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Cosa pensano gli studenti dell’inaugurazione del Socrate

“Siamo contenti per la rapidità con cui sono stati completati i lavori, ma siamo rimasti delusi da come si è svolto l’evento d’inaugurazione: è stata una passerella mediatica delle istituzioni”. Queste le parole di alcuni studenti del Liceo Socrate che ieri, 12 settembre, hanno assistito alla conferenza stampa tenutasi nell’aula magna dell’istituto. Erano presenti al tavolo, oltre al preside della scuola Vincenzo Rudi, anche il ministro della pubblica istruzione, Maria Chiara Carrozza, il sindaco di Roma, Ignazio Marino, il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, il prefetto di Roma, Giuseppe Pecoraro, il commissario straordinario della provincia di Roma, Umberto Postiglione, e il presidente dell’VIII Municipio, Andrea Catarci. Presenti anche il vice presidente della Regione Lazio, Massimiliano Smeriglio, e l’assessore alla Scuola di Roma, Alessandra Cattoi.

Davanti alle telecamere gli invitati hanno voluto ringraziare il preside, la ditta edile e tutti coloro che hanno partecipato, attivamente o meno, alla ricostruzione del primo piano dell’edificio scolastico. Ma è mancato un ringraziamento che, parlando da studente, ci aspettavamo, e che forse spettava di diritto, ossia quello ai collettivi della scuola, alle organizzazioni territoriali od anche ai semplici genitori, studenti ed ex studenti che si sono impegnati al massimo nei loro limiti per assicurarsi che l’istituto tornasse al suo vigore. Inoltre gli studenti dovevano essere al centro della visita, proprio loro che il Socrate lo hanno vissuto, lo vivono e continueranno a viverlo ogni giorno, dove diventeranno uomini e donne, dove, dal primo giorno del primo anno di liceo, fino alle consegne dei diplomi, passeranno una parte fondamentale della loro vita. “Dovevano”, già, perché in realtà l’attenzione era rivolta alle istituzioni, mentre i ragazzi hanno ricoperto solo una posizione marginale per l’intero svolgimento dell’evento.

L’unico spazio concesso agli studenti è stato l’intervento, già previsto dal programma della mattinata, di un ragazzo e una ragazza durante la conferenza stampa. Il primo esprimendo la sua gratitudine per la cura e la rapidità con cui si sono svolti i lavori e la speranza che quello al Socrate sia solo il primo di tanti interventi nelle scuole romane; la seconda lanciando invece, senza paura, davanti al ministro e al sindaco, un messaggio critico e a tratti provocatorio: “C’era bisogno di un incendio affinché la nostra scuola venisse rimessa in sesto e con le adeguate norme di sicurezza quando, in realtà, erano anni che ne necessitava? Speriamo che domani, quando i media avranno distolto l’attenzione dal Socrate, non la distolgano anche le istituzioni e che, anzi, la rivolgano anche agli altri istituti non solo di Roma, ma d’Italia”.

Il rogo appiccato la notte tra il 12 e il 13 luglio scorso ha ferito gli studenti del Socrate che da sempre vedono la scuola come una seconda casa. All’interno del liceo della Garbatella c’è sempre stato un ambiente accogliente e familiare per gli studenti iscritti, i quali si sono sentiti attaccati in prima persona dall’atto criminoso commesso dai quattro ormai ex studenti. Per questo la maggior parte dei ragazzi e i loro genitori, i due collettivi studenteschi interni e gli ex studenti, appartenenti o meno a organizzazioni territoriali o partiti, hanno contribuito e collaborato anche economicamente alla ricostruzione del primo piano dell’edificio. Proprio per questo, siamo rimasti sorpresi e delusi dai mancati ringraziamenti che noi, l’Ardita San Paolo e gli altri partecipanti alle azioni di solidarietà aspettavamo di ricevere dal ministro, dal sindaco e dagli altri invitati all’inaugurazione, per l’impegno a livello sociale svolto durante tutta l’estate. Anzi, quello che si è evinto dai discorsi di ognuno dei partecipanti alla conferenza stampa è stata un’esaltazione agli enti istituzionali.

Come ho detto prima, quelli colpiti veramente dall’incendio sono stati gli stessi studenti del Socrate, ai quali però non è stato dato un ruolo di rilevanza durante l’incontro di ieri. Sicuramente i ragazzi non hanno assistito all’evento sperando di sentire che “è ora che nella nostra città si torni ad usare una parola diventata quasi una parolaccia, ossia “solidarietà””, parole del sindaco Marino riferendosi al suo recente incontro con il Papa al quale ha partecipato insieme al presidente Zingaretti. Noi studenti in primis ci eravamo assicurati tutt’altro ruolo, quello di presentare in prima persona la scuola alle istituzioni e di poter intervenire numerosi alla conferenza stampa. Al contrario, però, abbiamo assistito a un’esclusione quasi totale dei ragazzi presenti, ed è parso a molti, anche ad alcuni professori, che sia stata solo un’occasione per gli invitati di avere una passerella mediatica, un palco sul quale mostrare quanto sono stati bravi. Insomma, è sembrata un mostra di pavoni, dove ognuno ha mostrato quanto sia grande e colorata la propria coda. Non crediamo si debba elogiare un lavoro che dovrebbe essere fatto normalmente, senza alcuno scalpore, perché le scuole italiane cadono a pezzi, e che ci sia bisogno di un intervento al Socrate come in qualunque altro istituto pubblico, è chiaro.

Dopo il discorso dei due studenti del liceo ha parlato il ministro della pubblica istruzione Carrozza, che ha definito noi ragazzi come “coloro che ci salveranno dalla crisi”, concludendo con la frase “siate ribelli”. Per molti dei presenti è stato agghiacciante sentire queste parole uscire dalla bocca di un membro del governo, di colei che dovrebbe tutelare questa società governata da un numero ristretto di persone di cui lei stessa fa parte e assicurarci un’istruzione pubblica, gratuita e che non sia di classe, e non spingerci a ribellarci contro di essa. Per non parlare del discorso pronunciato sul nostro avvenire, ossia che dovremo essere noi in questa società a dover conquistare il nostro futuro quando è suo il compito di darci la possibilità di averne uno per il ruolo che ricopre nelle istituzioni.

Siamo rimasti un po’ tutti allibiti dalle parole degli invitati, soprattutto del ministro, e gran parte degli studenti che hanno assistito alla conferenza stampa si è detta sconcertata da quanta ipocrisia ci sia stata nei discorsi degli enti ministeriali e locali. Parere che hanno condiviso con i ragazzi anche gli insegnanti e i genitori presenti.

A seguito di un’uscita sotto i riflettori gli invitati sono corsi via, e solo il primo cittadino della capitale si è fermato a rispondere alle domande dei pochi giornalisti rimasti riguardanti l’università. Anche in questo caso, i pochi presenti durante la rapida intervista, sono rimasti stupiti dalle parole di Marino. “Ho sentito l’intervista. Il sindaco ha affermato di difendere i test d’ingresso universitari mantenendo però aperto il numero di ammissioni alle facoltà” dice uno degli studenti che ha avuto modo di sentire le risposte di Marino alle domande dei giornalisti. Si creerebbe quindi una graduatoria nazionale nella quale chi prende il voto più alto può scegliere una tra le università migliori, spostando però la selezione alla fine del primo anno di lezioni e si potrà accedere all’anno successivo solamente in base ai voti ottenuti agli esami. Ciò significherebbe che anche se uno studente fosse eccellente negli studi, ma si trovasse davanti a difficoltà di carattere personale che gli impedirebbero un buon rendimento, esso sarebbe escluso per legge dalla propria facoltà.

Per la prima volta penso che gli studenti liceali e universitari daranno ragione al ministro della pubblica istruzione. Ora che ci hanno dato tutti i presupposti e la loro approvazione per essere ribelli, quest’anno ci troveranno come sempre pronti a lottare in prima linea.

 Federico Giannini

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