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Fiducia e calcetto, il “lavoro” secondo Poletti

*di Enrico Bilardo

Ieri mattina il ministro del lavoro Poletti ha incontrato diversi studenti a Bologna durante un incontro sull’alternanza scuola-lavoro. Il Ministro, come spesso gli capita, ha rilasciato affermazioni discutibili, sia riguardo l’alternanza che riguardo il mondo del lavoro: “Il rapporto di lavoro è prima di tutto un rapporto di fiducia. È per questo che lo si trova di più giocando a calcetto che mandando in giro dei curriculum”

Poletti non è nuovo a questo genere di uscite con cui rivela, senza alcuna remora, delle realtà tanto note ed evidenti quanto deplorevoli; quello che sorprende è proprio che un Ministro del Lavoro possa parlarne in modo positivo!

Le parole di Poletti rivelano che la retorica del “merito”, con cui spesso vengono giustificate diseguaglianze, successi e fallimenti nel mondo del lavoro è in realtà strumentale e infondata: il più delle volte serve essere nati dalla parte “giusta”, vantare determinate conoscenze, piuttosto che impegnarsi per riuscire a trovare un impiego dignitoso. Poletti questo lo sa bene e lo presenta come un’ovvietà, senza particolare turbamento, come un dato di cui prendere atto… Chissà cosa ne penserebbero le decine di migliaia di giovani disoccupati o precari, che non riescono a vedere la via d’uscita da questa condizione e a costruirsi un futuro dignitoso.

Poletti parla dell’importanza di un rapporto “di fiducia” con il datore di lavoro. Chiunque, anche fra i giovanissimi, abbia avuto una seppur minima e limitata esperienza di lavoro, riesce a capire che parlare di “fiducia” del datore di lavoro significa parlare di una completa sudditanza al suo potere. Quello che Poletti consiglia ai giovani è proprio questo: fate in modo di essere sempre compiacenti con i padroni (anzi, con i “datori di lavoro”… basta queste parole obsolete!), teneteveli in buoni rapporti, assecondateli e non azzardatevi a sollevare la benché minima critica, se ci tenete a garantirvi un minimo di sicurezza; ricordatevi sempre di chi ha il coltello dalla parte del manico. Un concetto devastante, che favorisce enormemente la concezione dei diritti sul lavoro come qualcosa di anacronistico e assimilabile a dei privilegi, piuttosto che a delle garanzie che ogni lavoratore dovrebbe poter vantare. È il paradosso tutto italiano in cui, dinanzi a una generazione priva di diritti, dinanzi al ritorno di forme di vera e propria schiavitù sui luoghi di lavoro, un Ministro del Lavoro consiglia ai giovani non di lottare per i propri diritti (cosa che in ogni caso non lo avrebbe assolto dalle sue responsabilità), ma di stare buoni e coccolarsi i padroni se vogliono avere speranza di lavorare.

Dopo aver tessuto le lodi delle grandi imprese e multinazionali che stanno affollando sempre di più il territorio bolognese, il Ministro si è dedicato al tema dell’alternanza scuola-lavoro. Come era prevedibile da parte degli studenti sono emerse obiezioni di vario tipo. Molti ragazzi hanno sottolineato la natura totalmente dequalificante delle esperienze di alternanza e la meccanicità delle attività svolte contestualmente ad esse, per nulla formative né coerenti con il percorso di studi. Il Ministro ha risposto con la sua consueta sfacciataggine: “se vai in un bar ti fanno fare un caffè”, “Intanto vedi un mondo”.

È chiaro che per il Governo è del tutto normale che l’alternanza scuola-lavoro non abbia un valore formativo e serva più alle imprese per avere manodopera gratuita, piuttosto che agli studenti per fare esperienze realmente formative. Come avvenuto per la parte precedente del discorso, Poletti ha tenuto a sottolineare come gli studenti non debbano pensare minimamente a pretendere un servizio d’istruzione migliore, confacente ai loro interessi. Gli studenti devono sentirsi dei privilegiati, godendosi tutto ciò che viene loro “concesso”, apprezzando la possibilità di “vedere un mondo”. Andrebbe fatto però presente al Ministro che quel “mondo” di cui parla è il mondo dello sfruttamento, verso cui vengono sospinti milioni di giovani. Un mondo che, purtroppo per lui, non sarà mai accettato, né dagli studenti, né dai lavoratori. Un mondo che va cambiato, che andrebbe sostituito da uno in cui il lavoro non sia un privilegio, ma un diritto; un mondo in cui uno studente in alternanza possa assimilare esperienze realmente utili al proprio sviluppo, senza essere sfruttato gratuitamente dal padrone di turno che, sicuramente, non ha a cuore la formazione dei ragazzi, ma solo il proprio profitto.

Il Ministro Poletti dimostra per l’ennesima volta la vera faccia di questo Governo. Gli interessi che vengono da esso tutelati sono ormai chiari e si tratta di interessi che non possono in alcun modo conciliarsi con quelli degli studenti e dei lavoratori. Agli inviti all’accondiscendenza, alla sottomissione e alla rassegnazione non si può far altro che rispondere in un modo: rispedendo tutto al mittente, più agguerriti e determinati che mai.

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