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Tutti a casa, non tutti connessi. L’accesso a Internet in quarantena è un diritto o un privilegio?

*di Gabriele Giacomelli

Il rapporto con i dispositivi tecnologici e il perenne bisogno di una connessione internet stabile e a disposizione 24 ore su 24 rappresentano senz’altro alcuni tra gli elementi che maggiormente hanno condizionato, e continueranno a condizionare, la nostra vita durante l’isolamento obbligato dal periodo di quarantena. Dai rapporti con i familiari e amici, a quelli lavorativi, passando per l’accesso alle video-lezioni e ai materiali di studio il collegamento a internet è diventato ormai indispensabile. La possibilità di disporre di una connessione internet è ciò che ci permette l’accesso al mondo al di fuori della nostra abitazione. Tale convinzione è talmente radicata al punto di dare per scontato che ormai ciascun italiano disponga di una efficiente ed efficace connessione internet e di un mezzo necessario per averne accesso. Ma è davvero così?

Analizzando alcuni dati e raccogliendo molte testimonianze la realtà che emerge è ben diversa. Migliaia di studenti delle scuole superiori in tutta Italia si sono mobilitati negli scorsi giorni per chiedere, tra le varie rivendicazioni, che tutti fossero messi nelle condizioni di poter disporre dei mezzi necessari per avere accesso al materiale didattico, evidenziando forti limitazioni al diritto allo studio. Il ministro dell’Istruzione Azzolina ha “risposto” stanziando appena 70 milioni di euro a fronte di oltre 1 milione e mezzo di studenti sprovvisti di tablet o computer. Una cifra  di appena 35 euro per studente, senz’altro insufficiente per l’acquisto di tali dispostivi. Come confermano i dati, infatti, soltanto il 20% delle famiglie italiane ha la possibilità di garantire un computer o un tablet a testa per ogni membro del nucleo familiare.

Per quanto riguarda la connessione a internet il risultato non cambia: quello che da governo, imprese, università e scuole viene dato per scontato in realtà non lo è affatto. Secondo i dati Agcom soltanto il 36,8% degli italiani può fare affidamento su una connessione internet “ottima”, in grado cioè da assicurare oltre i 100 Mbps (megabit per secondo) e fino a 1 gigabit, allo stesso tempo ben il 31,5% degli italiani non può avere accesso a una banda larga superiore ai 30 Mbps, la velocità minima per non avere problemi con le applicazioni internet più avide di banda, come le applicazioni necessarie per attività quali video-lezioni o video-conferenze, download di lezioni registrate da professori o file per l’accesso al materiale didattico. È bene ricordare che il restante 68,5% di italiani che secondo Agcom dispone di una connessione superiore ai 30 Mbps è tale solo in linea teorica, poiché spesso si ritrova a disporre di una velocità di connessione inferiore a causa di molti fattori tra cui quello della distanza tra la propria abitazione e l’armadio stradale da dove viene erogata la linea, causando una connessione lenta e instabile.

Altro dato da prendere in considerazione, e per buona parte taciuto da chi continua a lodare le possibilità offerte dallo svolgimento delle mansioni lavorative o scolastiche “comodamente dalla propria abitazione”, è quello relativo ai costi necessari per sostenere tali attività e per poter disporre di una sufficiente connessione internet. Nel fenomeno dello smartworking, ora esploso per ovvie ragioni legate all’emergenza, una parte dei costi solitamente a carico delle aziende vengono scaricati sulle spalle dei lavoratori, costretti a far fronte a proprie spese dei mezzi per svolgere la propria occupazione; lo stesso ragionamento può essere applicato in relazione agli studenti.

Il costo medio per un modem fisso si aggira intorno ai 25/30 euro mensili, che si aggiungono alle spese necessarie che ogni famiglia o studente è costretta a sostenere per poter proseguire i propri studi. Un problema particolarmente sentito dagli studenti fuori sede, i quali solitamente non dispongono all’interno della propria abitazione in affitto di una rete internet fissa sia per i costi eccessivi, (che all’anno significherebbero circa 320 euro da aggiungere alla quota dell’affitto e delle bollette, alle tasse universitarie e al costo dei libri), sia spesso a causa della mancata volontà da parte dei padroni di casa di mettere a disposizione tale servizio. È evidente che in un periodo come quello attuale, in cui le università e le biblioteche sono chiuse, vengono a mancare completamente gli unici accessi a una rete internet fissa a cui questa categoria di studenti può fare riferimento. Sono infatti decine di migliaia gli studenti fuori sede in Italia che stanno trascorrendo il periodo di quarantena nella propria città di studio. Ad oggi però non si registrano da parte degli atenei italiani e del ministero dell’istruzione prese di posizione riguardo questo tema, continuando a dare per scontata la disponibilità da parte di ogni studente di una linea internet che consenta un regolare accesso alle lezioni, al materiale didattico e che permetta lo svolgimento in modalità telematica degli esami. Tutto ciò finisce per rappresentare una grave limitazione al diritto allo studio, pesando soprattutto sugli studenti delle classi popolari che non possono permettersi le spese necessarie per il mantenimento di una buona connessione e che rischiano di vedere compromessa la continuità del proprio percorso di studi.

In assenza di una adeguata linea fissa il mezzo di ripiego impiegato da milioni di italiani per rimediare a questa situazione è quello della linea mobile tramite smartphone, il cui traffico dati sta vivendo in queste settimane di emergenza un vero e proprio boom, con oltre il 35% in più di utilizzo della rete mobile e rappresentando per le compagnie telefoniche una imperdibile occasione per conquistare nuovi clienti e naturalmente aumentare i profitti. Nel dettaglio, tra le principali linee telefoniche soltanto Tim ha deciso di offrire per un mese giga illimitati ai suoi clienti, a differenza delle altre che hanno preferito soltanto applicare alcuni sconti sulle tariffe già esistenti o fornire nuove promozioni a pagamento con giga illimitati. La scelta di Tim di poter regalare a tutti i membri di Tim Party, un programma di fedeltà gratuito aperto a tutti i clienti Tim, Giga illimitati per un mese la pone in una posizione di assoluto vantaggio, risultando come la compagnia con più utenti fidelizzati a livello nazionale e uscendo notevolmente rafforzata nella competizione rispetto alle altre compagnie. Quello che si prospetta è infatti una riarticolazione all’interno del mondo delle compagnie telefoniche di cui Tim sta già facendo la parte del leone, tentando di approfittarne il più possibile della situazione per assicurare la propria posizione di monopolio. Tutto ciò è confermato dalle parole di Franco Lombardi, presidente dell’associazione azionisti di Tim, indirizzate direttamente al presidente del consiglio la prima settimana di aprile nelle quali si ricorda che “l’emergenza che il Paese sta vivendo richiede l’urgente adozione di misure e iniziative atte a potenziare le infrastrutture di rete, migliorandone la disponibilità, la capacità e la qualità. Tale efficiente potenziamento non può prescindere dalla creazione di una rete unica”. Una vera e propria posizione di monopolio nel campo della rete mobile che Tim sta rapidamente rafforzando, cogliendo al volo l’occasione presentatasi nell’attuale contesto di emergenza, e passa necessariamente dalla sconfitta, sul terreno della competizione capitalistica, delle altre compagnie rivali come confermano le stesse parole di Asati: “il passaggio dal rame alla fibra richiede ingenti investimenti con un ritorno di lungo periodo, non sostenibili economicamente  qualora duplicati e realizzati da più operatori”. Ma la strategia di Tim non si ferma qui, è in corso infatti attraverso l’amministratore delegato di Tim Lugi Gubitosi, il progetto di partnership tra Tim e Google al fine di rafforzare il gruppo nell’erogazione di servizi digitali.

Una “fetta” di mercato sempre più grande, insomma, per i grandi monopoli della telefonia e per i capitalisti del settore che da questa situazione di crisi ne usciranno ancora più rafforzati, tutto questo naturalmente mentre in tutta Italia centinaia di migliaia di famiglie lavoratrici continuano a non disporre delle possibilità economiche per poter assicurare l’accesso ai servizi online oggi indispensabili.

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