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Greek Communist Party protest in Athens, Greece - 20 Mar 2012

Cosa avrebbe fatto il KKE al posto di Syriza?

Ci viene rivolta frequentemente la seguente domanda ben intenzionata: Cosa avreste fatto voi se foste stati al  posto di Syriza?  La domanda è adeguata ma dobbiamo porla nella prospettiva corretta. Se il nostro partito, Il Partito Comunista Greco, fosse stato “al posto” di Syriza, cioè il posto dei gestori della borghesia, dei difensori degli interessi del capitale nelle sue esigenze di restaurazione del profitto e, più generalmente, dell’alleanza euroatlantica e della NATO; se fossimo stati “al posto” dei gestori di un governo che è uno strumento dei monopoli; “al posto” di negoziare in nome del capitalismo greco, seduti alla tavola rotonda dell’UE, della zona euro e di altri organi imperialisti…

Se fossimo stati in questo “posto”, non avremo fatto nulla di differente da ciò che sta facendo adesso Syriza. Non avremmo potuto aiutare, e avremmo avuto lo stesso dilemma: “Dobbiamo continuare dentro l’euro o optare per il fallimento, controllato o non controllato, in un capitalismo greco basato sulla dracma? Metteremmo sulla bilancia ciò che è più vantaggioso per l’interesse del nostro capitalismo e sceglieremmo d’accordo con questo. E questo è ciò che Syriza ha fatto.

Però se fossimo in questo “posto” non saremmo più un Partito Comunista, il partito della classe operaia e delle masse popolari; ci saremmo trasformati in un partito differente incapace di combattere nel suo nome. E’ questo che spieghiamo dal 2012 quando i lavoratori ci chiedevano, in buona fede, di “entrare” in un governo di coalizione con Syriza, o appoggiarlo, o minimamente tollerarlo su 5 o 10 questioni. Noi spiegammo, già in quel momento, che ogni governo di gestione della borghesia, qualunque fossero le sue intenzioni, dichiarazioni, qualunque fossero le sue aspirazioni, è oggettivamente forzato a seguire un cammino specificatamente antipopolare, perché questo governo non è il prodotto di una rottura con il capitale, con il suo potere, con gli organi imperialisti quali UE etc.

Oggi l’illusione che le cose potessero essere differenti svanisce davanti ai nostri occhi, non importa in quante diverse e varie maniere si provi a mascherare la verità con gli stracci della caricatura di una rottura, con la “moneta nazionale”, la “ricostruzione della produzione” capitalista, il “compromesso onorato”; non importa quanto provino a ritoccare la maschera e venderla, di calmare coloro che sono irritati, o delusi dalla politica di Syriza, di ritorno all’alleanza con gli armatori, gli industriali farmaceutici e i centri capitalisti dell’Unione Europea e della Germania che appoggiano la Grexit.

Però torniamo alla domanda precedente: che succederebbe se avesse luogo un cambio radicale nei rapporti di forza, a favore della classe operaia e degli strati popolari meno abbienti? Se al posto di un governo di gestione della borghesia, un governo che è un mero strumento del potere capitalista, avessimo un governo veramente popolare e dei lavoratori, uno strumento del potere dei lavoratori e delle masse popolari nel quale i comunisti, ovviamente, dovrebbero giocare un ruolo decisivo?

Tale potere governativo non sarebbe impegnato nell’uscita senza fine da un negoziato antipopolare con gli organi imperialisti dell’UE, della BCE e del FMI. Sopratutto perché non approverebbe il programma antipopolare e antioperaio istituzionale e legislativo, ne le leggi relazionato o meno con il memorandum, ne approverebbe le misure pro capitale che proteggono i loro profitti, i privilegi oltraggianti delle corporazioni. Abolirebbe tutte queste misure; sovvertirebbe tutto questo. Tantomeno abbraccerebbe compromessi con l’UE,BCE,FMI e con la NATO ne le obbligazioni che deriverebbero da questi. Porrebbe fine alla partecipazione del paese in questi gruppi imperialisti. Si svincolerebbe da tutto questo.

Non lascerebbe i settori dell’economia, le unità di produzione, il settore dei servizi, energia,infrastrutture e banche nelle mani dei gruppi impresari, del capitale monopolista. Adotterebbe una serie di misure immediate destinate a lanciare il processo di socializzazione e organizzazione dell’economia sulla base della pianificazione centrale scientifica. Aprirebbe il cammino per l’impiego della capacità produttiva del paese usando come criterio, non il profitto delle corporazioni e del capitale, ne lo sfruttamento capitalista fino alla soddisfazione delle necessità dei lavoratori e del popolo, delle sue necessità sociali più ampie.  Questo cammino ci permetterebbe di uscire dalla crisi in accordo con gli interessi dei lavoratori e del popolo. Permetterebbe lo sviluppo proporzionato dei settori dell’economia attualmente asfissiati dai compromessi con l’UE( per esempio, costruzione navale, zucchero, produzione di carne). Tale potere non riconoscerebbe il debito pubblico ne l’obbligazione di pagarlo. Dichiarerebbe la sua abolizione unilaterale.

Un potere e governo come questo sarebbe il prodotto della più ampia mobilitazione popolare e della partecipazione dei lavoratori e delle masse popolari nell’esercizio del potere, attraverso nuove istituzioni sorte dalla sua lotta sovversiva, sostituendo  le vecchie istituzioni del sistema politico borghese della “democrazia” dei monopoli. Un potere e governo come questo firmerebbe immediatamente accordi internazionali di mutuo beneficio con altri stati, per l’importazione di medicine, alimenti, energia, principalmente perché non si comprometterebbe nella partecipazione in organi imperialisti come la UE, la NATO etc.

E questo è il posto per il quale stiamo lottando oggi.

Tutta la lotta dei comunisti si orienta in questa direzione. Ha come obbiettivo cambiare i rapporti di forza a favore della classe lavoratrice e degli strati più poveri della popolazione, al fine di alterare il cammino che il paese sta seguendo. Al fine di abbandonare la via capitalista di sviluppo, sotto l’euro o la dracma, insieme alla sua crisi, alla sua miseria, al suo sfruttamento, alla sua vita senza diritti, all’adattamento delle necessità dei lavoratori e del popolo ai limiti sempre imposti  dai profitti delle imprese, il suo compromesso di partecipare a sindacati capitalisti e alleanze imperialiste.

E questo è il motivo per il quale oggi il KKE chiama tutto il popolo a resistere, non solo agli attacchi antipopolari e antioperai del capitale, resistere al governo SYRIZA-ANEL e all’UE, ma anche ad usare la lotta come trampolino per trasformarla in un passo avanti per il raggruppamento del movimento operaio, per il rafforzamento dell’alleanza popolare; per rinforzare l’orientamento anticapitalista e antimonopolista del movimento; per identificare il nemico reale: i monopoli,il capitale, gli impresari, i loro governi, i loro partiti, le loro alleanze internazionali con UE,USA e NATO.

E questa è l’unica maniera di modificare la correlazione di forze a partire dagli interessi del popolo, al fine di formare il popolo come forza, poderosa, determinata e capace di impedire l’offensiva antipopolare di oggi e sconfiggerla domani imponendo la sua uscita. In questo processo i lavoratori sarebbero capaci di ottenere esito e vittorie grandi e piccole. E questo è il criterio che i lavoratori devono assumere di fronte alle urne quando arriverà il momento: come il loro voto aiuterà a rinforzare lo sforzo per cambiarei rapporti di forza, al fine di aiutare il popolo a sollevarsi organizzato e determinato per prendere il futuro nelle sue mani.

* traduzione di un articolo di Rizospastis (quotidiano ufficiale del KKE) del 19 giugno 2015.

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