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Solidarietà agli operai dell’ex memc. Nessun isola felice in Trentino Alto Adige

* di Giacomo Venturato

Il 03 settembre si è tenuta un’assemblea degli operai della Solland Silicon di Sinigo (ex Memc) per discutere dei continui attacchi che minacciano il loro posto di lavoro. Tant’è che dopo le tante parole e promesse che gli operai sono stati costretti a sorbirsi, e degli enormi sacrifici di cui si sono sempre dovuti caricare, non recepiscono lo stipendio da due mesi. Il tutto mentre altri 57 sono in casa integrazione, senza ricevere nulla perché l’impresa non anticipa i versamenti Inps . Come se non bastasse vi è un’alta probabilità che l’azienda venga venduta alla società cinese “Trina Solar”, fenomeno non nuovo agli operai dato che già nel dicemrbe dello scorso anno la fabbrica smise di essere Memc per divenire SudEdison, a causa dell’interruzione della produzione che durò ben tre anni e che causò la cassa integrazione per 200 lavoratori, 60 licenziamenti, con l’aggiunta di numerose dimissioni volontarie che gli operai sono stati obbligati a dare perché stanchi di essere sfruttati. La realtà è che cambia il nome del padrone ma la sostanza rimane la stessa. Pugliese, dopo aver ricevuto un’enorme quantità di “aiuti pubblici” (oltre che incentivi europei), trasferiti nelle tasche padronali grazie all’operato antioperaio dei vari governi e sindacati padronali, per accumulare maggiori profitti ha cancellato le aspettative di lavoro e le speranze di vita di centinaia di operai.
Lla situazione rimarrà ancora confusa infatti, visto che: lo stabilimento Elifrance è in amministrazione controllata, la Elital di Avellino ha un anno di contributi non pagati ed è fallita l’importante filiera olandese del gruppo Pufin Power( la Solland Solar Cells, la quale non pagava gli stipendi agli operai da tre mesi). In questo drammatico scenario, in cui i lavoratori sono abbandonati a sé stessi e senza certezze, i sindacati concertativi, colpevoli anch’essi di aver lasciato che gli operai arrivassero al baratro della precarietà, si difendono con mero codismo istituzionale. Infatti, Stefano Schwarze della Cigl ha chiesto un intervento anche del ministero allo Sviluppo economico, cercando quindi parole di rassicurazione, ma che quando si scontrano con la realtà dei fatti altro non fanno che permettere licenziamenti e chiusure delle fabbriche. Significativo anche il commento di Arno Kompatscher, presidente della giunta provinciale di Bolzano, riguardante la possibile vendita della fabbrica: «Nel libero mercato chi acquista può anche vendere, ma noi siamo pronti a tutelare i lavoratori di Sinigo». Un evidente segnale di come il pubblico in un sistema di tipo capitalistico è subordinato al privato e di quest’ultimo ne giustifica le contraddizioni oltre che deresponsabilizzare i padroni dagli errori. E’ ora di dire basta alle parole e alle illusioni, sempre più è necessaria la lotta unitaria per la difesa dei propri interessi, senza deleghe concertative ed elemosine dei politicanti di turno, per la ricomposizione dell’unità di classe e la ricostruzione della solidarietà tra lavoratori.

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