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«Allargare il fronte, coordinare le lotte». In sciopero i lavoratori della TNT-FedEx

Il 4 maggio è iniziata la fatidica “Fase 2” dell’emergenza covid-19, la fase della progressiva riapertura, secondo le parole del governo. Certo, per parlare di apertura – nei termini fantasiosi in cui lo fa la maggioranza di Governo – avremmo dovuto assistere a un lockdown che fosse realmente tale. Invece, a fine marzo il 55,7% dei lavoratori italiani continuava a recarsi sul posto di lavoro (link), dove a risaltare agli occhi sono i dati di Lodi (73,1) e Crema (69,2), due tra le province più colpite dalla pandemia. Il lockdown apocalittico descritto a reti unificate non c’è mai stato perché Confindustria si è opposta ad esso, e ha continuato a farlo grazie a un sistema di deroghe che ha permesso a migliaia di aziende di restare aperte. E in maniera analoga, ha spinto per la riapertura totale dei grandi e medi stabilimenti, con l’appoggio parlamentare di tutti i partiti.

Mentre Maurizio Landini, segretario del più grande sindacato del paese, la CGIL, invoca il “momento della responsabilità” e della collaborazione tra padroni e classe lavoratrice, lo Stato schiera il suo apparato repressivo per stroncare i focolai di lotta sindacale presenti nel paese e difendere gli interessi padronali.

Succede nel centro logistico TNT, società del gruppo FedEx dal fatturato annuo di oltre 60 miliardi di dollari,  di Peschiera-Borromeo (MI) dove è stato annunciato il licenziamento di 66 dipendenti (in barba al tanto decantato divieto di licenziare per la Fase 2) a cui è seguita l’ immediata risposta dei lavoratori attraverso l’occupazione del centro e lo stato di agitazione anche nei 20 stabilimenti che l’azienda ha sparsi per l’Italia. Immediatamente si è innescato un meccanismo di solidarietà con l’adesione alla protesta dei corrieri e dei lavoratori SDA, il picchetto di sei ore nel centro TNT-FedEx di Calenzano (FI) e lo sciopero nello stabilimento di Orbassano (TO), dove ieri mattina il Fronte della Gioventù Comunista ha portato solidarietà ai lavoratori in lotta. Descrivono bene la situazione le parole di Pasquale, RSA Si Cobas: «Siamo in sciopero da tre giorni – ci spiega – Dopo un mese e una settimana di stop per lo scoppio della pandemia di Covid-19, ci siamo astenuti dal lavorare perché non ci sono le condizioni di sicurezza per i lavoratori. Manca il protocollo di sicurezza d’intesa per quanto riguarda la salute. A peggiorare ulteriormente la situazione c’è il problema dell’anticipo della cassa integrazione, che poi è un problema che riguarda un po’ tutti, e la TNT-Fedex continua a rifiutarsi di anticipare il sussidio Siamo in sciopero anche per solidarietà con i cento lavoratori dell’Hub di Peschiera-Borromeo licenziati dall’azienda».

Di fronte a queste mobilitazioni non è chiaramente tardata ad arrivare la risposta dello Stato che ha sgomberato l’occupazione tramite un ingente schieramento di forze dell’ordine, tra Polizia e Carabinieri reprimendo duramente la giusta protesta dei lavoratori. Una reazione di questo tipo era stata ampiamente preannunciata dalle dichiarazioni del Presidente del Consiglio Conte, secondo cui chi non rispetta le regole è “nemico dell’Italia”. In base a questo la mobilitazione della logistica andava repressa in quanto portatrice di un importante segnale di opposizione contro chi, in nome del proprio profitto, sta calpestando le loro vite. L’importanza di questa lotta sta nell’alto grado di tensione negli scioperi, il numero di lavoratori che stanno decidendo di sindacalizzarsi diventando la netta maggioranza, dai magazzinieri agli operai ai trasportatori, e le conseguenti minacce di licenziamento per i rappresentanti.

Quali sono le prospettive? A Torino e Bologna sta riprendendo forza la protesta dei riders, i ciclofattorini legati ai colossi della consegna di cibo a domicilio, a Milano i lavoratori Fruttital hanno occupato lo stabilimento in segno di protesta verso la diffusione del coronavirus a causa dell’assenza delle condizioni igienico-sanitarie idonee per evitare il contagio. L’unica prospettiva possibile identificata dai lavoratori di Orbassano è il maggiore coordinamento possibile tra le realtà in lotta. «Allargare il fronte il più possibile, questa non è una situazione che durerà poco e la crisi si farà sentire nell’immediato, è molto più vicina di quanto ci possiamo aspettare.» Spiega Pasquale, tenendo conto della situazione di indigenza diffusa tra molti lavoratori. «L’idea è quella di coinvolgere un po’ tutti, dal settore della logistica ma anche le altre categorie. Tutti i lavoratori che si troveranno in difficoltà, chi perderà il posto di lavoro e non avrà più garanzie. Colgo l’occasione per aprire una parentesi sullo sciopero dei rider del Primo Maggio, dichiaro la totale disponibilità come sindacato alle loro rivendicazioni, nella prospettiva di fare una lotta unita.»

Le attuali previsioni degli economisti parlano di un calo del PIL uguale o superiore al 15% (per fare un confronto, tra il 2008 e il 2009 il calo fu del 5,5%), tratteggiando di fatto la crisi economica più grave del dopoguerra. Come dimostrato a Peschiera-Borromeo, la ripresa non porterà benefici ai lavoratori ma tutelerà solamente gli interessi di banche e imprese. Istituzioni nazionali ed europee concordano: le parti in causa si impegneranno affinché ci siano fondi statali per non far fallire le aziende, nessuna discussione è stata fatta per sostenere milioni di famiglie che versano in situazioni di indigenza. La retorica del “siamo tutti sulla stessa barca” si scontra con la realtà dei fatti: se maggioranza e opposizione salutano con favore la Fase 2, i lavoratori devono confrontarsi con l’aggravarsi dell’attacco padronale ai propri diritti. Il governo Conte ha messo in campo una manovra che dovrebbe mobilitare 400 miliardi di euro per garantire i crediti alle imprese, che sommati ai 350 miliardi del decreto “Cura Italia” arrivano quasi al 40% del PIL italiano.

I lavoratori TNT sembrano avere le idee chiare a riguardo: serve coordinare le diverse esperienze di lotta, con parole d’ordine chiare e precise. A Orbassano, sulla cancellata dell’hub, si legge Patrimoniale sui più ricchi. Vogliamo tutto!, uno slogan che rimanda direttamente alla necessità di mobilitarsi affinché la crisi che abbiamo di fronte non la paghino i lavoratori, i giovani, i pensionati. Questo è il punto da cui partire.

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