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Lettera di uno studente

Questo è un breve racconto dell’ipocrisia in un Liceo di Milano, lo Scientifico “Luigi Cremona”.

Una lettera di uno studente:

I rappresentanti degli studenti convocano un’assemblea d’istituto il 13 Aprile per spiegare le ragioni della campagna di boicottaggio dei test INVALSI. Soltanto un giorno dopo la convocazione la Presidenza nega il permesso, senza un apparente motivo. I rappresentanti chiedono quindi spiegazioni chiare, e gli viene risposto che “i professori, in questo periodo denso di eventi, avrebbero perso ore di lezione”. Sul foglio di convocazione la risposta era “per ora no”: non c’è problema, una settimana in più o in meno non cambia poi tanto: stizziti dalla situazione, si decide comunque di riunirsi la settimana successiva.

Il giorno dopo, in mattinata, viene fatta pervenire ai rappresentanti una nuova, ridicola risposta: “No, dopo il 26 (Aprile, ndA)”. E’ ormai chiaro che non si tratta di una questione organizzativa, dei tanti impegni e delle ore perse dai professori (l’assemblea dura un’ora per ogni classe): la questione è politica. Si sta impedendo agli studenti di parlare di un argomento, di parlarne in un certo modo.

I rappresentanti, dopo diverse convocazioni in Presidenza, hanno nuove conferme, dopo accese discussioni, della volontà di vietare l’assemblea per il suo contenuto.
Decisi a non retrocedere e scendere al minimo compromesso, l’assemblea è convocata il 18 di Aprile.

Dopodiché, calma piatta, tutto sembra sistemato. E invece? Una circolare passa in tutte le classi seconde: gli studenti sono convocati in aula magna per un’informativa del Dirigente scolastico. Indovinate a che proposito? I test INVALSI. Eppure non finisce qui, indovinate un po’ il giorno in cui si dovrà svolgere questa riunione privata? Il 13 Aprile: eh sì, proprio la data per cui inizialmente era stato revocato il permesso*.

Ma non vi scoraggiate, il peggio deve ancora venire: a Riccardo, un rappresentante d’istituto e militante del Fronte della Gioventù Comunista, presentatosi all’assemblea studenti-preside, viene intimato di uscire, ed è cacciato dalla stessa Preside, senza una spiegazione.
Eppure mi sorge un dubbio: ma il problema delle preziose ore perse dai professori? Come funziona, quando parlano gli studenti si perdono ore e quando la Preside fa la stessa cosa invece no? E’ impressionante, è vero che siamo a un Liceo Scientifico, ma quello di giocare con il tempo mi sembra un potere magico!

Non passano che pochi giorni e veniamo a sapere che la Presidenza invierà professori “scelti”, come scagnozzi, a presenziare durante l’assemblea per “garantire la pluralità de punti di vista”. Avete anche il coraggio di parlare di pluralità dopo aver fatto riunioni private, a porte chiuse in cui si riportavano in un mieloso monologo i pregi dei quiz a crocette? Se vengono stilate graduatorie delle scuole (è questo che si vuole introdurre in modo strutturale) e dopo aver diviso le scuole “di serie A” da quelle “di serie B” introdurre finanziamenti differenziati, il problema è di fondo. Non basterà qualche giro di parole per giustificare tutto questo.

Negli “Open Days” però, dopo aver spolverato in tutti gli angoli la scuola e coperto ciò che non si deve vedere, i discorsi dei “manager” della scuola straripano di vuote parole: il parere degli studenti viene considerato, l’attenzione nei confronti degli alunni, il pensiero critico.. La realtà è che gli studenti possono parlare soltanto quando sta bene a voi, e sono liberi di farlo ma entro certi limiti, che si fanno sempre più stretti. Se si parla dei problemi reali degli studenti e dell’istruzione (il contributo scolastico, le prove invalsi, la “buona scuola”), non passa un secondo che già cominciano i problemi, e in qualsiasi modo si cerca di tapparci la bocca. Sono certo che questo non sia un caso isolato, ve lo riporto perché mi sembra profondamente scorretto questo comportamento nei confronti di studenti che portano avanti una giusta battaglia.

*L’assemblea di istituto, a voler essere precisi, secondo il testo unico del 1994, non necessita di approvazione, ma è convocata. Essa è revocabile, previa esaurente precisazione da parte della Dirigenza, delle motivazioni della revoca stessa.

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