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Nessun decreto o compromesso: solo abrogazione!

* di Federica Savino, responsabile Commissione femminile FGC

Lo scorso 12 maggio 2014 è stato emanato un decreto dalla Regione Lazio con l’intento di migliorare il servizio sanitario locale ribadendone la mission e le pratiche specificatamente all’interno dei consultori familiari. All’interno di questo documento è stata inoltre inserita un’apposita disposizione per i medici obiettori di coscienza.
Viene ribadito ciò che è già stabilito all’interno della 194, cioè che l’obiezione di coscienza è rilegata, o così dovrebbe essere, esclusivamente al solo trattamento dell’interruzione volontaria di gravidanza, sottolineando che il personale che opera all’interno dei consultori familiari deve pertanto provvedere nell’attestare lo stato di gravidanza della donna ed eventualmente raccogliere la richiesta della donna di intraprendere il percorso dell’IVG. Pertanto non è ravvisabile il motivo per cui i medici la invochino per qualsiasi motivo; inoltre il decreto regionale stabilisce che per analogo motivo, il personale operante nel Consultorio è tenuto alla prescrizione di contraccettivi ormonali, sia routinaria che in fase post-coitale, nonché all’applicazione di sistemi contraccettivi meccanici, vedi I.U.D.(lntra Uterine Devices).
Un’importante puntualizzazione in una delle regioni con la più alta percentuale di medici obiettori. Una sottolineatura che è però del tutto superflua poiché non è affatto prevista l’obiezione di coscienza per la prescrizione dei farmaci dalla 194, basterebbe quindi applicarla correttamente. Ma purtroppo a riguarda ci troviamo di fronte una situazione di totale emergenza, che è giunta fino all’episodio del Policlinico Umberto I, con la totale sospensione delle prenotazioni delle IVG, perciò le istituzioni hanno sentito la necessità di ribadire quelli che sono i parametri già stabiliti per legge dalla 194/78.
Non si sono fatti attendere i ricorsi al Tar del Lazio da parte dell’associazionismo cattolico, Federazione Nazionale dei Centri e Movimenti per la Vita D’Italia, l’ Associazione Italiana dei Medici Cattolici (AMCI) e dall’Associazione Italiana Ginecologi Ostetrici Cattolici (AIGOC), con il tentativo di far sospendere tale disposizione regionale. Nell’ottobre scorso il Tar ha deciso di sospendere in via cautelare il ricorso delle associazioni, con la soddisfazione da parte del presidente della Regione Lazio.

Notizia di poco tempo fa è che il Consiglio di Stato ha sospeso il decreto regionale, sostenendo che ci possano essere valide e fondate argomentazioni da parte delle associazioni che si oppongono quindi vanno riprese in esame; il Tar infatti si dovrà ripronunciare sulla questione. Al momento il Consiglio di Stato ha stabilito che il decreto regionale può rimanere in vigore per quanto riguarda l’attestazione da parte del medico dello stato di gravidanza e della raccolta della richiesta di procedere con l’IVG, d’altro canto è ciò che stabilisce l’articolo 5 comma 4 della legge 194 del 1978; ma non si è pronunciato in merito alla prescrizione dei farmaci anticoncezionali sia routinari che in fase post-coitale.
E’ possibile che il Tar sospenda tale disposizione in quanto si potrebbe pronunciare a favore delle associazioni, giustificando che alcune tipologie di farmaci possono essere considerati al pari della pratica dell’aborto. Ancora una volta si tenterà di raggiungere dei compromessi tra le istituzioni e le credenze religiose, ma che invece arrivano a determinare la gestione e a modificarne le finalità stesse.

Nobile può essere visto il tentativo del decreto del presidente in qualità di commissario ad acta di far applicare la legge, di mettere un freno, seppur timido, ai disservizi causati dal continuo dilagare dei medici obiettori ma questa non può essere la soluzione. Tanto come non può essere accettabile la soluzione che è stata proposta da più parti della politica di cercare di trovare un equilibrio tra il SSN e l’obiezione di coscienza, magari tentando di fare in modo che ci sia una giusta percentuale di medici non obiettori e di medici obiettori in ogni consultorio familiare. L’obiezione di coscienza è e rimane il retaggio di una cultura cattolica che purtroppo è ancora molto presente in vari ambiti della nostra vita politica, culturale e sociale. Essa rimane un compromesso con il mondo cattolico per aver combattuto ed ottenuto l’emanazione delle legge 194 nel 1978, un forte impedimento per la piena e compiuta applicazione di tale legge.
Fino a che non verrà eliminata l’obiezione di coscienza dalla legge 194 persisteranno le problematiche all’interno del nostro servizio sanitario nazionale, anzi continueranno a crescere con l’aumentare dei medici obiettori di coscienza, si continuerà a minare alla base del SSN e alla sua universalità.

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