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Lenin e i giovani socialisti italiani

Il seguente articolo è stato pubblicato su L’Unità, 11/10/1970, a firma di Luigi Polano, già segretario della Federazione Giovanile Socialista nel 1921 e primo segretario della FGCI dopo il congresso che decretò l’adesione in massa della componente giovanile al Partito Comunista d’Italia nato a Livorno.


Luigi Polano, nel 1920 segretario della FGS, rievoca un incontro che ebbe al 2° congresso dell’Internazionale comunista con il grande dirigente rivoluzionario che criticò lo scarso lavoro compiuto in Italia fra le masse giovanili contadine. I punti di forza dell’organizzazione giovanile — Operai, studenti ed impiegati — Sessantamila i tesserati

Un giorno di fine luglio parlai con Lenin. Ero con Willi Münzberg, segretario dell’ufficio della gioventù socialista Internazionale. Lenin venne a sedersi sugli scalini che portavano alla tribuna del congresso per sentile meglio l’oratore. Noi eravamo vicini, Münzberg mi presentò e Lenin mi strinse a mano. Poi disse a Münzberg che avrebbe voluto parlarmi. Io era allora segretario della gioventù socialista italiana e membro dell’esecutivo dell’Internazionale Giovanile Socialista. Poco dopa ci incontrammo in una saletta vicina. Lenin mi tolse dall’imbarazzo dicendomi che conosceva bene la lotta della gioventù socialista italiana contro la guerra, il contributo dato all’Internazionale Giovanile comunista e l’attiva propaganda a favore dell’Internazionale che i giovani avevano svolto nel PSI. Poi mi chiese informazioni sul numero degli iscritti. Gliele diedi.

Nel 1914 i giovani socialisti tesserati erano stati più di diecimila poi a causa della guerra e della mobilitazione generale gli iscritti erano calati a seimila. Nel giugno del ‘20 i tesserati erano 60.000 e io prevedevo un aumento fino a 80.000.

« Bene bene — disse Lenin — lavorate per fare della vostra Federazione una grande organizzazione di massa della gioventù socialista. Ma non pensate di cambiare il nome della Federazione da da socialisti in comunista?» Risposi di sì e che questo sarebbe avvenuto nel primi mesi del 1921.

Lenin incalzò con le domande. Voleva sapere qual era la posizione della Federazione  rispetto alla situazione interna del PSI e se ritenevamo compatibile la presenza dei riformisti nel partito. Risposi che D Aragona e gli altri non potevano rimanere nel partito e che questa era la posizione del novanta per cento dei giovani tesserati della FGS.

Lenin mi pose allora un’altra questione. Voleva sapere quale fosse l’influenza esercitata da Bordiga  e dal suo gruppo sui giovani socialisti. Risposi che mentre ero d’accordo con Bordiga per l’espulsione dei riformisti, non lo ero invece per l’antiparlamentarismo e per la richiesta di astenersi dal partecipare alle elezioni politiche. Dissi che consideravo ciò un errore e che speravo che Bordiga rinunciasse a condurre tale battaglie nel PSI o nel Partito comunista. Parte dei giovani socialisti – aggiunsi – sono sulle posizioni di Bordiga, ma abbiamo evitato di prendere una posizione ufficiale negli organi dirigenti della Federazione per mantenere l’unità dei giovani socialisti nella lotta sul problema centrale dell’espulsione dei riformisti dal PSI e la trasformazione di questo partito in un vero partito comunista che sia sulle posizioni della III Internazionale.

Un altra domandi di Lenin: «In quali parti del paese la vostra organizzazione ha più influenza? E vi occupate di conquistare al socialismo la gioventù contadina?» Io lo informai allora del fatto che la FGS era più forte nei centri operai come Torino, Milano, Genova, Livorno e nelle zone agricole dove era prevalente il bracciantato (Emilia, Toscana, Puglia e Sicilia). Fra gli iscritti c’era anche un buon numero di studenti e impiegati. Fui costretto tuttavia ad ammettere che non avevamo curato molto la propaganda e l’iniziativa tra i giovani contadini.

Lenin allora mi interruppe per dirmi che era invece necessario dedicare molto lavoro ad aumentare l’influenza tra le masse della gioventù contadina giacché la classe operaia nella sua lotta rivoluzionaria per una nuova società deve conquistarsi l’alleanza delle grandi masse dei contadini e particolarmente dei giovani.

Poi aggiunse: «L’organizzazione giovanile per diventare un’organizzazione di massa della gioventù, oltre a diffondere l’ideale socialista fra i giovani e lottare per la pace e l’amicizia tra i popoli, deve occuparsi dei problemi concreti della masse giovanili, dei giovani operai, dei giovani braccianti come dei giovani contadini, degli studenti. Sono – mi disse – i problemi dello studi, del lavoro, del tempo libero. Del resto – concluse – questi sono problemi di tutto il movimento comunista e di questi problemi appunto discuteremo in questo nostro Congresso.»

Con queste parole Lenin prese congedo dandomi ancora la mano.  «Ci rivedremo ancora durante il Congresso – mi disse – ma comunque vada vi auguro un buon soggiorno da noi, un buon ritorno in Italia e molti nuovi successi alla vostra Federazione Giovanile Socialista. Sono convinto che i lavori dell’Internazionale comunista avranno importati e utili indicazioni per il vostro lavoro in Italia.»

Luigi Polano

 

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