Home / Internazionale / La necessità dell’offensiva rivoluzionaria in Venezuela
nicolas-maduro3

La necessità dell’offensiva rivoluzionaria in Venezuela

di Salvatore Vicario

Nei giorni scorsi i mezzi di comunicazioni capitalisti hanno riportato con sdegno su TV e giornali, la notizia dell’occupazione da parte dell’esercito venezuelano della catena commerciale DAKA obbligando quest’ultima al ribasso dei loro prezzi, allo stesso che in centinaia di altri negozi del paese.

Dopo un Consiglio dei Ministri, a Palazzo Miraflores, tenutosi lunedì 11 Novembre, il Presidente Maduro ha dichiarato che si va “verso un ribasso generale dei prezzi”. In questo senso si va a intensificare l’offensiva economica, in particolare nei prodotti elettrodomestici, alimentari, tessili, hardware, giocattoli e veicoli. Nella radio e televisioni, Maduro ha chiamato il popolo venezuelano a continuare ad appoggiare la lotta contro la speculazione: “Andiamo insieme a difendere la Patria, a ristabilire i diritti economici e punire con la più grande durezza nel quadro della costituzione e delle leggi della Repubblica” proseguendo che “il Popolo ha il diritto di esercitare i propri diritti economici ed io lo garantirò”.

Nel paese bolivariano è in corso una “guerra economica” portata avanti dalla borghesia e dall’imperialismo, basata sulla speculazione e sul sabotaggio economico e industriale. Settori subordinati all’imperialismo collegati alle imprese del settore alimentare hanno iniziato a sabotare la distribuzione degli alimenti, così come i servizi pubblici e in particolare il sistema elettrico, questo al fine di creare una situazione di caos e di destabilizzazione del governo e del processo rivoluzionario in vista delle elezioni di dicembre. Negli ultimi mesi il governo venezuelano, ha denunciato molteplici sabotaggi contro il sistema elettrico insieme alle continue campagne per sovvertire l’economia del paese. I mezzi di comunicazione a livello internazionale insieme ai mezzi di comunicazioni privati del Venezuela, si son fatti burla delle denunce esposte dal governo cercando di ridicolizzare e di incolpare d’incapacità e inefficienza il governo stesso. Ma il popolo venezuelano così come tutti i sinceri progressisti e rivoluzionari del mondo sa su cosa si basano i macabri piani di destabilizzazione per causare gli interventi imperialisti; come testimonia un documento dal titolo “Piano Strategico Venezuelano” redatto lo scorso 13 Giugno, esiste un piano in fase di applicazione preparato da organizzazioni colombiane dell’ex presidente Uribe e dagli Stati Uniti, che prevede l’incremento dei sabotaggi che colpiscono i servizi alla popolazione, in particolare il sistema elettrico, tanto che alla fine del settembre scorso il presidente Maduro ha espulso tre funzionari dell’Ambasciata USA a Caracas per il loro provato coinvolgimento in questi piani di sabotaggio. Un’altra parte del piano riguarda le questioni sociali, mirando alla provocazione del malcontento sociale tramite l’incremento della carenza dei prodotti alimentari di base. In questi ultimi mesi, infatti, il Venezuela sta subendo la mancanza di prodotti quali, zucchero, latte, olio, burro, farina ecc. Tonnellate di questi prodotti sono state ritrovate nei magazzini di imprenditori legati all’opposizione e grandi quantità di questi prodotti sono stati inoltre confiscati nelle zone di confine con la Colombia, dove venivano vendute in contrabbando. Questo documento, prodotto dai settori dell’ultradestra della Colombia e del Venezuela insieme ai rappresentanti del governo degli Stati Uniti, dimostra i piani di destabilizzazione in corso contro il governo Maduro e il processo rivoluzionario bolivariano. Come parte di questo pericoloso piano, c’è la preparazione di una situazione di crisi nelle strade che possa poi facilitare l’intervento degli USA e delle forze della NATO, con l’appoggio del governo della Colombia. Il piano prevede anche una “insurrezione militare” contro lo Stato Venezuelano, contrattando gruppi di militari attivi e in fase di pensionamento per estendere la campagna contro il governo all’interno delle Forze Armate. A corollario di tutto questo è di fondamentale importanza ovviamente la classica promozione di una campagna internazionale contro il governo bolivariano al fine di emarginarlo, delegittimarlo e screditarlo attraverso i mezzi di comunicazione internazionali.

Maduro ha dichiarato che nessuno dei meccanismi di speculazione, carenze indotte e guadagni rapidi e facili di denaro che cerca di imporre la destra venezuelana hanno una sostenibile spiegazione economica. “Che spiegazione economica può esserci nel nascondere un prodotto? Solo il desiderio di creare caos. Ditemi se ha una ragione economica se lo Stato sta compiendo tutti i suoi obblighi consegnando quasi 40 miliardi di dollari agli imprenditori e commercianti, e questi banditi fissano i loro prezzi in base a un dollaro fantasma”. Aggiunge Maduro: ”Il ladro è il borghese che riceve dollari dalla Repubblica a 6.30” e vende i prodotti a costo del dollaro del mercato parallelo. “Non permetteremo che il capitalismo inghiotta il venezuelano, lo andremo a difendere costi quel che costi e faremo tutto il dovuto per proteggere il popolo del Venezuela”.

In Venezuela, il 97% della ricchezza è generata dal settore statale dell’economia. La totalità del settore privato genera appena un 3%, ossia 2 miliardi e 700 milioni di dollari USA nel 2012. Di conseguenza, quasi la totalità delle valute sono statali. Se in Venezuela le importazioni totali sono cresciute più di tre volte in appena 9 anni, e la produzione si mantiene relativamente bassa, dovrebbe esser logico che il mercato trabocchi di merci importate di ogni tipo, ossia che ci sia un eccesso di offerta e che i prezzi di conseguenza diminuiscono. Tuttavia, in Venezuela accade il contrario. Le merci scarseggiano e la loro qualità diminuisce. Inoltre, nonostante il cambio sia controllato, le merci in Venezuela subiscono impressionanti impennate dei prezzi, raggiungendo un’inflazione annuale (da Settembre 2012 a Settembre 2013) del 50%. Gli enormi utili derivanti dalle esportazioni petrolifere vengono in pratica “ri-esportati”. La borghesia locale si è data il compito con grande successo di saccheggiare dal paese il denaro che dovrebbe esser reinvestito negli interessi del popolo lavoratore, privatizzando di fatto buona parte della rendita petrolifera. La borghesia venezuelana ha fugato in modo “illegale”, più di 111 miliardi di dollari, con un incremento degli attivi privati all’estero del 200% in appena 9 anni. * Legalmente, nessuno può “rubare” dollari dall’economia locale e esportarli. Ma, nella realtà la forma di appropriazione di questi dollari, non è altro che l’importazione fraudolenta di merci, poste in vendita con prezzi “gonfiati”.

Solo nel 2012, più del 78% delle valute approvate dalla Commissione per l’Amministrazione del cambio valute (CADIVI), sono state destinate a importazioni, il cui volume ha raggiunto i 77 miliardi di dollari. Di quest’ammontare, più del 50% è stato consumato da imprese del settore privato.

Pertanto è reale il piano destabilizzante denunciato dal presidente Maduro, che a ragione parla di “guerra economica”, ma questo piano approfitta delle debolezze in cui s’incontra il sistema venezuelano, come giustamente più volte rilevato dal Partito Comunista del Venezuela che ha denunciato la fase di stallo in cui si trova il processo rivoluzionario nella costruzione del Socialismo. L’unica forma per evitare il “volgare furto, segno di un capitalismo ladrone e parassita” come da dichiarazione di Maduro, è quella di promuovere il controllo statale del commercio estero (importazioni ed esportazioni), accelerare il processo di Industrializzazione statale, la totale pianificazione e il controllo operaio e popolare, tutte proposte avanzate nel mese di Ottobre dal PCV, nel suo programma per una “nuova politica economica” con la parola d’ordine: ”Non un dollaro in più alla borghesia parassitaria commerciale-importatrice”, nella quale aveva propriamente segnalato come primo punto la necessità della nazionalizzazione del commercio estero, con l’assunzione da parte dello Stato del monopolio delle importazioni attraverso una centrale unica. L’acuirsi della situazione ha portato il governo del presidente Maduro, alla creazione del Centro Nazionale di Commercio Estero, che fa parte di un pacchetto di misure del piano contro la speculazione annunciato nella giornata del 6 Novembre in un discorso televisivo dallo stesso Maduro, che riordina “tutti gli organi e le politiche economiche esistenti per stabilizzare la produzione, il trasporto, l’approvvigionamento e il commercio equo, così come la formazione di un sano sistema monetario”, con la regolazione dei prezzi dei prodotti di prima necessità. Tutti gli organismi legati alla gestione monetaria e del commercio estero, così come le relative attività della Banca Pubblica, saranno sottoposti a questo Centro di comando e di pianificazione, che permetterà nelle intenzioni di superare questa fase di mancanza o insufficiente pianificazione e mancato controllo. Allo stesso modo viene creata la Corporation Nazionale del Commercio Estero che articolerà la rete delle imprese pubbliche nel commercio estero e deciderà quali imprese private nazionali e internazionali faranno parte di questa corporation.

Affianco a ciò, Maduro, ha annunciato la mobilitazione costante delle Forze Armate con le Milizie, il Servizio Bolivariano d’Intelligence (SEBIN) e tutti i corpi di sicurezza che manterranno la sorveglianza nei depositi di elettrodomestici e di altri prodotti, che sono stati già controllati per prevenire lo sviamento delle merci: ”Controlleremo tutta la linea dei magazzini, l’intera linea di rifornimento”. Insieme alle Forze Armate, tutto il Potere Popolare parteciperà all’offensiva economica annunciando che “i consigli comunali, la gioventù patriottica del paese, le donne, il Fronte Francisco de Miranda, le Unità di Battaglia Bolivar – Chávez (UBCH), saranno nelle strade da subito sotto la guida del Governo centrale, nazionale e dei comandi regionali civico-militari”. Il Ministro degli Interni, della Giustizia e Pace, Miguel Rodríguez Torres, ha dichiarato che 22.760 apparecchi elettronici sono stati ritrovati in un deposito ubicato nello stato di Miranda, mentre a Valencia, nello stato Carabobo, sono stati trovati tre capannoni pieni di merci che “si presumono appartenere alla catena di negozi Daka”. Nello stato Zulia, sono stati fermati i proprietari di un negozio che vendevano computer prodotti in Venezuela a prezzi molto più alti a quelli stabiliti, vendendoli “come se fossero prodotti importati”. Il Ministro ha indicato che queste persone saranno subito sottoposte a processo e questo grazie al fatto che “il popolo ha agito in modo consapevole denunciando questi fatti, il che dimostra che il popolo è in allerta”.

Con la creazione del Centro Nazionale del Commercio Estero del Venezuela, secondo Maduro si andrà a determinare l’importazione di prodotti secondo le necessità reali del popolo venezuelano: ”Con la creazione del Centro Nazionale di Commercio Estero del Venezuela, come grande organismo reggente di tutto il processo di promozione, esportazione e controllo delle importazioni, andremo a controllare in maniera profonda le importazioni di prodotti che necessitano realmente al popolo venezuelano”. Attraverso l’attuazione di quest’organismo, lo Stato stabilirà un meccanismo che permetterà che il prezzo dei prodotti sia fissato in dollari della Repubblica. Questo prezzo sarà lo stesso che avrà il prodotto negli scaffali dei negozi. Misure che in sé, vanno nella direzione giusta come afferma il Segretario Generale del PCV (che come prima citato è stato fautore di questa misura), Figuera, poiché cercano di “limitare e controllare il flusso di monete verso i settori del capitale speculativo che traffica, commercia e specula con le monete”, ma allo stesso tempo, sono insufficienti per affrontare la crisi che attraversa il paese e la guerra economica della borghesia. I comunisti venezuelani, da mesi avanzano la loro proposta attraverso la mobilitazione e informazione nei centri di lavoro e quartieri operai, unendo alla completa nazionalizzazione del commercio estero (verso cui il governo sembra finalmente dirigersi) con l’assunzione da parte dello Stato del monopolio delle importazioni, delle misure contro il sistema finanziario dell’economia, che lo scorso anno ha pagato solo il 5% d’imposte sui loro profitti. Negli ultimi due anni, segnala il PCV, quasi il 74% del reddito finanziario lordo e circa il 72% dell’utile lordo totale del settore corrisponde a banche private, che, a titolo di Imposta sulla rendita (ISLR), hanno contribuito per circa tre miliardi di bolívares, mentre i loro profitti hanno superato i 60 miliardi. Una tassazione maggiore del settore finanziario attraverso una riforma tributaria progressiva che colpisca i grandi profitti dei capitalisti, consentirebbe di eliminare progressivamente l’IVA che colpisce la classe lavoratrice difendendo così così il potere d’acquisto dei lavoratori e lavoratrici. Infine la promozione di un intenso processo d’industrializzazione e sviluppo della produzione agricola, che garantirebbe la sovranità alimentare e industriale del Venezuela, con lo sviluppo del Potere Popolare come espressione del nuovo potere, per un’economia diversificata e con alta capacità produttiva, un’agricoltura tecnologizzata e di grande produttività al servizio del popolo attraverso un Sistema Nazionale di Pianificazione, sotto la direzione del controllo operaio e contadino con la partecipazione diretta dei lavoratori.

Queste misure darebbero un reale impulso alla necessità dell’offensiva rivoluzionaria in Venezuela, con la distruzione dello Stato borghese e della struttura capitalista, che permane nonostante le buone intenzioni e alcuni cambiamenti progressisti nel corso della guida di Chávez e ora Maduro. Il processo rivoluzionario in Venezuela si trova, infatti, sempre di più al centro delle sue contraddizioni, come da tempo segnala il Partito Comunista del Venezuela, cui nei giorni scorsi ha fatto eco lo stesso Presidente Maduro affermando che occorre “rompere la situazione di stallo che si è abbattuta nella costruzione del socialismo”. Sempre di più si vanno a dimostrare nella concreta realtà i limiti insiti nel cosiddetto Socialismo del XXI Secolo e come gli insegnamenti, principi e regole del marxismo-leninismo si dimostrano, a lungo andare, essere gli unici in grado di portare al reale abbattimento del capitalismo e all’instaurazione del potere popolare e del Socialismo.

* Dati della Banca Centrale del Venezuela

Commenti Facebook

About Redazione Senza Tregua

Giornale ufficiale del Fronte della Gioventù Comunista

Check Also

st-maduro-fb

Il “caso Venezuela” e la presunta neutralità di web e social network

Una delle grandi illusioni del nostro tempo è quella della “libertà” della rete internet, che …