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Avanzando, uniti nella lotta: Pride

*di Federica Savino

Nell’Inghilterra dominata dalla politica spregiudicata e criminale del Primo Ministro Margaret Thatcher, i minatori della regioni del Nord resistono con temerarietà scioperando da mesi, un sistema di solidarietà e sostegno si attiva in tutto il Paese. Lo sciopero nazionale fu indetto in seguito alle dichiarazioni del governo inglese di voler smantellare una ventina circa di siti estrattivi di carbone: un’operazione che avrebbe comportato poi la perdita del lavoro per circa ventimila minatori.
Alla sciopero partecipò un numero elevatissimo di lavoratori, cento-sessantacinquemila minatori incrociarono le braccia contro il piano liberista di massiccia privatizzazione del governo thatcheriano. Periodo storico che fa da sottofondo a moltissimi altri film: come non pensare alle pellicole di un altro regista inglese, Ken Loach.
Lo sciopero durò a lungo, dal marzo del 1984 al marzo del 1985. Per ben 51 settimane, i minatori furono messi a dura prova dalla politica di ferro della Thatcher che arrivò a sequestrare i fondi del sindacato e a privare del gas le famiglie degli scioperanti per metterli in ginocchio, costringendoli a tornare alle miniere di carbone. Il governo inglese decise di privatizzare numerose industrie statali e di smantellare le miniere di carbone del Nord del Paese, che ben presto chiusero i battenti, lasciando così nella disperazione migliaia di lavoratori e le loro famiglie.

Pride, opera del regista inglese Matthew Warchus, non è soltanto un film sulle lotte dei minatori inglesi, è molto di più, è una potente commedia in cui si incrociano e si fondono i diritti dei lavoratori con i diritti civili.
Durante il Gay Pride tenutosi a Londra nel 1984, un giovane ventitreenne, Mark Ashton, fonda insieme ad altri amici il gruppo “LGSM”, Lesbiche e Gay Sostengono i Minatori, con l’intenzione di raccogliere soldi da inviare ai minatori in sciopero. Il gruppo raccolse più di ventimila sterline per i minatori della Valle del Dulais, nel Sud del Galles, che un po’ per fortuna e un po’ per intenzione decisero di accettare il sostegno di questo gruppo di “pervertiti”.
Un film pieno di allegria e carico di riflessione raccolto nella drammaticità e nella tenacia della lotta dei minatori. «Siamo due comunità, noi gay e i minatori, prese di mira dal governo, dalla polizia e dai tabloid. Dobbiamo aiutarci a vicenda», con questa frase esordisce Mark nella riunione che vedrà nascere LGSM. L’intento del giovanissimo Mark è quello di unirsi alle lotte dei lavoratori, di far comprendere che quelle sono le lotte che supportano tutte le altre. Non serve lottare in un collettivo femminista, di gay o altro che porta avanti solo una specifica lotta, se ciò che unisce davvero tutti è la condizione di lavoratore sfruttato da questo sistema. Questo film narra un piccolo pezzo di storia inglese di quegli anni per nulla conosciuto, se non da pochi. Quasi tutti i personaggi sono realmente esistiti, tanto i minatori in lotta come gli attivisti dell’LGSM, mossi dalla vitalità e dalla combattività del giovanissimo Mark Ashton. Mark oltre che lottare ed impegnarsi nello scenario dei diritti per gli omosessuali, era un comunista. Fu infatti segretario della sezione giovanile del Partito Comunista della Gran Bretagna dal 1985 fino alla sua morte, avvenuta nel 1987.

Due mondi, due generazioni e due concezioni a confronto. La scelta di un gruppo di gay e lesbiche di impegnarsi in sostegno dei minatori vede ostacolo sia da parte dei minatori che dalla stessa comunità gay. Da una parte i minatori in sciopero che guardano con sospetto, pregiudizio e vergogna l’interessamento alla loro lotta di un gruppo di «froci»; dall’altra i gay, che si vedono morire a causa dell’Aids, finendo per essere ghettizzati dalle proprie stesse rivendicazioni “civili”.
Un film che si discosta moltissimo dalla filmografia gay a cui siamo normalmente abituati. Una commedia esilarante che strappa più di una risata, seppur nella crudeltà e nella drammaticità del lunghissimo sciopero dei minatori; una commedia che fa commuovere in più di un passaggio, una commozione in cui si racchiude la forza, la tenacia e la voglia di continuare a lottare di queste persone; un film che, nonostante la conclusione brutale di quello sciopero con tutto ciò che ne ha conseguito, ha un finale positivo su tanti aspetti, lasciando aperto uno spiraglio di positività ed ottimismo: guardate il film per scoprirlo!

Un film che può essere di beneficio sia al movimento comunista internazionale che per troppo tempo ha sottovalutato l’argomento, lasciando che fosse così egemonizzato dalla borghesia e sfruttato per i suoi tornaconti, ma soprattutto d’insegnamento al movimento lgbt, perché non si può continuare a lottare solo per i propri diritti civili, perdendo così una visione di classe, che li vede prima che omosessuali, uomini e donne, lavoratori e lavoratrici sempre più sfruttati; perché, anche ottenendo qualche diritto “civile” (come l’attualità ci ricorda), non si otterrà mai davvero nessun tipo di libertà.
Un film, commovente e divertente, inno alla solidarietà e alle lotte dei lavoratori, senza le quali neppure i diritti civili potranno essere veramente goduti.

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