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La rivolta in Burkina Faso porta alla caduta della dittatura di Campaoré

* di Salvatore Vicario

Mai l’Africa Occidentale aveva visto manifestazioni di tali portate dalla decolonizzazione: centinaia di migliaia di manifestanti si sono riversati nelle strade del centro di Ouagadougou (capitale del Burkina Faso) questo giovedì e venerdì (30 e 31 Ottobre). L’opposizione ha evocato la cifra simbolica del milione di manifestanti nella manifestazione di giovedì nella quale sono state date alle fiamme il parlamento e gli uffici del partito di governo. Cinque persone sono state uccise durante le sommosse del giovedì con l’esercito che ha sparato contro i manifestanti che avevo occupato il parlamento.

27 anni di dittatura degli assassini di Sankara

In uno dei paesi più poveri dell’Africa, il giovane capitano Sankara – formato nel Gruppo degli Ufficiali Comunisti – dal 1983 al 1987 compì una grande impresa con quella che ha preso il nome di rivoluzione burkinabè creando “la terra degli uomini integri”, il Burkina Faso. In 4 anni realizzò la nazionalizzazione della terra e del sottosuolo ottenendo l’autosufficienza alimentare, sviluppò l’istruzione e la sanità pubblica, abolì il diritto feudale, impose l’uguaglianza tra uomini e donne, creò decine di migliaia di alloggi popolari a basso costo. Sankara, il “Che Guevara africano” (1), divenne così il leader del movimento pan-africano anti-imperialista di cui celebre rimane il grande discorso per la cancellazione del debito internazionale espresso il 29 Luglio 1987 all’Organizzazione per l’Unità Africana. La sua politica indipendente e popolare risultò indigesta in particolare all’imperialismo francese e statunitense che insieme a militari liberiani organizzarono un colpo di stato tramite Blaise Compaorè, che assassinò il 15 Ottobre 1987 Thomas Sankara e altri dodici ufficiali, mettendo fine ad una esperienza democratica unica nell’Africa Occidentale. Campaoré al potere ruppe subito con Mosca e L’Avana, ristabilendo relazioni cordiali con la Francia.

Nel 1991, accetta il piano del Fondo Monetario Internazionale dando un colpo mortale alle condizioni di vita del popolo burkinabé. Dopo 27 anni di dittatura, il Burkina Faso occupa il 177esimo posto su 182 nell’Indice di Sviluppo Umano, l’aspettativa di vita è di 55 anni, il tasso di mortalità infantile è dell’8% (nono posto mondiale) e il tasso di alfabetizzazione intorno al 28%.

Dimissioni di Campaoré e presa del potere da parte dei militari

Le manifestazioni guidate dall’opposizione (di cui uno dei leader è Bénéwendé Sankara, avvocato della famiglia Sankara che richiede verità e giustizia sul suo assassinio) sono scoppiate contro la modifica costituzionale che avrebbe permesso a Campaoré di partecipare alle elezioni presidenziali del 2015 perpetuando così il suo potere. Dopo il coprifuoco iniziale e gli spari contro la folla, per rimanere ancorato al potere Campaoré, in un discorso alla tv BF1, ha annunciato l’inizio dei colloqui con l’opposizione per formare un “governo di transizione” indicendo le elezioni tra 12 mesi e ritirando il disegno di legge per la modifica costituzionale.

L’esercito, dopo aver sparato inizialmente contro i manifestanti, una volta sopraffatti dagli eventi si sono “rivoltati” contro Campaoré che si è così dimesso. Il capo delle forze armate, Nampere Honoré Traoré, è comparso in tv annunciando lo scioglimento del parlamento e la costituzione di un governo di transizione di durata massima di 12 mesi che dovrebbe “garantire l’ordine costituzionale”. Traoré, che ha annunciato di prendere la “responsabilità di Capo dello Stato”, è una figura del regime molto vicino a Campaoré e agli USA e alla Francia che fin da subito hanno espresso “profonda preoccupazione” per la rivolta in corso, consigliando “moderazione” alle parti. Il Burkina Faso è infatti uno stretto alleato degli USA e della Francia nelle avventure imperialiste nella regione, ospitando anche una base militare francese.

Parigi si è affrettata ad accogliere le dimissioni di Campaoré, affermando che la sua partenza “permetterà di trovare una via d’uscita dalla crisi” chiedendo anche “elezioni democratiche rapide” nel paese africano. Un segnale del tentativo di mettere in campo una transizione controllata. I manifestanti radunati nelle strade di Ouagadougou hanno festeggiato all’annuncio delle dimissioni di Campaoré, ma l’atmosfera si è fatta subito dopo pesante all’annuncio che Traoré prenderà le redini del paese. Una delegazione dell’Unione Africana, dell’ONU e della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale intanto sta arrivando nel paese per colloqui con tutte le parti interessate.

Una rivolta popolare che non può fermarsi

Il 60% della popolazione (totale di 17 milioni) sono giovani al di sotto dei 25 anni, gran parte della popolazione è in preda alla disperazione della fame, della povertà e indigenza frutto dello sviluppo capitalistico in un paese che possiede la ricchezza delle risorse d’oro, ferro, stagno, fosforo di cui gode solo l’oligarchia locale e i monopoli multinazionali. I manifestanti, in stragrande maggioranza giovani d’estrazione popolare, hanno inneggiato a Thomas Sankara il cui esempio è ancora forte e vivo nell’animo delle masse popolari burkinabé; affinché questa fiamma non venga spenta nuovamente è necessario approfondire la rivolta per una nuova rivoluzione burkinabé che non sia diretta solo ad un “formale cambio di governo” (con uomini vicini ai monopoli stranieri e alle élite locali) ma alla rivendicazione del potere e della ricchezza che produce. 30 giovani hanno finora perso la vita: “Patria o morte, vinceremo!” riprendendo il motto di Sankara, la gioventù burkinabé trionferà.

Note:

1)      La complicità dell’imperialismo francese a 27 anni dall’assassinio di Sankara

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