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Un “non mito” non può cadere

di Emiliano Cervi

In questi giorni è scoppiata una polemica musicale molto particolare.
Fanno discutere a proposito le dichiarazioni di Giovanni Lindo Ferretti, ex cantante dei CCCP e CSI, un passato tra punk, new wave e svariate tipologie di sostanze, che alla festa di Fratelli d’Italia (insomma, siamo già all’avanspettacolo) ha dichiarato: «La Meloni è uno dei pochi politici che apprezzo, la vedrei leader, mentre Salvini ha dei pregi, ma anche dei difetti».
Fin qui nulla di nuovo nella parabola umana e politica di un cantante che da anni ha espresso chiaramente cosa pensi riguardo aborto, religione, spiritualità etc etc: semmai sarebbe lecito chiedersi dove fossero i suoi colleghi e fans, che oggi strepitano come amanti traditi.
“Non sono mai stato ateo e ho sempre avuto una visione carnale della dimensione della Creazione”, raccontava nel 2010 all’’Osservatore Romano’ (il giornale del Vaticano), e continuava tra lodi sacre e autopenitenze pubbliche in crescendo: «l’aborto è un crimine incredibile che si commette con una leggerezza credibilissima [..] l’uccisione dell’innocente assoluto in un diritto festoso sostenuto da cortei, balletti, striscioni e impone, nei fatti, non solo la desacralizzazione della vita ma la riduzione dell’uomo a materiale organico atto allo scarto o alla sperimentazione». Dichiarazioni ben più gravi e paranoiche, rispetto a quelle di qualche giorno fa che, oltre all’apprezzamento pubblico per la Meloni ( una bella coppia senza dubbio! ), non sembrano nemmeno così assurde: «uno Stato che non protegge i confini e non pensa ai suoi compatrioti non è uno Stato, mi fanno molta impressione le persone che mettono i propri cari all’ospizio per dedicarsi ai poveri del terzo mondo».
Verrebbe da chiedersi, malignamente, se coloro che oggi si stracciano le vesti e rinnegano l’amico, il collega, il guru si siano sentiti più colpiti da questa uscita che dai numerosi deliri precedenti.
Chi scrive ha amato e ama tutt’ora i CCCP, la loro ruvidezza, le loro scelte melodiche e l’iconografia che ha caratterizzato il gruppo dal suo esordio fino allo scioglimento, senza mai fare il passo successivo verso i CSI di cui è comunque indubbio il valore artistico.
Ma i CCCP (e non solo Giovanni Lindo Ferretti) sono stati un fenomeno artistico da contestualizzare, da apprezzare per quello che hanno prodotto e purtroppo, forse, anche recitato: non ci sono mezze misure, o si odiano o si amano. Quello che hanno fatto è Storia della musica italiana, del nostro paese, non ci sono dichiarazioni a distanza di 20 anni che possano cancellarla.

“Lasciami qui, lasciami stare, lasciami così…”

Il problema vero è che per anni sono stati considerati molti cantanti “di sinistra”e gruppi musicali come appunto i CCCP, dei punti di riferimento, degli artisti organici alla classe lavoratrice, dei compagni che svolgevano la loro militanza, la lotta per il socialismo, attraverso la musica. In realtà non è corretto dire per anni, dal momento che ancora oggi larghissima parte dell’opinione pubblica è convinta che cantautori come De Gregori (che diede pubblico sostegno a Monti e il suo governo qualche anno fa), Lucio Dalla (che confessò di aver sempre suonato alle feste dell’Unità senza mai essere stato di sinistra) Guccini e tanti altri siano ancora di sinistra: scorie di questa società atomizzata e individualista, orfana di prospettiva e appartenenza, il cui degrado politico, sociale e morale diventa soffocante .

“storpie atmosfere terse e sterili bazaar, taxisti nomadi cammellieri, autisti,
ascoltano la radio e sanno che tempo fa”

In questa caduta di “giganti” che hanno presto o tardi, a seconda della convenienza, rinnegato questa appartenenza, rientra anche il nostro in questione ed esattamente come successo per gli altri, la dura realtà ha portato in molti a non fare i conti con quest’ultima.
A credere che nulla fosse cambiato. Allora forse ben vengano queste dichiarazioni, ben venga la delusione di tanti: che serva a tutti noi da lezione. L’artista del popolo non sarà un’altro Fatur.
E mentre ascolto uno dei pezzi più intensi e che amo particolarmente, “And the Radio plays”, le parole assumono ancora una volta, una nuova forma e sostanza.
Che è l’essenza della grandezza dei CCCP.

“ti guardo e non ti vedo
ti ascolto e non ti sento
non chiedermi di crederti
…non lo farò”

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