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«Polimeni, adesso ci ascolti». Studenti della Sapienza in protesta il 13 gennaio

di Tatiana Morellini e Giorgia Semetkova

Nella giornata di mercoledì 13 gennaio è previsto per le ore 12 alla Sapienza un incontro tra i portavoce della mobilitazione universitaria dello scorso 16 dicembre e la neorettrice Antonella Polimeni.

In tale occasione gli studenti della Sapienza hanno convocato per le ore 11 una nuova manifestazione, dallo slogan “Polimeni, adesso ci ascolti!“, in contemporanea con il ricevimento dei rappresentanti da parte della rettrice.

L’appuntamento è stato ottenuto grazie alla mobilitazione universitaria dello scorso 16 dicembre, rivolta in particolare contro il pagamento della seconda rata delle tasse universitarie, imposto nonostante la crisi, per la riapertura di tutti gli spazi inutilizzati lasciati dall’Ateneo, per garantire a tutti l’accesso alle lezioni e predisporre un rientro in sicurezza appena sarà possibile.

L’evento si colloca nel solco di una serie di mobilitazioni e proteste avvenute in questi mesi alla Sapienza, tra cui l’occupazione simbolica del Lucernario avvenuta il 26 novembre.

Al fine di avanzare delle rivendicazioni il più possibile aderenti alle esigenze degli studenti, i promotori della mobilitazione hanno lanciato un questionario d’inchiesta sulle condizioni in cui versano gli universitari della Sapienza a seguito della pandemia. L’obiettivo del questionario è rilevare le problematiche vissute dagli studenti, e in particolar modo da quelli delle classi popolari, nonché ottenere un quadro statistico utile alla preparazione dell’incontro. Dopo aver indagato la situazione economica degli studenti, in particolare su un suo eventuale peggioramento a seguito della crisi sanitaria, viene richiesta un’opinione sulla politica di gestione delle tasse nella fase di crisi economica e sanitaria e sulla questione degli spazi dell’Ateneo, spesso inutilizzati o non messi a disposizione degli studenti. Inoltre si indagano le problematiche riscontrate durante la didattica a distanza e nel sostenimento degli esami, la condizione dei fuorisede, dei pendolari e degli studenti-lavoratori.

In pochi giorni il questionario ha ottenuto più di milleduecento risposte, a dimostrazione del fatto che gli studenti sentano la necessità impellente di denunciare le problematiche che sono costretti ad affrontare ogni giorno in questo periodo – già di per sé critico – di emergenza sanitaria.

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Dai risultati dell’indagine condotta su un campione piuttosto ampio di studenti emerge un quadro drammatico dello stato attuale dell’università, che, incapace di garantire una formazione adeguata, ha inoltre ignorato il disagio vissuto dai propri iscritti e dalle rispettive famiglie, pretendendo comunque il pagamento delle tasse universitarie.

Uno studente di biotecnologie scrive: «Trovo assurdo e inaccettabile il fatto che non siano state pensate soluzioni valide per permetterci di svolgere le ore di laboratorio. Il mio corso di laurea affronta tematiche molto pratiche e di laboratorio, e nonostante io frequenti il secondo anno non ho ancora mai avuto la possibilità di accedere ad un laboratorio nelle strutture della Sapienza. Penso che questo danneggerà la mia formazione e il mio percorso di studio.»

Ma le critiche degli studenti non si esauriscono al solo periodo della pandemia; una studentessa di ingegneria gestionale, ad esempio, lamenta la carenza di spazi destinati agli studenti, problema che da sempre affligge la Sapienza e prosegue scrivendo: «Inoltre per l’anno accademico 2019-2020 non ci sono state assolutamente né riduzioni, né esenzioni dalla terza rata, nonostante la pandemia in corso. Per una studentessa fuorisede come me, che già non ha potuto usufruire di nessuna riduzione dell’affitto di casa, sostenere anche le tasse universitarie per intero è stato ingiusto. Il mondo dell’università è stato abbandonato.»

Tra le criticità più rilevanti riscontrate dagli universitari soprattutto gli studenti di lettere hanno espresso il proprio malcontento per la disorganizzazione nell’erogazione dei corsi, ma anche per i costi elevati del materiale necessario per i singoli insegnamenti: «Prezzi del materiale di studio troppo elevati – scrive uno di loro – e biblioteche universitarie inutili in tempo di COVID perché non inviano materiale neppure in caso si tratti di poche pagine da scansionare.»

Problemi anche per i laureandi che rischiano di non finire in tempo il loro percorso universitario: «Sto eseguendo una tesi telematica, – scrive una studentessa di ingegneria biomedica – ritardi vari per motivi COVID mi hanno portata a scegliere l’appello di maggio. Dunque per due mesi non rientro nell’esenzione delle tasse. Quindi dovrò pagare tutte e 3 le rate delle tasse universitarie per soli 2 mesi, nei quali continuerò a lavorare da casa con un pc che mi sono dovuta comprare da sola.»

«Nell’incontro discuteremo di tasse universitarie, DaD, spazi, servizi, diritto allo studio, rientro in presenza e in sicurezza. Lo faremo – dichiarano i portavoce degli studenti che presiederanno all’incontro – con la consapevolezza che non basta un incontro istituzionale per risolvere tutti i nostri problemi, ma che allo stesso tempo è importante che i tavoli di discussione con l’ateneo non siano monopolizzati da quelle liste clientelari che per il tornaconto dei propri rappresentanti sono pronte a svendere gli interessi degli studenti.»

I portavoce dell’incontro alla Sapienza ribadiscono: «I rappresentanti che parteciperanno all’incontro saranno il megafono delle lotte e dei bisogni degli studenti: per questo in vista dell’incontro con la rettrice vogliamo costruire partecipazione e mobilitazione studentesca.»

Tra i principali promotori della manifestazione vi è il Fronte della Gioventù Comunista, i cui esponenti negli organi di rappresentanza della Sapienza prenderanno parte attiva all’incontro con la rettrice, come testimoniato da Lorenzo Vagni, rappresentante degli studenti in Assemblea e Giunta di Facoltà di Ingegneria dell’Informazione, Informatica e Statistica: «Con le mobilitazioni di questi mesi abbiamo voluto lanciare un segnale chiaro: noi studenti delle classi popolari non abbiamo alcuna intenzione di accettare che la crisi economica in atto sia scaricata sulle nostre spalle e su un sistema d’istruzione già stremato da anni di tagli, privatizzazioni e aziendalizzazione. In questi mesi il governo ha stanziato per l’università solamente cifre irrisorie, non assolutamente in grado di garantire il diritto allo studio e di sanare le problematiche strutturali di cui il nostro modello d’istruzione soffre da decenni ormai. Allo stesso tempo le direzioni degli atenei si mostrano sempre più distanti dai bisogni degli studenti, improntando la gestione dell’università ad un modello manageriale-aziendalistico. Sappiamo che soltanto attraverso la lotta possiamo invertire questo processo e in quest’ottica riteniamo un ulteriore passo in avanti la giornata del 13 gennaio, in cui alcuni nostri rappresentanti degli studenti incontreranno la rettrice dell’Università La Sapienza e in cui costruiremo un momento di mobilitazione studentesca per far sentire la nostra voce. Sarà un momento importante anche per dimostrare quale sia il nostro modello di rappresentanza: vogliamo che siano gli studenti stessi a partecipare attivamente alla costruzione dell’incontro, saremo voce e orecchie degli studenti delle classi popolari. Sappiamo che non tutte le problematiche che denunciamo sono direttamente imputabili alla gestione dell’ateneo, e per questo negli scorsi mesi ci siamo mobilitati, e continueremo a farlo, anche sotto al Ministero dell’Università e della Ricerca. Invitiamo pertanto tutti gli studenti a partecipare all’inchiesta che abbiamo promosso in vista dell’incontro con la rettrice e a costruire insieme a noi momenti di mobilitazione sempre più efficaci. Solo con la lotta e la partecipazione di massa degli studenti e delle studentesse possiamo migliorare la nostra condizione!»

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