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Il FGC al 25° Campeggio antimperialista della KNE

*di Paolo Spena (Segreteria nazionale FGC), membro della delegazione in Grecia

Quest’anno il Fronte della Gioventù Comunista è stato invitato al 25° Campeggio Antimperialista della Gioventù Comunista di Grecia. Il campeggio si è tenuto dal 1 al 3 luglio sui monti di Vitsi (nella Macedonia Occidentale, all’estremo nord della Grecia), tra i quali si stabilì il quartier generale dell’Esercito Democratico Greco (DSE) durante la guerra civile del 1946-49. Proprio al 70° anniversario dalla fondazione del DSE era dedicato il campeggio, che si è concluso con un corteo il 3 luglio nella vicina città di Florina, dove sono sepolti oltre 700 combattenti del DSE. Nello scorso febbraio il KKE ha eretto un monumento sul luogo della fossa comune, nella stessa piazza dove si è concluso l’imponente corteo della KNE nell’ultimo giorno del campeggio. La delegazione del FGC, unica organizzazione estera presente assieme alla SKOJ (Serbia), è arrivata in Grecia il 28 giugno ed è ripartita il 5 luglio, dopo una settimana di intensi scambi politici e incontri con il Consiglio Centrale della KNE, dirigenti del PAME e del MAS (Fronte di lotta degli studenti).

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Il campeggio è stato un grande evento di massa, con partecipanti da tutta la Grecia per un totale di oltre 5000 giovani, animato da attività di ogni tipo adatte a grandi e piccoli (oltre ai più grandi, erano presenti diverse centinaia di bambini di età compresa fra i 9 e i 13 anni): eventi ed attività sportive, incontri culturali, mostre sulla storia del DSE (fra le quali una mostra di reperti storici –armi e materiali bellici di vario tipo – scoperti sul luogo proprio dai compagni che si sono occupati dell’organizzazione del campeggio), giochi di gruppo, concerti di gruppi rock ed heavy metal, ma anche rielaborazioni di canzoni popolari della tradizione partigiana. La mattina del 2 luglio si è aperta con una marcia sui luoghi della Battaglia di Grammos-Vitsi, fra le più importanti e cruente della guerra civile greca. Pochi sanno, ad esempio, che il Napalm fu usato contro i comunisti per la prima volta dall’esercito monarchico greco, su fornitura degli anglo-americani, proprio su questi monti (e non in Vietnam).

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Un’iniziativa importante, quella dei compagni greci, specialmente perché non si esaurisce alla mera commemorazione del DSE (un esercito di volontari che condividevano un ideale e seppero battersi contro un nemico molto più forte, esempio della diversità politica e morale dei comunisti, la cui sconfitta fu certo una grande lezione per il movimento operaio), ma guarda alle lotte e alle conquiste del futuro. Di particolare esempio è, per i comunisti greci, studiare del DSE non solo l’aspetto militare, ma anche l’organizzazione sociale e istituzionale nei territori della Grecia liberata (a scanso di equivoci, si intende liberata dalla borghesia). Su questo aspetto si è soffermata la relazione del compagno Aris Evagelidis, membro del CC della KNE, nel primo giorno del campeggio. Gli statuti (proto-costituzioni) nella Grecia controllata dall’Esercito Democratico furono i primi a riconoscere i diritti delle minoranze etniche e linguistiche, e prevedevano un sistema di governo basato sui Consigli Popolari, formati da membri eletti e revocabili. Fu in queste zone che le donne greche votarono per la prima volta (nella Grecia riconquistata dalla borghesia, il diritto di voto alle donne fu riconosciuto solo nel 1952); nei 42 Consigli Popolari nella sola regione di Florina erano presenti complessivamente 54 donne, a testimonianza di una nascente uguaglianza fino ad allora sconosciuta in Grecia.

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Nei territori controllati dal DSE si riuscì, nonostante la guerra, a promuovere lavori pubblici di ricostruzione (strade, ponti ecc); si riorganizzò la giustizia attraverso una Corte Popolare formata da membri eletti e non stipendiati; fu promossa la riorganizzazione dell’agricoltura assegnando la terra ai contadini secondo il principio “la terra appartiene a chi la coltiva”, fornendo ad essi gratuitamente gli strumenti di lavoro nel caso in cui ne fossero privi; fu organizzata l’istruzione obbligatoria a partire dai 6 anni (con corsi speciali per le minoranze), per promuovere la lotta all’analfabetismo. Persino la sanità pubblica nei territori della Grecia libera, certamente precaria essendo organizzata in pieno conflitto e da ben pochi medici, fu definita da diversi storici borghesi “un vero e proprio miracolo”. Nonostante l’impegno dei combattimenti, il DSE si fece carico di un difficile compito umanitario: il trasferimento (su richiesta e assenso dei genitori) di decine di migliaia di bambini nei vicini paesi socialisti (prevalentemente Bulgaria, Romania, Ungheria e Cecoslovacchia), per difenderli dai bombardamenti ed evitare loro l’orrore della guerra. Tutti elementi che evidenziano la profonda diversità dei comunisti e del DSE, che scavano un fossato fra chi combatteva l’oppressione per una società migliore e chi per difendere un vecchio ordine fondato sull’oppressione e lo sfruttamento usava il napalm (e lo avrebbe usato, qualche decennio dopo, in Vietnam contro civili, donne e bambini).

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Tornati in Italia, due osservazioni vengono da fare su questa esperienza in Grecia. La prima è che i compagni del KKE e della KNE, apprendendo dalla loro storia e prendendone esempio per le lotte del presente e del futuro, danno una grande lezione a chi in Italia continua a cimentarsi in vuote commemorazioni della Resistenza, svuotando la lotta partigiana (che certo fu diversa dalla guerra civile greca, che è una vicenda ben più complessa) di ogni valore rivoluzionario, fino a renderla un innocuo simulacro in difesa dello stato attuale delle cose. La seconda è che da esperienze come queste si comprende quanto gli ideali che animassero quelle generazioni di eroici combattenti sono ancora vive nelle lotte quotidiane della gioventù comunista, come lo sono le contraddizioni e le ingiustizie contro le quali essi si opposero fermamente.

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Nel complesso, ritorniamo da questa settimana passata fra Vitsi, Florina e Atene con la rinnovata convinzione che il rafforzamento delle relazioni fra le gioventù comuniste in Europa, che tanto faticosamente stiamo perseguendo, sia la strada giusta. E non solo: torniamo da un campeggio grandioso, che ci darà tanti spunti per migliorare l’organizzazione del nostro a Roccella Jonica. Si parla spesso del KKE come un partito chiuso e settario: a questa immagine (falsa) dovrebbe corrispondere quella di una giovanile già vecchia e chiusa nella lettura dei testi. Al contrario, al campeggio abbiamo assistito ad un evento di massa, che ha coinvolto migliaia di giovani e giovanissimi che non solo nella lotta ma anche con lo sport, la musica e la cultura, scoprono nella KNE un punto di riferimento nella società. Ed è proprio questo che riteniamo debba essere la gioventù comunista: un’organizzazione capace di sostenere e preparare i giovani alle battaglie quotidiane e a quelle che bisognerà combattere nel futuro, ma che sappia anche far avanzare nella società un diverso modo di divertirsi e stare insieme, profondamente alternativo a quello imposto dalla società capitalistica.

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