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Come un pesce nell’acqua

di Alvaro G. Altube*

… Nella sua lotta contro il potere unificato delle classi possidenti, il proletariato può agire come classe solo organizzandosi in partito politico autonomo, che si oppone a tutti gli altri partiti costituiti dalle classi possidenti “. ” … Questa organizzazione del proletariato in partito politico è necessaria allo scopo di assicurare la vittoria della rivoluzione sociale e il raggiungimento del suo fine ultimo, la soppressione delle classi… ” (C. Marx e F. Engels: Statuti dell’Associazione Internazionale degli Operai)

In queste due citazioni, Marx ed Engels non fanno altro che avvertire dell’assoluta necessità della classe operaia di organizzarsi intorno ad un partito che difenda i propri interessi di classe e che abbia come obiettivo finale quello di portarla al potere. Queste citazioni dei padri del socialismo scientifico hanno, nell’attuale contesto di crisi strutturale del capitalismo, più attualità che mai. La classe lavoratrice sta soffrendo i più grandi attacchi dalla seconda guerra mondiale, derivanti dalla necessità dell’oligarchia di superare la sua crisi sulla base di un ulteriore sfruttamento del popolo lavoratore.

Come è avvenuto nell’epoca in cui Marx ed Engels hanno parlato della necessità della costruzione di questo soggetto in grado di organizzare e difendere gli interessi dei lavoratori e degli strati di estrazione operaia e popolare della nostra società, oggi ci troviamo ad affrontare una situazione simile. L’oligarchia organizzata e ben barricata sotto l’attuale struttura della democrazia borghese, monopolizza i due principali partiti politici che senza alcun tentennamento difendono gli interessi della borghesia e dei grandi monopoli (farmaceutici , petroliferi, del gas, dell’energia elettrica …). La sedicente sinistra agisce come paraurti del sistema, proponendo riforme dello stesso, la necessità di tornare ad una forma di capitalismo precedente, allo stato sociale o ad un capitalismo “più umano”, raccogliendo attorno a queste posizioni molti lavoratori che si ritrovano in questi approcci riformisti, ma che non tengono in considerazione i concetti e i metodi della scienza, una possibile soluzione ai loro problemi, senza comprendere che la soluzione non è all’interno del sistema, ma nella costruzione di una nuova struttura economica e sociale che assicuri al popolo lavoratore di essere al potere.

D’altra parte i sindacati maggiori e in concreto i loro vertici, sono stati integrati nel sistema e messi a disposizione degli interessi della classe dominante, concentrandosi esclusivamente sull’accordo con il padrone per le briciole dei pochi diritti sociali che rimangono alla classe operaia. Tuttavia, ciò reclama un sindacalismo unito che sia capace, non di fare patti e mendicare diritti irrisori, ma di strappare all’oligarchia dominante i diritti che come classe gli appartengono e di combattere fino all’ultimo respiro per la difesa della dignità del lavoro, dell’istruzione, dell’alloggio e della salute.

Infine, i gruppuscoli della sinistra che ancora combattono apertamente contro il sistema e vogliono rovesciarlo in nome del socialismo e del comunismo, commettono l’errore di anticipare l’attuale sviluppo della lotta di classe e di credere che come organizzazione, possano rovesciare il sistema senza le masse, giungendo perfino a considerare nemici i lavoratori e le basi sindacali o coloro che cercano di combattere il sistema insieme con le masse, cercando di elevare la coscienza di queste per far si che avvertano la necessità di costruire un’alternativa a questo sistema, che questa alternativa è il socialismo e che per raggiungerlo, le masse operaie e popolari organizzate e unite, devono camminare verso la presa del potere. ” … Uno degli errori piú grandi e piú pericolosi che possano commettere i comunisti, è di immaginarsi che la rivoluzione possa essere attuata ad opera di soli rivoluzionari… Al contrario, per assicurare il successo di qualsiasi seria azione rivoluzionaria, bisogna comprendere e sapere applicare praticamente l’idea che i rivoluzionari possono svolgere soltanto il ruolo di avanguardia di una classe realmente avanzata e vitale… Ma l’avanguardia adempie i suoi compiti appunto di avanguardia soltanto quando sa non distaccarsi dalla massa da essa diretta, e guidare lealmente in avanti tutta la massa” (Lenin: sul significato del materialismo militante)

Per questo noi comunisti ci riuniamo intorno al nostro partito, un partito che non difende gli interessi della “cittadinanza” né gli interessi di “tutti”, poiché gli interessi di Botìn (NdT: imprenditore spagnolo, fondatore e capo esecutivo della Banco Santander Central Hispano) sono sostanzialmente opposti agli interessi di un operaio della fabbrica Sniace di Torrelavega, di un insegnante di una scuola di Vallecas e di un minatore asturiano. Ovviamente solo i più coscienti si organizzano nel partito, si formano e svolgono il lavoro d’avanguardia tra i loro compagni di classe, ma sono coscienti della necessità del resto della classe lavoratrice e dei settori popolari per trasformare la società, sono coscienti che non ci si può isolare da essa e che il proprio posto è al suo fianco in difesa di ogni rivendicazioni della classe operaia, sono coscienti del fatto che devono partecipare in ogni centro di lavoro organizzando i lavoratori nella difesa dei loro interessi.

… La lotta economica è la lotta collettiva degli operai contro i loro padroni per aver migliori condizioni di vendita della forza-lavoro, per migliorare le condizioni di lavoro e di esistenza degli operai. Questa lotta è necessariamente una lotta di categoria, perché le condizioni di lavoro sono estremamente diverse nei diversi mestieri e, inoltre, la lotta per il miglioramento di queste condizioni non può non essere condotta per categorie… ” (Lenin: Che fare?)

Questa organizzazione, dice Lenin, dovrebbe essere in primo luogo sindacale e quindi i comunisti partecipano ai sindacati, anche essendo coscienti che i loro vertici non rappresentano i nostri interessi di classe, ma sapendo che la classe operaia è organizzata in essi e che noi dobbiamo portare il nostro messaggio di organizzarsi al di là delle sigle sindacali e senza abbandonare le stesse, intorno ai CUO (Comitati per l’Unità Operaia), ovunque si trovino i lavoratori. In secondo luogo, la lotta deve essere la più estesa possibile, raggruppando i lavoratori e tutti gli strati popolari intorno a un Fronte Operaio e Popolare per il Socialismo, unendo le forze nel cammino per abbattere il capitale. In terzo luogo e ultimo, questa lotta dei lavoratori organizzati deve essere la meno clandestina possibile. Noi comunisti abbiamo chiaro che il nostro posto è dove stanno le masse popolari, ovunque vi siano conflitti,  ovunque questi siano repressi, nei centri di lavoro, nei quartieri, nei centri di studio…Il partito deve essere al fronte di tutte le sue lotte, nel cammino verso la costruzione del Fronte Operaio e Popolare per il Socialismo, muovendosi tra le masse “come un pesce nell’acqua”.

* Membro del Comitato Centrale del CJC e il direttore di Tinta Roja.

Articolo pubblicato su www.tintaroja.es (giornale del CJC) tradotto in italiano da resistenze.org

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