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Studenti colpevoli fino a prova contraria. I piani repressivi del governo Meloni

di Beatrice Taverna


Il 5 febbraio scorso, il Ministero dell’Istruzione ha inviato ai dirigenti scolastici delle scuole superiori una nota ministeriale in cui vengono condannate le occupazioni scolastiche, invitando in particolare le istituzioni scolastiche a prendere provvedimenti nei confronti degli studenti che occupano e danneggiano gli spazi scolastici. Successivamente, il ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara ha dichiarato che il Ministero sta studiando una norma da inserire nella riforma della condotta, affermando:

«chi occupa nelle scuole, se non dimostra di non essere coinvolto nei fatti, risponda civilmente dei danni che sono stati cagionati. È una presunzione che solo dimostrando di essere del tutto estraneo uno può vincere. Chi occupa, chi compie un atto illecito, deve rispondere dei danni. Questa è una mia riflessione personale: credo che studenti di questo tipo non possano essere promossi all’anno successivo».

Nel suo discorso, il ministro ha sostenuto di voler introdurre delle norme che possano ostacolare le occupazioni, intimorendo gli studenti con minacce come quella della bocciatura. La gravità delle sue affermazioni non sta solo nel tentativo di reprimere le lotte studentesche, ma anche nel fatto di sovvertire completamente il diritto. L’articolo 27, co. 2, della Costituzione afferma: “L’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva”, ma per Valditara questo principio non vale per gli studenti, che diventano colpevoli fino a quando non riescono a dimostrare di “essere del tutto estranei” ai fatti.

Tutte queste azioni, coordinate dal governo di destra, si inseriscono nel processo più generale della riforma dell’istruzione Valditara, che prevede la riforma della condotta. In particolare, permetterà di bocciare più facilmente gli studenti per il comportamento, anche a fronte di semplici violazioni del regolamento d’istituto. La linea del Governo è quella della repressione delle lotte degli studenti dura e pura, con un modello d’istruzione puramente punitivo.

Nel suo discorso Valditara ha sostenuto che le occupazioni sono “un atto illecito”. In realtà, per rimanere in considerazioni puramente legali, non esistono leggi specifiche che impediscano le occupazioni studentesche; gli unici articoli che potrebbero essere invocati in questi casi sono il 340, il 633 e il 635 del Codice penale. L’articolo 633 sancisce il reato di occupazione arbitraria di immobili; si applica a coloro che invadono un edificio privato o pubblico. Il 30 marzo del 2000 la Corte di cassazione ha stabilito che questo articolo non può essere impiegato contro gli studenti che occupano, visto che essi sono soggetti attivi dell’ambiente scolastico, perciò non esterni ad esso, e non esistono norme che limitino le ore che possono passare all’interno dell’edificio scolastico. L’articolo 340 riguarda l’interruzione del pubblico servizio; nel 2016 la Cassazione ha stabilito che questo tipo di reato può essere commesso dagli studenti che occupano se, anche per poche ore, impediscono a chi non aderisce alla protesta di usufruire di un loro diritto costituzionale. D’altra parte, la Procura di Roma nel 2021 ha sostenuto che non si possa accusare gli studenti di interruzione di pubblico servizio, visto che, in quanto soggetti attivi, possono intervenire direttamente nella gestione scolastica. L’applicazione del 340 è quindi viziata dalle varie interpretazioni a cui è soggetto l’articolo; in ogni caso, per evitare di incorrere in questo tipo di reato, dovrebbe essere sufficiente il non impedire ai docenti e al personale ATA l’accesso all’interno della scuola. Infine, l’articolo 635 si applica quando vengono recati danni agli ambienti scolatici. Oltre che per non imbattersi in ripercussioni legali, bisognerebbe astenersi da questo tipo di azioni visto che possono essere usate come espediente per delegittimare le lotte studentesche.

Perciò, perfino la giurisprudenza italiana, la stessa che infligge pesanti pene a chi lotta in altri contesti, sostiene che chi occupa non può essere sanzionato. Non si tratta però di una questione meramente legislativa, ma politica. Le occupazioni sono un gesto politico; un atto con cui gli studenti lottano per avere un’istruzione di qualità, ribellandosi al sistema criminale della scuola-lavoro e in opposizione alla guerra. A queste rivendicazioni politiche il governo ha deciso di rispondere con la repressione.

Il messaggio è chiaro. Attraverso l’attacco portato avanti da Valditara in questi giorni, possiamo comprendere che il governo non è intenzionato a dare alcuna risposta alle rivendicazioni degli studenti. Non possiamo aspettarci nulla da questo Governo per l’istruzione pubblica: non un centesimo in più, nessuna inversione di rotta per le politiche di aziendalizzazione della scuola. Anzi, il Governo non fa altro che confermare di stare dalla parte delle aziende, e lo sta facendo a gran voce con la nuova riforma dell’istruzione che prevede la creazione dei campus scuola-azienda e l’incentivazione della scuola-lavoro.

L’operazione di delegittimazione delle lotte degli studenti, che vengono definite come semplice vandalismo, è semplicemente vergognosa. La realtà è che gli studenti mettono in difficoltà il governo sul piano politico, il quale decide di rispondere con la repressione. Come abbiamo visto negli scorsi giorni, con le manganellate contro gli studenti di Pisa, Firenze e Catania il 23 febbraio, durante le manifestazioni contro il genocidio in Palestina, il governo della repressione e del manganello è un dato assodato. Di fronte a questo attacco repressivo non è ammesso alcun tentennamento. Il miglior antidoto alla repressione è l’organizzazione e la lotta: serve far tremare il governo per fermare i suoi piani anti-popolari.

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