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Quando i giornali hanno paura di dire “fascista”

Emmanuel Chidi Namdi, 36 anni, richiedente asilo, è stato ucciso, massacrato di botte a Fermo il 5 luglio, dopo aver difeso la compagna di 24 anni dagli insulti razzisti di un gruppo di cittadini italiani. Aveva lasciato la Nigeria dopo che un gruppo terrorista aveva ucciso i suoi due figli nella devastazione del suo villaggio, come molti altri suoi connazionali – la Nigeria è uno dei primi paesi di provenienza degli immigrati che sbarcano in Italia – aveva chiesto asilo politico, avendone tutti i requisiti. È stato ucciso da un gruppo di fascisti, purtroppo sempre più presenti nelle curve.

Dato singolare nessun giornale ha il coraggio di dire le cose come stanno. Tutti pongono l’accento sulla frequentazione dello stadio, sull’essere ultras, nessuno dice la cosa essenziale: Emmanuel, il cittadino nigeriano, è stato ucciso in Italia da un fascista. Forse è ora di fare i conti con la realtà, cosa che un’Italia che non lo ha mai fatto con il proprio passato, difficilmente può fare con il presente. La dimostrazione è la continua legittimazione politica che da ambienti governativi e delle forze politiche maggioritarie viene alle formazioni neofasciste, accettate come interlocutori politici o addirittura come strumento di propaganda per tornaconto immediato, come accaduto recentemente dichiarazioni di esponenti del governo che hanno accumunato chi si oppone alla modifica della Costituzione, ad un noto movimento dell’estrema destra, che ha largamente beneficiato di questa pubblicità gratuita.

Un omicidio fascista e anche vigliacco. Perché Emmanuel Chidi Namdi ha difeso la propria compagna dagli insulti razzisti. Insultare una donna, pestare di botte in gruppo il compagno, fino a ammazzarlo: questa la fiera azione dell’italico gruppo. Non servirà nascondere sotto il tappeto la realtà. L’ordinamento “democratico” con il suo antifascismo istituzionale, di facciata, con la sua collusione con i poteri forti, non solo non ha costruito alcun argine contro il fascismo, ma si sta rivelando il miglior terreno di coltura di nuove pulsioni neofasciste. Oggi fortunatamente minoritarie, ma che tessono rapporti e iniziano a intercettare consensi a livello di massa, e il tema dell’immigrazione è il veicolo maggiore. Da tempo – anche per i gravi errori a sinistra – il senso comune di larghi settori popolari si è spostato pericolosamente a destra, i presidi culturali e sociali smobilitati a sinistra sono stati occupati. Manca ancora una strategia unitaria, manca l’appoggio determinante dei settori del capitale, ma non è detto che di fronte alla crisi che l’Europa sta attraversando e le fratture prodotte anche all’interno delle classi dominanti, nei prossimi anni una parte di queste non inizi a strizzare l’occhio a destra. Perché per il resto gli ingredienti ci sono già tutti.

Il neofascismo ha fatto in questi anni in Italia più morti del terrorismo islamico, che – fortunatamente – non ha mietuto vittime sul territorio nazionale. Eppure se si andasse in giro a registrare la percezione popolare il risultato sarebbe scontato. Grazie anche ad un’informazione che ha paura di dire le cose come stanno. Qualche giornale titolava “Bastardi islamici”dopo l’attentato di Parigi. Nessuno oggi ha avuto il coraggio di mettere in un titolo la parola “fascista”.

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