungibili per i comuni mortali. Eppure il primo uomo a raggiungere l’oscurità dello spazio, a vedere la Terra da lontano, fu un giovane metalmeccanico con la passione per il volo, allora terrestre, figlio di un falegname e di una contadina, entrambi lavoratori di un colcos.

Un figlio diretto della Rivoluzione d’Ottobre, che riuscì a raggiungere risultati eccellenti nelle scuole tecniche, e militari, proprio grazie alla possibilità di partecipare ai corsi di formazione. Un tempo sarebbe stato un falegname e il suo mentore sarebbe stato proprio il padre.

 

La passione per il volo gli nacque fin da giovane, quando un combattimento aereo tra tedeschi e sovietici danneggiò duramente un aereo dell’aeronautica sovietica. Il pilota, sconosciuto, virò verso le postazioni nemiche e, in un ultimo grande gesto di dignità, colpì le retrovie sacrificando la propria vita. Il sogno del volo sempre animò Gagarin, che nel 1955 entrò a far parte di un Aeroclub a Saratov, dove pilotò il suo primo Yakovlev-18 e comprese che la sua vita sarebbe stata dedicata all’aviazione. Si spostò a Orenburg presso l’Accademia Aeronautica Sovietica. Studiò per i corsi d’aviatore, studiò il marxismo-leninismo e lesse numerosi libri, per cultura personale.

Quando si avviò il progetto per formare i primi cosmonauti, sull’onda dei precedenti test con la cagnetta Laika, il primo essere vivente a viaggiare nello spazio nello Sputnik 2, e i vari animali dello Sputnik 5, non era assolutamente convinto che il primo uomo raggiungesse il cosmo in breve tempo, e non credeva assolutamente di essere lui il prescelto. Era solo un giovane che, con un’immensa forza di volontà, studiava e lavorava per il suo Paese. Il programma spaziale dello Sputnik, che si fermò al 10° test,  diede buoni risultati. Si era pronti per il lancio spaziale del primo uomo.

Gagarin passò con facilità i duri test, fisici, mentali e medici a cui tutti gli aspiranti cosmonauti erano sottoposti. Fu scelto lui, come primo cosmonauta; in caso di defezione, la sua scelta sarebbe stata German Titov, che imitò Gagarin solo qualche mese dopo.

 

Il 12 aprile 1961, dal cosmodromo di Baikonur, alle 9.07 ora di Mosca, Gagarin con un perentorio «pojechali!» («andiamo!») diede il via per la partenza. Il viaggio che durò solo ottantotto minuti, fu però un risultato storico.

Nel corso dei vari addestramenti come pilota di aerei e come cosmonauta, fu impartita a Gagarin la massima disciplina nel concentrarsi sul lavoro da svolgere. Spesso fu ripreso dai suoi superiori poiché, in volo su uno Yak-18 o un MiG, ammirava il paesaggio circostante abbandonando, anche seppur per un tempo limitato, la massima concentrazione. Nonostante i buoni propositi, l’emozione attraversò completamente Gagarin nel vedere «quanto è bello il nostro pianeta». Nel tempo di volo, oltre a comunicare regolarmente con la base, pensò a come si sarebbero comportati i cosmonauti americani, se anche loro «serviranno, come noi, la causa della pace? Oppure obbediranno ai circoli che preparano la guerra?».

Alle 10:25, dopo settantotto minuti, i motori frenanti entrarono in azione, e il Vostok 1 iniziò la veloce discesa sulla Terra. Gagarin rientrò nell’atmosfera terrestre dopo soli ottantotto minuti di volo. Alle 10:55 il Vostok, così grande e pesante, si posò leggiadro sulla terraferma nel colcos di Leninskij Put, vicino alla città di Engels.

I primi uomini che entrarono a contatto con Gagarin furono dei contadini colcosiani, che rimasero allibiti dal vedere un uomo giungere dal cielo. Gli chiesero se venisse dal cosmo: Gagarin rispose positivamente e un gruppo di contadini iniziò a urlare:«Jurij Gagarin! Jurij Gagarin!». La notizia si era già sparsa per l’Unione Sovietica. Fu immediatamente promosso al grado di «maggiore», e alcuni soldati, inviati sul posto per andare a recuperarlo, scattarono delle foto con lui. Fu accompagnato a Mosca e ricevette immediatamente la telefonata da Chruščëv che si complimentò con lui per lo straordinario traguardo raggiunto.

 

Il significato di questo giorno, oltre che da un punto di vista storico e scientifico, ne ha uno prettamente politico. È riassunto in un breve passo dell’autobiografia di Gagarin, Non c’è nessun Dio quassù:”Il Vostok viaggiava a velocità incredibile sugli immensi spazi del mio paese per il quale sentivo un grande affetto filiale. E come non amarlo, questo paese, ora che tutti i popoli del mondo avevano gli occhi puntati su di esso? Miserabile, arretrato ancora pochi anni fa, era diventato una grande potenza industriale e colcosiana mentre il suo popolo, sotto la guida del partito comunista, s’era scrollato di dosso la polvere del mondo, aveva rialzato la testa e s’era incamminato sulla via tracciata da Lenin instaurando il potere dei lavoratori e dando vita al primo Stato sovietico del mondo”.

E proprio grazie alla conquista del potere da parte dei lavoratori, sotto la guida del Partito Comunista, che un umile figlio di un contadino è riuscito, con il duro lavoro e lo studio, a essere il primo uomo ad andare nello spazio.

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