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I padroni sono stremati. Parola del Giornale

Panico nella redazione del Giornale. Una scritta apparsa da tempo sui muri di Torino turba i sonni dei redattori della testata diretta da Alessandro Sallusti, che ha pubblicato un articolo esprimendo indignazione per lo slogan “facciamo pagare la crisi ai padroni”. Uno slogan che sembrerebbe addirittura “riemerso dall’inferno degli anni settanta”.

Nell’articolo si dice chiaramente che «Il Covid non ha portato ad arricchimenti ingiustificati». Ha ragione. Infatti, i miliardari – nostrani e non – che si sono arricchiti sempre di più da marzo 2020 lo hanno fatto grazie al loro duro lavoro. Come ci ricordava un noto giornale sovversivo, il Corriere della Sera, «il patrimonio personale di Jeff Bezos venerdì 16 ottobre è arrivato a 192 miliardi di dollari, (+69,9% da marzo), Elon Musk a 91,9 miliardi (+273,8%), Mark Zuckerberg a 97,9 miliardi, (+78,6%), solo per citare i più famosi». Proiettando il tutto sul caso italiano, la tendenza non cambia: se guardiamo a Forbes, nell’aprile 2020 i miliardari erano 36, in data 3 gennaio 2021 sono 40. Spicca il proprietario di Luxottica, Del Vecchio, la cui ricchezza netta durante la pandemia è salita da 20,3 miliardi di euro a “soli” 24,8 miliardi. Una tendenza che ha riguardato tutti i principali “Paperoni” del Paese, tanto “stremati” dalla pandemia da vedere la propria ricchezza crescere di “appena” il 31% solo durante il primo lockdown. Tra questi vediamo pure comparire la famiglia Berlusconi, di cui è membro Paolo, il padrone – oh, perdonateci! – il datore di lavoro dei giornalisti de il Giornale. E poco importa se Oxfam ci ricordava che già a inizio dello scorso anno, duemila persone erano più ricche di 4,6 miliardi di individui, il Giornale ha proprio ragione, i padroni sono stremati da questa accumulazione della ricchezza. Non ne possono più.

Il Giornale ci ricorda poi che i decreti ristori non sono stati sufficienti, che tante piccole attività e non continuano ad avere difficoltà. Un altro giornale sovversivo, il Post, ci spiegava già a inizio aprile che tra queste sicuramente non rientrano quelle aziende che rientravano tra le “attività essenziali”: più del 50% delle aziende italiane, i cui 9,3 milioni di lavoratori non hanno vissuto alcun lockdown. Non solo, se si guarda allo smart working, sono 15,5 milioni i lavoratori che non si sono mai fermati (2/3 dei lavoratori totali). Inoltre, un’altra testata giornalistica rivoluzionaria – il Fatto Quotidiano, collegato sicuramente al FGC – faceva notare che il sistema di deroghe concesse dai Prefetti allargasse lo spettro di chi continuava a lavorare. Comprendiamo la sana preoccupazione de il Giornale e rilanciamo: non possono fare tutto loro, facendo la grande fatica di arricchirsi sulla fatica dei propri dipendenti – che cercano di sabotare la produzione e minare il supremo interesse nazionale ammalandosi – mentre gli statali “privilegiati” si azzardano addirittura a scioperare. Sui decreti ristori preferiamo non dilungarci, non ritenendo questa la sede più appropriata.

Sulla paternità della scritta possiamo dire poco. Chiunque può scrivere qualcosa su un muro e firmarsi come vuole. Avrebbero addirittura potuto firmarsi il Giornale e saremmo stati, in quel caso, felici di accogliere il primo contributo utile di tale testata alla politica nazionale, dall’alba dei tempi. Apprezziamo, inoltre, come venga fatta emergere l’impreparazione storica dei “giornalisti” che su quella testata ci scrivono: perdonateci, ma il collegamento tra uno slogan del genere e gli anni Settanta ci pare un po’ forzato, quasi che si volesse invocare la medesima repressione poliziesca di quegli anni per una bombolettata su un muro.

Ci rendiamo conto di averla tirata per le lunghe. Ha perfettamente ragione il Giornale, i padroni sono «stremati» da questo arricchimento, dai nuovi guadagni legati alle vendite online, non se ne può davvero più. Per questa ragione, sicuri di trovare in Sallusti e sodali un sostegno sincero, proponiamo come soluzione l’immediato esproprio delle medie e grandi aziende da parte dei lavoratori, che d’ora in poi dovranno gestire interamente il processo produttivo. Per utilizzare un’altra scritta sul muro, «se è così difficile fare i padroni, allora dateci i mezzi di produzione».

 

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