Home / Scuola e università / Quanto pesano gli alloggi per uno studente fuorisede a Roma
affitto-agli-studenti-2-2

Quanto pesano gli alloggi per uno studente fuorisede a Roma

Ogni anno migliaia di giovani per poter frequentare l’università sono costretti a trasferirsi nelle grandi città, data l’assenza sul territorio di una rete adeguata di atenei e, laddove questi sono presenti, la mancanza di particolari facoltà. Roma, con i suoi tre atenei pubblici, è uno dei più grandi poli universitari del nostro paese, capace di attirare numerosi studenti provenienti da altre province e regioni. Si tratta di oltre 50mila fuorisede presenti nella Capitale, e di questi circa 10mila sono iscritti all’Università degli Studi di Roma Tre.

Questi ragazzi devono affrontare spese elevate legate, tra le altre cose, ai prezzi dei libri sempre più alti e alle tasse universitarie in costante aumento, si stima di un + 14.5% per ogni studente negli ultimi 5 anni secondo i dati ministeriali. L’Italia, è bene ricordarlo, è uno dei paesi europei con le tasse universitarie più alte, che oscillano tra i 1000 e i 3000 euro annui, risultando tra quelli che più tartassano i propri studenti.

Sono però le spese legate agli alloggi la più grande barriera economica al diritto allo studio. Un fuorisede per mantenersi a Roma spende in media tra gli 8 e i 10mila euro all’anno, dei quali affitti e bollette rappresentano la fetta più sostanziosa. La Capitale è la seconda città più cara in Italia riguardo gli affitti, in continuo aumento, superata solo da Milano. Dunque, a fronte della grande richiesta di alloggi economici e ben collegati agli atenei, la risposta della Regione Lazio, mediante Laziodisu,  è assolutamente inadeguata. Gli studentati pubblici offrono appena 2300 posti letto, un numero troppo esiguo rispetto alle esigenze delle decine di migliaia di fuorisede presenti a Roma. Queste strutture inoltre si trovano in zone scomode e mal collegate, come Valleranello, Ostia, Ponte di Nona.

La risposta di Roma Tre alla questione alloggi è praticamente inesistente. L’ateneo si limita ad offrire un servizio di intermediazione tra studenti e locatori privati, di certo incapace di abbattere i costi degli affitti. Per un alloggio vicino all’università uno studente che usufruisce di questo servizio di intermediazione deve sostenere, in media, una spesa mensile che va dai 500 ai 700 euro. I prezzi scendono sotto i 400 solo nelle zone periferiche. Roma Tre programma di destinare 27 milioni di euro in spese su terreni e immobili nel prossimo triennio, e nessuno di questi fondi sembra destinato alla creazione di uno studentato. Pur non essendo in obbligo di dotarsi di una simile struttura, l’ateneo ha una precisa responsabilità politica nell’attuazione delle misure necessarie per garantire il diritto allo studio. Questo avviene in un quadro, quello romano, dove la speculazione edilizia regna sovrana. Infatti dei 200mila immobili sfitti presenti nella città circa il 90% appartiene a banche e palazzinari che li mantengono vuoti per gonfiare i prezzi sul mercato.

Tutto questo genera enormi disparità tra chi viene da condizioni economiche favorevoli, potendo dunque permettersi di vivere e studiare in un’altra città, e chi, provenendo da situazioni meno agiate, è costretto a lavorare compiendo enormi sacrifici per mantenersi gli studi o, quando questo non è sufficiente, deve abbandonare la carriera universitaria. Queste grandi barriere economiche spiegano perché solo il 37% dei diplomati sceglie di proseguire gli studi all’università, un dato che ci pone agli ultimi posti tra i paesi avanzati.

Negli ultimi anni le amministrazioni regionali e cittadine, indipendentemente dal colore politico, non hanno fatto nulla per porre rimedio a questa emergenza. Tale situazione, unita al fatto che gli atenei si reggono solo sulle tasse, sempre più alte, mentre i governi, tanto di destra quanto di sinistra, tagliano i finanziamenti pubblici (dal 2010 la spesa pubblica per l’università è stata ridotta del 20%), i test d’ingresso che si fanno sempre più stringenti e i costi per i libri arrivano a toccare le centinaia di euro all’anno, comporta il completo sradicamento dell’essenza dell’istruzione pubblica. La scelta di intraprendere o meno un corso di studi universitario dipende ormai dalla capacità delle famiglie di mantenere tali studi, più che dalla volontà e dalle inclinazioni dello studente.

Bisogna rivendicare un’università realmente accessibile per tutti, che non faccia discriminazioni tra gli studenti in base alle condizioni economiche di partenza. La questione degli alloggi per gli studenti, in questo quadro, ha un peso non indifferente. È una questione che si potrebbe risolvere, se vi fosse la reale volontà politica, con la creazione di studentati funzionali e ben collegati con gli atenei che permettano a tutti gli studenti di poter frequentare gli studi senza il peso di spese ormai divenute insostenibili.

* Articolo a cura di studenti dell’Università di Roma Tre.

Commenti Facebook

About Redazione Senza Tregua

Giornale ufficiale del Fronte della Gioventù Comunista

Check Also

università e guerra 1

Industria bellica e ricerca. La complicità dell’università italiana nella strage dei popoli

La crisi dell’economia capitalista, accelerata dalla pandemia di covid-19, ha acuito le tensioni inter-imperialiste a …