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Sugli eventi in Ucraina

di Salvatore Vicario

Non passa giorno che sui nostri media non compaiono gli eventi ucraini con sempre maggiore enfasi a supporto della “rivolta pro-UE” dei denominati “ragazzi di Kiev”. Per inquadrare questi eventi e fare opera di disintossicazione, non possiamo che osservare il contesto storico e internazionale e la fase di crisi generale del capitalismo.

A tutti noi comunisti ha sicuramente colpito l’immagine di qualche settimana fa, dell’abbattimento della statua di Lenin. L’Ucraina di oggi non è certo un paese socialista così come non lo è la Russia, ma il governo russo sta facendo forte uso di certi simboli dell’epoca sovietica per legittimarsi davanti al proprio popolo e ai suoi vicini. In Ucraina esiste una grande divisione rispetto alla propria storia: esistono coloro che si inorgogliscono davanti al passato sovietico e mantengono forti legami con la Russia e esistono coloro, come il Partito Svoboda, diretto erede e continuatore dei servili reggicoda fascisti, dei nazionalisti borghesi ucraini come Petljura, Konoval’s, Bandera e Šuchevič, che hanno voluto simboleggiare con la distruzione della statua di Lenin la riaffermazione del loro profondo carattere anti-comunista e nazionalista-russofobo.

L’Ucraina non è estranea agli effetti della crisi capitalista. Negli ultimi anni, il paese ha visto cadere il proprio PIL fino al 50% ed è stato colpito da una forte inflazione, arrivando sull’orlo della bancarotta in varie occasioni, cosa che spinge il governo a cercare alleanze con le potenze straniere, già di per sé molto presenti nella scena ucraina. Il dilemma tra la scelta dell’UE o della Russia come partner principale nell’economia, che si è riproposto dopo la rottura dei negoziati con l’UE per l’accordo d’associazione, ha generato la mobilitazione dei settori pro-europei, in alleanza con gli elementi più reazionari del paese per cercare di destabilizzare il governo presieduto da V.Yanukovich, che è alla ricerca di un salvavita economico che possa porre il paese nella “strada della crescita economica” capitalista.

L’Ucraina è un paese d’importanza geo-strategica enorme, che la pone nella mira delle principali potenze mondiali. Dal suo territorio passano le principali rotte di approvvigionamento di gas russo e asiatico verso l’Europa, cosa che ha già generato ripetuti conflitti tra Ucraina-Russia-UE nel passato recente. Qualsiasi disputa sui termini contrattuali della fornitura tra Russia e Ucraina ha automaticamente conseguenza pratiche molto visibili (ad esempio l’abbassamento o l’innalzamento dei prezzi) nei paesi centrali e orientali dell’Unione Europea, da qui deriva l’interesse dell’UE di accaparrarsi l’Ucraina. Tra Russia, UE e Ucraina, l’interdipendenza energetica è assoluta: mentre buona parte dei membri dell’UE dipendono principalmente dal gas russo, il 60% del commercio totale della Russia con l’UE si basa nel somministro di idrocarburi, dei quali l’80% del gas passa attraverso l’Ucraina. Queste transazioni costituiscono la principale fonte di profitto del monopolio russo Gazprom. Ma non è unicamente il controllo del passaggio del gas quello che preoccupa l’Ue e la Russia. L’UE va sviluppando da anni la cosiddetta “politica europea di vicinato”, orientata a garantirsi alleati stabili tra i paesi del suo contorno geografico più immediato, suscettibili all’avvicinarsi ad altra potenze. L’Ucraina è essenziale all’interno di questa politica, che viene accompagnata da un obiettivo meno percettibile a prima vista come quello di evitare, con tutti i mezzi, qualsiasi possibile ritorno di ex paesi socialisti a vie di sviluppo lontane dagli interessi dei monopoli europei. Da ciò deriva che queste campagne europee abbiano sempre una forte componente anticomunista che si allinea con le posizioni interne più reazionarie, come è il caso di Svoboda.

Le draconiane condizioni che l’UE vuole imporre all’Ucraina in cambio di farla socia primaria, le cui conseguenze sarebbero devastanti per le condizioni di vita del popolo ucraino, insieme con l’astuto gioco della Russia di integrare l’Ucraina nell’Unione Doganale con la stessa Russia, la Bielorussia e il Kazakistan (quadro d’integrazione economica regionale basata principalmente sul libero commercio), coronato dal recente acquisto di 15 milioni di dollari del debito ucraino da parte di Putin, hanno esasperato la frazione oligarchica ucraina più legata agli interessi dell’UE, generando queste mobilitazioni fortemente diffuse e esaltate dai mezzi di comunicazione borghesi.

La Russia ha forti legami storici con l’Ucraina. Ma saremmo degli sprovveduti e ingenui se pensassimo che ciò che muove la Russia sia il ricordo sentimentale della Kiev sovietica. La Russia necessita di assicurarsi il mantenimento delle sue alleanze economiche e politiche nelle ex Repubbliche Sovietiche, e posizioni geo-strategiche oggi molto contese con gli Stati Uniti, su tutte mantenere la sua base navale di Sebastopoli (Mar Nero), fondamentale nello scontro inter-imperialista.

Come UE e Russia, hanno forti interessi in Ucraina anche gli Stati Uniti d’America, che stanno svolgendo un forte ruolo nell’attuale scenario, come dimostra la presenza e il forte sostegno di senatori yankee alle manifestazioni di Kiev. Gli Stati Uniti d’America, intervengono apertamente o segretamente, nelle ex Repubbliche Sovietiche, promuovendo le “rivoluzioni colorate”, che proprio nella stessa Ucraina portarono a rovesciare temporaneamente il governo Yanukovic con la Tymošenko, oppure trasformando in fermi alleati statunitensi paesi come la Georgia e il Kirghizistan. Per gli USA è fondamentale contrastare l’influenza russa, influenzare gli intenti europei e ottenere nuove posizioni in una zona d’enorme importanza nello scontro inter-imperialista. Vogliono inoltre avere tutte le posizioni avanzate possibili per cercare di contenere la poderosa crescita russa, da aggiungere a quelle già esistenti in paesi come la Georgia  e Kirghizistan, che si sommano alle basi militari del lato nord dell’ “anello centroasiatico” che circonda l’Iran, Afghanistan e Pakistan e i cui confini toccano precisamente le frontiere sia russe che cinesi, dove Uzbekistan e Kazakistan, entrambi con presenza militare statunitense, sono di grande importanza. Gli USA hanno interesse anche nei confronti dell’UE, per essere soggetto influente nella politica ucraina e porsi come intermediario nelle relazioni energetiche russo-europee. Anche la Cina ha i suoi interessi nell’ex paese sovietico. Di recente, Ucraina e Cina hanno infatti dichiarato la comune volontà di rafforzare la propria “partnership strategica” in settori quali l’agricoltura, l’energia, le risorse, le infrastrutture, la finanza, l’alta tecnologia, ecc… nella crescente ricerca da parte cinese di relazioni economiche e politiche con i paesi dell’Asia centrale, in particolare le ex Repubbliche Sovietiche.

Il popolo ucraino, dopo la dissoluzione dell’URSS nel 1991 per opera di Boris Eltsin (presidente russo), Leonid Kravchuk (presidente dell’Ucraina) e Stanislav Suskievich (presidente della Bielorussia), subisce gli effetti della restaurazione capitalista, con il peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro, a cui si somma una netta spaccatura nella popolazione che ha origini storiche che porta a visioni diametralmente opposte sulla stessa restaurazione capitalista, le relazioni internazionali, la lingua, gli eventi della II Guerra Mondiale che si riflettono nel fatto che nelle regioni occidentali dell’Ucraina dominano le forze nazionaliste, scioviniste, russofobe e filo-occidentali, all’opposto che nelle regioni orientali dove è forte il legame con la Russia e le tradizioni orientali (con una significativa presenza del Partito Comunista d’Ucraina) e dove negli ultimi giorni si stanno svolgendo manifestazioni contro le azioni messe in atto dall’opposizione guidata dall’ex pugile Klitschko e il suo partito di destra Udar, dal Partito arancione della Timoshenko guidato da Yatsenyuk, filoeuropeista e corruttissimo, e da Tyagnibok leader del partito neonazista Svoboda che annovera tra i suoi rapporti quello con i neofascisti italiani di Forza Nuova. Opposizione che rifiuta ogni forma di accordo offerta dal governo Yanukovich, minacciando lo scoppio della guerra civile e lo spettro della secessione.

La struttura sociale uscita dagli eventi del 1991 è fortemente polarizzata per redditi e condizioni di vita, con una stratificazione sempre più profonda, a cui si aggiunge una lotta interna alla borghesia per la ripartizione della proprietà statale. Gruppi oligarchici rivaleggianti che non si differenziano nella loro natura anti-operaia, anti-popolare e anti-comunista ma nei loro orientamenti e legami verso una o l’altra potenza imperialista. Fattori interni e esterni si intrecciano quindi profondamente. A poco più di vent’anni dall’indipendenza dell’Ucraina, si registra nel popolo ucraino una totale sfiducia verso l’attuale sistema e ordine statale, frutto del peggioramento della situazione economica, la crescita della disoccupazione, la povertà generalizzata, una stratificazione sociale sempre più profonda, l’impossibilità per migliaia di persone di soddisfare le loro necessità vitali più stringenti, come l’alimentazione e l’alloggio, la sostanziale liquidazione della sanità e dell’istruzione gratuite, livelli di corruzione senza precedenti che provocano inesorabilmente un assoluto scontento della maggior parte della popolazione che è sempre più distaccata dallo Stato, dagli organi governativi statali e locali, e dagli organi giudiziari e di polizia, che si traduce in una totale sfiducia nell’attuale governo che ha comportato nella parte occidentale, che molti cittadini si siano accodati agli atti di protesta guidati dai nazionalisti e fascisti filo-occidentali e russofobi.

Yanukovich, è stato eletto nel 2009 con il sostegno del blocco di sinistra, con la promessa di recuperare i rapporti di buon vicinato con la Russia, di ristabilire lo status di lingua ufficiale per il russo, di fronteggiare l’aggressivo nazional-sciovinismo e di impedire che l’Ucraina fosse trascinata verso la NATO. Ma, nel corso di questi anni, ha cambiato la sua linea ricercando la strada più conveniente agli interessi del blocco oligarchico a suo sostegno, avvicinandosi all’UE, per poi recentemente interrompere questo rapporto e riavvicinarsi nuovamente a Mosca, da cui sono giunti fiumi di aiuti. Gli imperialismi europeo e statunitense, sostengono apertamente le forze nazi-fasciste, per perseguire i propri fini di destabilizzazione dell’Ucraina nello scontro con la Russia, gettando il popolo ucraino sulle soglie di una guerra civile, mostrando ancora una volta il loro reale e criminale volto. Il proletariato ucraino, le cui condizioni peggiorano giorno dopo giorno, necessita di trovare la propria strada in modo indipendente, ricordando le parole di Lenin: ”La patria, cioè l’ambiente politico, culturale e sociale, è il fattore più possente nella lotta di classe del proletariato; […]Il proletariato non può essere indifferente e apatico dinanzi alle condizioni politiche, sociali e culturali della sua lotta, e quindi non possono essergli indifferenti le sorti del suo paese. Ma le sorti del suo paese gli interessano solo nella misura in cui riguardano la lotta di classe, e non in virtù d’un «patriottismo» borghese”. Una strada che è lontana dall’annessione all’UE, all’Euro e alla NATO, che comporterebbe disastrosi scenari per la classe operaia e i settori popolari ucraini, con l’ulteriore peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro.

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