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Sicilia, i tablet per gli studenti arrivano dal governo USA

di Ruggero Caruso

È andata in scena ieri mattina, presso l’assessorato all’istruzione della Regione Sicilia, la presentazione della partnership benefica siglata da governo Usa e i Rotary Club che in Sicilia si sostanzierà nella donazione di 450 tablet alle scuole per gli studenti in difficoltà economica. L’iniziativa si inserisce in una campagna più ampia dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) chiamata “USAID-Rotary in Italia: Comunità contro Covid-19” attraverso la quale il Governo statunitense elargirà, nell’arco di 18 mesi, 5 milioni di dollari alla fondazione Rotary per finanziare la risposta dell’Italia alla crisi pandemica ed economica. Appare assurdo come a più di un anno dallo scoppio della pandemia nel nostro Paese (e conseguentemente dall’utilizzo della DAD) ci siano ancora studenti che necessitano di dispositivi adeguati per seguire le lezioni, ma non sarà questo l’argomento di questo articolo.

Altri contributi hanno già ampiamente approfondito tutte le risposte insufficienti che il Governo Conte bis e il Governo Draghi hanno dato al mondo della scuola, negando di fatto il diritto allo studio a centinaia di migliaia di ragazzi delle classi popolari.

Quello che ci preme affrontare in questa sede sono le operazioni ideologiche che si mascherano dietro questo genere di operazioni filantropiche. Chiariamoci, non stiamo parlando di niente nuovo in realtà: la presenza militare statunitense nel territorio siciliano si è legittimata nel tempo anche attraverso iniziative di questo tipo. La campagna promozionale dei Marines americani nell’isola, sostenuta con entusiasmo dalle istituzioni locali, è storia vecchia. È sufficiente scorrere i post e i video della pagina Facebook della NAS (Naval Air Service) di Sigonella per scoprire quanti progetti la Marina militare statunitense abbia portato avanti negli anni con scuole, università e amministrazioni comunali siciliane. Tra le ultime, “l’adozione” dell’Istituto Comprensivo Statale G.B. Nicolosi e del II Circolo Didattico “Giovanni XXIII” di Paternò (CT) da parte dei militari di Sigonella che hanno svolto lavori di tinteggiatura e per questo sono stati premiati e ringraziati in una cerimonia ufficiale lo scorso ottobre; o ancora a novembre l’impiego dei militari statunitensi nei lavori di riqualificazione di una villetta comunale a Giarre (CT) nel quadro di una partnership intrapresa tra l’amministrazione comunale e la base militare americana; per non parlare dei progetti di alternanza scuola-lavoro che a partire dal 2015 hanno intensificato le collaborazioni tra la base di Sigonella e le scuole superiori della provincia etnea, inviando quotidianamente decine di studenti a “formarsi dal punto di vista lavorativo” dentro la più grande base militare statunitense in Europa.

La Sicilia rappresenta un hub strategico di fondamentale importanza per gli interessi dell’imperialismo USA e Nato. Il suo posizionamento geografico la rende un efficace avamposto militare al centro del Mediterraneo, naturalmente proiettato verso il Nord Africa e il Medio Oriente. A testimonianza della sua importanza strategica è qui che si svolge annualmente la più grande esercitazione militare navale della Nato Dynamic Manta (Esercitazioni: Iniziata il 22 febbraio davanti alle coste siciliane la “Dynamic Manta 2021” – ForzeArmate.org) nel triangolo logistico formato dai porti di Catania e Augusta e la base di Sigonella. È proprio da qui che, nonostante la smentita ufficiale del Governo italiano, parrebbe essere partito il 3 gennaio del 2020 il drone militare che ha colpito a morte il generale iraniano Soleimani a Baghdad. Tutto ciò per dire che, al netto delle opere di bene e delle azioni caritatevoli dei militari Usa, la loro presenza nella nostra isola è motivata esclusivamente da interessi bellici. I militari americani non sono, come spesso appaiono, amici dei siciliani. Anzi, sono la più grave minaccia alla loro sicurezza dato che la Sicilia rappresenta un obiettivo immediato naturalmente esposto alle ritorsioni che le provocazioni degli Stati Uniti possono generare nell’area del Mediterraneo. Quelle che possono apparire come innocue azioni di volontariato nascondono un disegno più ampio che mira a inserire nella quotidianità dei siciliani la presenza militare statunitense, a  sostituire il loro reale ruolo di assassini dei popoli con quello di amici dei popoli. I militari che tinteggiano le scuole e riqualificano le villette in Sicilia sono gli stessi che portano la guerra, la morte, la devastazione e la povertà in Siria, Libia, Iraq e in tutti quei Paesi che subiscono gli interventi dell’imperialismo.

Per concludere vale la pena riportare le dichiarazioni della Console Generale degli Stati Uniti a Napoli, Mary Avery, a suggello dell’iniziativa. «Gli Stati Uniti hanno un rapporto storico con la Sicilia, la nostra presenza diplomatica nell’Isola risale al 1805. Abbiamo un’antica amicizia basata su valori comuni, e una cooperazione lunga oltre due secoli su molti fronti comuni, dalla sicurezza, alla crescita economica, agli scambi culturali(…) Questo progetto è un’ulteriore prova che gli Stati Uniti restano al fianco dei nostri amici e alleati, soprattutto quando occorre uno sforzo comune di fronte a sfide globali.» Questa dichiarazione, che può apparire di circostanza, rivela in realtà un uso della pandemia volto a consolidare, difendere o accrescere influenze nella competizione internazionale. Parole dunque che non sono scelte a caso ma che mirano a ristabilire un canale preferenziale dei rapporti commerciali (e quindi militari) tra USA e Italia, messo parzialmente in discussione dal Governo Conte e dagli accordi sulla “Nuova via della Seta” che dava di fatto spazio ai monopoli cinesi di conquistare fette di mercato nel nostro Paese. Per gli USA e per la borghesia imperialista italiana tuttavia, l’adesione dell’Italia al patto atlantico non è ancora messa in discussione, e il sostegno plurilaterale al governo Draghi, da lui stesso definito atlantista ed europeista, lo testimonia.

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