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Intervista a Yuri N. Khokhlov, vice-presidente della Repubblica Popolare di Lugansk

Yuri N. Khokhlov è membro del Fronte dei Lavoratori del Donbass e vice-presidente della RPL. Capo ingegnere elettronico che ha lavorato nel settore del carbone dal 1981 al 2002 prima come elettricista poi come capo meccanico. In questa intervista rilasciata a krasnoe.tv e realizzata dal Partito Comunista Operaio Russo, il nostro compagno racconta l’attuale situazione della RPL e i problemi esistenti nel Paese nel suo complesso. L’intervista è del 14 Ottobre. La traduzione dal russo è a cura della redazione di Senza Tregua (giornale del Fronte della Gioventù Comunista). [video][testo]

 

Come valuta la situazione socio-economica della RPL (Repubblica Popolare di Lugansk)?

-La situazione economica della RPL è, come si può dire, critica e drammatica. La situazione a causa delle ostilità ha ormai portato quasi a zero la crescita. Tuttavia, un certo potenziale economico Lugansk è riuscito a salvarlo.

Qual è, secondo lei la causa che impedisce l’uscita dalla crisi?

– L’uscita dalla crisi è impedita in primo luogo dalla condotta delle ostilità nel territorio della RPL – ed è il fattore principale, che ha portato a destabilizzare completamente la situazione, ed ha condotto alla crisi.

C’è qualche altro intralcio oltre la guerra?

– Certo, si è demolito il sistema economico che esisteva qui da 23 anni e si è lavorato in linea di principio solo per distruggere a poco a poco lentamente una regione fiorente. Questo è il secondo motivo di destabilizzazione.

In quale stato sono ora nelle miniere di carbone? Quante di loro stanno attualmente funzionando, e quante no, e perché?

– Fino ad oggi, il pieno potenziale è mantenuto in miniere come “Sverdlov-Antracite”, “Rovenki-Antracite”, “Donbass-Antracite”, e nelle due cave di antracite: “Guerrilla” e “Komsomolskaya”. Ma in altri stabilimenti, come “Lugansk-carbone”, il lavoro è completamente paralizzato. Miniere come “Lisichans-carbone”, sono ferme e si trovano nel territorio occupato dall’armata ucraina. La miniera “Pervomais’k-carbone” è paralizzata dalle operazioni militari. Le Miniere operative si possono contare sulle dita di una mano, la “Krasnodon-carbone” per fortuna continua a lavorare. Ad oggi le miniere, se funzionano, non è a pieno regime, non utilizzano tutto il loro potenziale. Sappiamo che le due ammiraglie della “Sverdlov-antracite” cioè la “Partigiani Rossi” e la “Dolzhanskaya-Capital”, si trovano in zone di guerra. Ad oggi, lavorano solo a basso regime. Funziona pienamente solo “Krasnodon-carbone”, più o meno al massimo della loro capacità.

Chi possiede le miniera, un ente pubblico o ente privato?

– Gli stabilimenti della SE “Antracite”, SE “Donbass-Antracite” e SE “Lugansk-carbone” sono le uniche strutture statali. Queste sono le sole sul territorio della Repubblica Popolare di Lugansk ad essere proprietà dello Stato. Ma il meglio quelle che producono il carbone “più liquido” e capitale minerario maggiore sono di proprietà privata. Fino ad oggi non c’è alcun nuovo documento riorganizzativo e le cose restano come sono. LLC “Metinvest” – è proprietario di “Krasnodon-carbone” e la società “DTEK” è il proprietario di importanti miniere come “Sverdlov-Antracite” e “Rovenki-Antracite”.

A chi appartengono?

– Ad Akhmetov (uomo più ricco dell’Ucraina, ndt), sia “Metinvest”, sia “DTEK”. Cioè, le società sono di proprietà del sig. Akhmetov.

Dove e a chi si vendono le materie prime dalle miniere?

– Abbiamo informazioni che con il salario che ricevono, i lavoratori di tutte le miniere pagano le tasse sul ATO (Operazione Contro il Donbass). Di conseguenza, chi riceve le tasse dispone l’uso e la commercializzazione dei prodotti. Anche se vi è un ordine che la miniera dovrebbe funzionare solo sotto il controllo della Repubblica Popolare di Lugansk. In che misura l’ordine venga eseguito, non lo so. E’ possibile che il carbone raccolto nei magazzini vada da qualche parte.

Cioè, si può supporre che vada in Ucraina, a Kiev?

– E’ possibile, e sappiamo che c’è un ordine in proposito. Le miniere statali obbediscono ai capi del “Ministero dell’Energia” di Kiev che nominano direttori di Kiev. C’è bisogno di dire altro?

Voi dite: “secondo l’ordine” – che ordine?

– C’è un ordine della RPL che tutti i prodotti fabbricati nella regione di Lugansk, non dovrebbero andare da nessuna parte senza il permesso del capo della Repubblica. Si ritiene che molto carbone sia stato rubato.

Ci sono prove di questo sistema di saccheggio?

– Il saccheggio delle miniere è vecchio di 23 anni, e proprio ai danni delle imprese di proprietà statale. C’è tutto un cerchio di malaffare. Non per niente qui in 23 anni sono nati i mafiosi del carbone, che hanno lavorato alla fortificazione di determinate persone. E’ qui nacquero gli ombrosi regimi criminali per lo sviluppo di riserve strategiche di carbone, lo sviluppo di strutture criminali stratificate (come siano realmente organizzati non lo so). Immaginate che nel 2013 la regione di Lugansk ha richiesto circa 3,8 miliardi di grivna per recuperare il buco di capitale dopo questi “kopanok”, come li abbiamo chiamati. Sono cifre colossali. Da ciò la giunta di Kiev ha fatto di Lugansk la propria spazzatura

È ora possibile rilanciare le miniere? E cosa ostacola questo processo?

– Certo che è possibile ed è anche indispensabile. Dal momento che il carbone per il nostro territorio è la ricchezza più importante e grande. E’ per noi davvero “oro nero”. E questo può essere fatto solo se si comprende che tutta la produzione miniera dovrebbe essere nazionalizzata, tutto il sottosuolo dovrebbe appartenere al popolo della regione di Lugansk. Solo lo Stato è in grado di recuperare l’industria del carbone. Non ci sono altri modi.

E dove si possono prendere i soldi per ripristinare le miniere? Sono forniti da qualcuno?
– Oggi, siamo in una situazione in cui vi è una questione di sopravvivenza della Repubblica, mentre la metà del territorio è ancora occupata dalla giunta nemica, mentre nuove riserve sono continuamente chiamate al fronte, e la questione della sopravvivenza dei militari è un problema cruciale, penso che parlare del programma globale di rilancio delle miniere sia ancora prematuro. Cerchiamo di sopravvivere prima. Facciamo in modo che tutte le decisioni possano essere prese qui a Lugansk in nome e per il bene del popolo di Lugansk. Chi vorrà, troverà i soldi. Dove e come lo sapremo in tempo di pace, quando la Repubblica ripristinerà i suoi confini, espellerà tutto il marcio qui, in quel momento penso che i soldi arriveranno. Fondi se ne troveranno tanti. Abbiamo un intero complesso, che si basava sul carbone. Non c’è da stupirsi che i nostri antenati qui in Alchevsk costruirono le loro acciaierie – sono costruite appositamente per questi giacimenti di carbone coke proprio allo scopo di aver vicino coke e minerale di ferro, l’anomalia magnetica di Kursk (il più grande giacimento ferroso del mondo), e il giacimento di Krivorozhsky. Qui si trovano i più grandi giacimenti di minerali di ferro. E’ le nostre fabbriche si trovano qui. E ora, quando l’economia funzionerà in pieno, saranno distribuiti gli utili e gli utili in eccesso non saranno a favore di Tizio o Caio, ma in favore dei lavoratori della regione di Lugansk, e i fondi per il recupero, la rigenerazione e lo sviluppo dell’industria del carbone Donbass saranno certamente trovati. Ovviamente se non si esporta indiscriminatamente, come da 23 anni a questa parte, verso ovest, dove hanno alzato la loro economia ed ottenuto inaspettati profitti, mentre qui tutto a causa della giunta di Kiev, si potrebbe dire, è ridotto al minimo, si mira a rendere ancora una volta la steppa Donetsk pura, nuda, senza alcuno sviluppo industriale.

Si agisce per la RPL (Lugansk) e la RPD (Donetsk), come entità separate, o come Novorossija? Si prega di spiegare la vostra risposta.

– Io sono il vicepresidente della Repubblica Popolare di Lugansk, per questo mi duole il cuore per la mia terra natale, per la Repubblica Popolare di Lugansk, ma guardo un po’ avanti visto che sono deputato fin dall’inizio, e cerco di dare il mio contributo di esperienza ai nuovi deputati. Guardo al futuro nell’interesse della RPL. Io credo che il futuro è la Novorossija secondo il modello che abbiamo adottato, attraverso dibattiti e confronti, abbiamo deciso che la Novorossija deve essere costituita nelle forme da noi decise, facendo i massimi sforzi per riunire al più presto le Repubbliche di Lugansk e Donetsk, più velocemente si salirà, più velocemente si farà, più potente sarà la Novorossija. I legami tra le regioni di Donetsk e Lugansk sono così stretti che è impossibile essere indipendenti l’uno dall’altro. Abbiamo questo unico complesso, per questo abbiamo votato. È così posso vedere il futuro e lo sviluppo del nostro stato solo in questa direzione.

(parte non registrata in video ma al telefono)

Quante sono le miniere di stato rimaste?

– Al momento del crollo dell’Unione Sovietica nella regione di Lugansk c’erano 97 miniere che erano di proprietà statale. Durante i primi anni ‘90 non sono state toccate e secondo le leggi dell’Ucraina appartenevano al popolo. In realtà, non sono state toccate fino al ‘98. Poi si è iniziata a manifestare una certa intolleranza verso di esse da parte dello Stato, soprattutto con l’avvento di Kuchma. Allora iniziarono i primi progetti di ristrutturazione e i primi colpi ricaddero su una delle più potenti associazioni, la “Stakhanov-carbone”, nella quale si trovavano 17 miniere. Cosi sono iniziate le prime mal programmate chiusure: le miniere sono state prima chiuse, e soltanto dopo si è stabilito un progetto razionale per la loro chiusura. In particolare: la famosa miniera in cui Stachanov stabilì il record, la miniera “22° Congresso del Partito,” è morta la miniera “Central Irmino” – questa miniera era appena uscita dalla ricostruzione generale, e si sarebbe sviluppata attraverso l’estrazione dei giacimenti preparati per la sua riapertura. Invece di pensare a far rivivere questa miniera! E’ stata una delle prime ad esser chiusa nella regione di Lugansk, ed è inconcepibile. Fu una delle prime ad essere chiusa e la gente cacciata, e soltanto dopo si pensò ad un progetto razionale di chiusura. Io, da ingegnere minerario ufficialmente dichiarai: “Questo è un crimine contro, in primo luogo, il territorio e le persone che lavoravano nella miniera, e in secondo luogo, si tratta di un crimine contro tutti gli abitanti della regione Lugansk”. Questo è stato il primo tassello, che non ha avuto assolutamente nessuna punizione, e che ha mostrato a tutti che ci si può comportare così indegnamente verso l’industria del carbone e di tutto il sottosuolo. Dov’è finita l’apparecchiatura della miniera, c’erano 50 km di miniere, tutto abbandonato senza esser smantellato. Ed un metro corrisponde ad una tonnellata. Abbandonare questa miniera è di per sé un crimine. Abbandonare tutto senza pensare, non facendo alcuna misura di sicurezza per le altre miniere. L’acqua di questa miniera da qualche parte andrà e sarebbe necessario convogliarla per le miniere vicine, perché l’estrazione del carbone in questa regione è in corso da più di cento anni e le miniere sono compatibili tra loro quindi l’acqua troverà il suo percorso. Se viene pompata l’acqua da alcune istallazioni troverà la strada verso altre. I geologi lo sanno, se non si prendono provvedimenti verso queste acque, distruggiamo anche tutte le miniere circostanti. Ed è successo. E’ capitato nella città vicina di Bryanka – nella miniera “Krivoy Rog”, che è stata abbattuta dalla miniera “Brjankovsky”; aveva enormi riserve di 72 milioni di tonnellate non lavorate, dal giacimento Goncharovskiy; si è pianificato di bloccare queste due miniere, vale a dire “Brjankovsky”, “Krivoy Rog”. Non sono state eliminate, ma semplicemente sospeso il lavoro. Lì vi erano rialzamenti, c’erano sì degli aspiratori, ma l’acqua era bassa come se fosse fatto apposta da una sorta di sabotaggio: cioè, riguardo l’acqua bassa del “Brjankovsky” non sono stati presi provvedimenti per sostenere il “Krivoy Rog”, le istallazioni della ”Orizzonte 567” erano già rovinate, cioè le miniere erano già collegate. Questa è stata una bomba per la “Stakhanov-carbone”. Questa “bomba” è stata messa nel “Central-Irvine,” e le prossime saranno la “Chesnokovo”, la “Maksimoka”, la “Lenin”, e dall’altra parte “Bryanka” che ha causato l’allagamento della miniera di “Brjankovsky”. Hanno smesso di pompare acqua dalla miniera “Krivoy Rog” e l’acqua per forza di gravità è andata ad allagare la “Brjankovsky” qui le pompe hanno fallito poiché’ erano progettate per una potenza di afflusso di acqua del solo “Brjankovsky”, che quindi si è allagata – circa 300 vagoni di carbone sono rimasti li.

In che anno è stato?

– Nel mese di dicembre del 1995. E ciò che vediamo e che queste due miniere sono ormai utopia. Accanto c’è la “Ilic”, che ha cominciato a prendere l’acqua da entrambe le miniere. Il flusso d’acqua andò nei “Campi Illich” nel 1996 affondando la miniera base dello “Stakhanov-carbone” al centro di Stakhanov – una potente miniera, che un tempo forniva 5-6 mila tonnellate di carbone al giorno, e che si trova nel centro della città, è anche chiamata “Donbass in miniatura”. Ha fornito prezioso carbone coke per l’impianto che per primo è stato costruito nei pressi di questa miniera. E ‘stato il primo impianto nell’Impero russo. E’ stato qui che ha avuto origine l’industria chimica del carbone del Donbass. Quando gli stabilimenti morirono, vale a dire, “Krivoy Rog”, “Brjankovsky”, “Irmino Centrale” Maximovka, Chesnokovo – tutti stavano lavorando nel campo del carbone da coke, dopo che la minaccia di inondazioni aveva appena fatto chiudere le miniere “Chesnokov” e “Maksimovskaya.” Pertanto, si tratta di un crimine colossale contro la regione, che dà lavoro a circa tremila minatori in tutto il complesso. Non sono solo le miniere, ma anche il mantenimento degli impianti, l’industria chimica legata al coke, le aziende di trasporto. E nessuno sa perché non è stato fatto nulla. La sensazione è che a Kiev qualcuno voleva fare del male all’Ucraina, al Donbass, e a tutti i lavoratori.

C’erano 97 miniere, quante ne sono rimaste?

– Ad oggi, circa 30 sono le miniere che lavorano, cinque in Sverdlovsk, cinque Rovenky, cinque nella Red Ray, cinque in Krasnodon, sei a Pervomaisk, quattro nelle miniere Lysychansk e otto nella “Lugansk carbone”. Importanti sono le miniere “Anninsky” e “Krasnopol’skaya”, specialmente la seconda ha un grande potenziale. Queste due miniere erano in fase di ricostruzione generale alla fine degli anni ’80 ed hanno ricevuto enormi investimenti. Poi cominciò la costruzione di una nuova unità nel “Krasnopolevskoy”, – 66 milioni di tonnellate di bilancio e 38 milioni di tonnellate fuori bilancio. Sommate e otterrete il numero totale delle riserve generali dei campi, in “Krasnopolevskoy” – più di un centinaio di milioni di tonnellate di carbone da coke. Ed è tutto molto vicino a Alchevsk, letteralmente sotto questi impianti venne costruita per tanti anni la fabbrica АлчевскКоксоХим

E quelle che sono rimaste sono pubbliche o private?

– Pubbliche: 5 a Krasnoluchskaya, 4 a Lisichanskiy, che sono ora in territorio degli “ukropi” (dispregiativo per ucraini) e 6 a Pervomaisk. Il resto sono le migliori miniere che producono carbone unico sul pianeta, per «antracite», con sede a Sverdlovsk e Rovenky. Li ci sono giacimenti di carbone antico. Vi è estratto carbone di alta qualità per trasferimento di calore. Ma la cosa più importante – si produce il miglior carbone solforoso, lo zolfo per il carbone – è un indicatore molto importante. Ecco come possiamo pagare tutti i nostri creditori.

 

 

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