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TTIP

Il TTIP nuova forma del capitale monopolistico euro-atlantico

di Alessandro Mustillo

Nelle segrete stanze di Bruxelles da mesi è in atto la trattativa tra Unione Europea e Stati Uniti per la creazione di un accordo di libero commercio tra le due aree, che cancelli ogni ostacolo alla possibilità dei grandi monopoli di commerciare liberamente tra Usa e Ue. Si chiama TTIP, sigla che sta per “Transatlantic Trade Investiment Partnership” e riguarderà per l’appunto tutti i paesi Ue e gli USA. Un’area che diventerà ancora più grande considerati gli altri accordi di cooperazione collaterali, come quelli con il Canada, che si stanno realizzando.

In totale circa un terzo del pianeta e un’area che rappresenta tra il 50 e il 60% del PIL mondiale rientrerà in questo accordo. L’obiettivo sostanziale è la cancellazione delle forme di dazi ancora presenti tra UE e USA e un progressivo adeguamento dei requisiti per la produzione e il commercio dei prodotti agricoli ed industriali in modo da cancellare quelle che vengono definite “barriere di fatto” al pieno sviluppo del libero commercio.

Il processo di creazione del TTIP ricalca quello del MEC (il Mercato Comune Europeo) antenato dell’Unione Europea, con la sostanziale differenza che il dibattito politico sull’entrata in vigore di questo trattato oggi non riguarda più gli Stati europei ma direttamente la UE. La conseguenza è che del TTIP non sa niente nessuno o quasi, mentre da mesi i grandi monopoli europei e statunitensi trattano per trovare il miglior modo per raggiungere i loro scopi. La tendenza alla costruzione di un mercato sempre più globale rappresenta una necessità strutturale per i grandi gruppi monopolistici che vedono nelle barriere doganali e negli altri intralci al libero commercio un ostacolo all’aumento dei profitti. Attraverso il TTIP non esisteranno più queste barriere commerciali tra USA e UE, così come già accade internamente ai paesi europei.

A ben vedere il TTIP è l’inizio di un superamento della stessa Unione Europea in un qualcosa di più grande e favorevole ai grandi monopoli; è una cessione di sovranità nella cessione di sovranità che già l’UE rappresenta rispetto agli stati che la compongono, con la conseguenza che le leggi internazionali saranno fatte a misura degli interessi del grande capitale. Il testo completo del TTIP è ancora oscuro, però alcune considerazioni possono essere fatte, anche alla luce dell’esperienza storica di come gli accordi di cooperazione economica in questa fase tendano progressivamente a realizzare un effetto espansivo che coinvolge direttamene i diritti e le tutele dei lavoratori, ma anche le stesse istituzioni giuridiche e politiche.

Il TTIP coinvolgerà l’agricoltura e l’industria, alternando con tutta probabilità non solo le caratteristiche finali della produzione dei beni, di cui le masse risentono in quanto consumatrici finali, ma i processi produttivi in cui la maggior parte della popolazione entra come classe lavoratrice. In secondo luogo creeranno un mercato a misura dei grandi monopoli, a scapito della piccola e media impresa; solo le aziende più forti saranno in grado di resistere ad una competizione posta sempre di più sulle regole capitalistiche dei bassi costi di produzione e non certo sulla qualità del prodotto finale e sui livelli salariali e le tutele dei lavoratori. Siamo sicuri che per l’Italia il TTIP sarà positivo? Secondo gli organi di stampa del grande capitale (Sole 24 ore in testa) ovviamente. E’ stato stimato addirittura – ma non si capisce sulla base di cosa – che il TTIP porterà un incremento della ricchezza di ogni famiglia pari all’incirca a 500 euro annui. Peccato che questa statistica sia la consueta media dei polli.

Prendiamo l’esempio delle esportazioni, che si dice il TTIP rilancerà con buoni effetti per l’Italia. Per comprendere a chi andranno realmente i vantaggi di tutto questo basta considerare il dato che delle circa 200.000 imprese italiane esportatrici le prime dieci (monopoli dei settori agroalimentari, tessile, automobilistico e energetico) ricevono il 72% dei profitti totali. Si ripeterà insomma quello che è accaduto con la costituzione del mercato comune europeo, su un piano ancora più elevato. La struttura delle esportazioni italiane si è retta sul sistema delle piccole imprese negli anni della costante svalutazione monetaria che permetteva di mantenere un basso costo della merce finale, con un cambio monetario favorevole in tal senso, non incidendo troppo sul livello del potere d’acquisto interno dei lavoratori. Questo sistema, insieme con gli aiuti di Stato è entrato in crisi con l’ingresso nella UE  con le sue regole e i suoi parametri, e con l’adozione dell’Euro che rende impossibile ogni intervento nazionale sulla moneta. Il risultato è che dal combinato dell’integrazione europea e adozione del’euro il processo di concentrazione della ricchezza, la tendenza alla centralizzazione e concentrazione della produzione, a scapito della piccola impresa è aumentato. Le piccole imprese chiudono e lasciano centinaia di migliaia di lavoratori senza lavoro, le grandi imprese ristrutturano crescono nei profitti, delocalizzano all’estero la produzione dei rami di azienda non redditizi in Italia e aumentano i loro profitti. E’ facile prospettare che con il TTIP questo processo andrà avanti. Il TTIP è la creazione di un mercato a misura dei grandi monopoli come la FIAT. Aziende che hanno base nel mondo intero con stabilimenti produttivi in decine di paesi, sulla base delle sovvenzioni pubbliche e del costo del lavoro locale; hanno la sede legale nel paese dove è maggiore la convenienza dal punto di vista degli assetti proprietari; la sede fiscale dove le imposte sono inferiori e le quotazioni a Wall Street.

In secondo luogo la stima non tiene in conto dei possibili effetti al contrario sulle importazioni. I grandi monopoli statunitensi che entreranno nel mercato comune transatlantico privi di dazi e barriere avranno ulteriormente facilitata la penetrazione dei prodotti nel mercato nazionale, agevolati in questa fase anche da un cambio monetario favorevole in questo senso. In alcuni settori, come l’agroalimentare la grande distribuzione sta già soppiantando il tessuto produttivo e di distribuzione precedente, legato a buoni standard qualitativi e alle tradizioni nazionali. Proprio questo settore che è un vanto nazionale, e che si dice avrà con il TTIP grandi possibilità, sarà al contrario molto colpito. Già l’agricoltura italiana è in profonda crisi, l’ingresso di prodotti dal mercato transatlantico darà il colpo di grazia. Anche gli standard qualitativi elevati previsti in Italia saranno rivisti nei fatti al ribasso, livellando l’intero mercato sul criterio dei costi bassi. Una manna per il grande capitale, un doppio inferno per i lavoratori che saranno costretti a produrre e mangiare prodotti di bassa qualità.

Anche la regolazione giuridica sarà transnazionale perché sarà istituito un tribunale arbitrale comune al quale le aziende potranno rivolgersi direttamente, scavalcando la giurisdizione nazionale e a quanto pare la stessa giurisdizione europea. La funzione di questo tribunale è la condanna degli Stati che operano contro le regole del TTIP. Anche in questo senso il TTIP costituisce una ulteriore perdita di sovranità popolare a scapito delle leggi internazionali del grande capitale e una  premessa del superamento della stessa UE in qualcosa di ancora più grande e peggiore. Ovviamente questo inciderà prima o poi sulle regole del lavoro, sui diritti sociali come la sanità, l’istruzione, per l’effetto espansivo che gli accordi economici hanno in questo ambito e l’esempio della UE da questo punto di vista insegna.

Il tutto mentre la crisi del capitalismo è evidente, ed in particolare la crisi di egemonia di questi paesi di fronte all’emergere di nuove economie di mercato, come i BRICS, sempre più competitive a livello internazionale. L’ultima mossa del capitale euro-atlantico che cerca in questo modo di trovare nelle stesse aree di propria influenza un sistema per ottenere maggiori margini di profitto, aumentare i processi di concentrazione e centralizzazione, trasformando tutto in profitto per i grandi monopoli. Ma il TTIP è anche l’aumento del legame tra Stati Uniti e UE nel contesto di una competizione interimperialistica sempre più forte, elemento che non si può scindere dall’analisi di questo trattato, perché direttamente orientato alla prospettiva di conflitti di livello globale.

Il TTIP non garantirà alcun guadagno alle famiglie italiane. Il TTIP è oggi la nuova forma del mercato del grande capitale, la forma sovrannazionale che nell’Unione Europea e negli Stati Uniti assume il capitale monopolistico. E’ pensato su misura degli interessi dei grandi monopoli a scapito delle masse lavoratrici e da cui esse hanno solo da perdere. Nostro dovere è opporci a questo nuovo mostro.

 

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