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Proteste studenti: il governo fa scena muta e cancella il CNPC

Venerdì 22 febbraio più di 100’000 studenti manifestano contro il governo Lega-Cinque Stelle e le sue politiche in materia d’istruzione, smascherando il “finto cambiamento” con una piattaforma di lotta che attacca le responsabilità politiche del disastro attuale. La critica degli studenti investe i fautori delle politiche sull’istruzione e il processo di smantellamento della scuola pubblica, portato avanti da tutti i governi senza soluzione di continuità.

Nonostante la grande mobilitazione, la giornata di lotta si svolge sotto il silenzio mediatico. Pochi articoli da parte delle testate nazionali e in televisione servizi di pochi secondi, insufficienti ed incompleti. A livello locale vengono riportati i contenuti della protesta in esili trafiletti, che in molti casi non mettono in luce le rivendicazioni della lotta o peggio ancora deformano le parole degli studenti.

Sembra che i giornali preferiscano parlare di altro che dare spazio a una critica chiara e limpida di chi ogni giorno vive la scuola.

Quello che più stupisce è l’assenza di risposte degli esponenti di Governo. La critica diretta degli studenti al ministro dell’Istruzione Bussetti, o ancora a Di Maio e Salvini, non riceve nessuna risposta. In diverse città i cortei che passano sotto le sedi istituzionali chiedono un confronto con i rappresentanti del Governo e del Ministero, e anche da quelle sedi non si ottiene altro che un silenzio di tomba. I responsabili dei tagli all’istruzione e della nuova maturità preferiscono fare scena muta piuttosto che prendersi le proprie responsabilità di fronte agli studenti.

A onor del vero una risposta inequivocabile arriva, a pochi giorni dalla giornata di lotta. A tutti i presidenti delle Consulte italiane viene annunciato che per quest’anno scolastico è cancellato il CNPC ossia il Consiglio Nazionale dei Presidenti di Consulta. Il CNPC si sarebbe dovuto tenere a fine marzo e all’ordine del giorno c’erano temi come il diritto allo studio, la nuova maturità o ancora l’alternanza scuola-lavoro. Il Ministero giustifica questa cancellazione con la scusa di un’“emergenza educativa” in atto che sta tenendo occupati i suoi dirigenti. Senza girarci attorno il messaggio è chiaro: abbiamo altro da fare che parlare con gli studenti. Anzi unire insieme tutte le rappresentanze studentesche, dando la possibilità di una forte critica rispetto a temi dei tagli all’istruzione e della nuova maturità, diventa troppo rischioso.

Il Governo, che nei talk show si pone come forza del cambiamento aperta alla discussione con le parti sociali, nei fatti chiude il dialogo con gli studenti e cancella i pochi spazi in cui si poteva ancora muovere una critica. Nei fatti il silenzio a seguito della mobilitazione del 22 febbraio e la chiusura al dialogo sono di per sé dei messaggi forti. Il loro silenzio è l’ammissione di essere responsabili di politiche in linea con i precedenti governi, in linea con gli interessi dell’Unione Europea e dannose nei confronti degli studenti delle classi popolari. È molto più facile mettere tutto a tacere e far finta di nulla che rispondere a volto scoperto.

Intanto la politica di legittimazione della nuova maturità continua: in tutta Italia il ministero organizza con i rappresentanti d’Istituto e di Consulta incontri tecnici sul nuovo Esame di Stato. In questi eventi, in cui le domande vengono preparate in anticipo e hanno un carattere solo tecnico, l’attività propagandistica del MIUR si fa più forte. Su tutti i loro siti vengono sbandierati questi incontri come momenti di dialogo con le rappresentanze. La realtà è un’altra, questi incontri non danno spazio a nessun intervento fuori programma e le risposte sono già preparate in anticipo. Le rappresentanze vengono utilizzate solo per legittimare l’elaborato del Governo e mai per intavolare una reale discussione con gli studenti.

Tutto ciò dimostra per l’ennesima volta il carattere di questo Governo: sotto il velo del cambiamento si nascondono gli interessi di chi c’era prima. Si continua ad agire nello stesso modo, si penalizza la scuola e l’istruzione per seguire le politiche dell’Unione Europea, per diminuire la spesa sociale e adeguare la didattica agli interessi dei privati.

Gli studenti il 22 febbraio hanno bocciato il Governo e questa scena muta conferma la giustezza della nostra lotta. Provare a mettere a tacere le istanze degli studenti è come buttare benzina sul fuoco. Dalle scuole già si prepara la risposta a questo silenzio. In numerosi capoluoghi gli studenti stanno organizzando presidi presso gli Uffici Scolastici; in tutta Italia sono previste decine di assemblee per proseguire e dare corpo alla lotta degli studenti, che ha trovato nel corteo del mese scorso nuove energie. Di fronte a un governo che da una parte si nasconde dietro lo schermo della propaganda e dall’altra opera l’ennesimo tradimento ai danni dei lavoratori e degli studenti, non piegheremo la testa. Se cercheranno di ignorarci, grideremo più forte: scena muta, governo bocciato!

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