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Terra dei fuochi ed inceneritore, inquinamento di Stato.

da Redazione

Con il modo di produzione capitalistico si allargano le possibilità di utilizzo dei residui della produzione e del consumo Per residui della produzione intendiamo gli scarti dell’industria e dell’agricoltura, per residui del consumo sia quelli derivanti dal ricambio fisico umano sia le forme che gli oggetti d uso assumono dopo essere stati utilizzati Sono quindi residui della produzione nell’industria chimica, i prodotti accessori che vanno perduti in un’organizzazione produttiva di mole modesta; le limature che risultano dalla fabbricazione meccanica e nuovamente si immettono nella produzione del ferro ecc. Residui del consumo sono le secrezioni naturali umane, i resti del vestiario in forma di stracci ecc. I residui del consumo sono di grandissima importanza per l’agricoltura. Ma nella loro utilizzazione si verificano, in regime di economia capitalistica, sprechi colossali, a Londra per es. dello sterco di 4 milioni e mezzo di esseri umani non si sa far di meglio che impiegarlo con enormi spese per appestare il Tamigi. (Karl Marx,Utilizzazione dei residui della produzione, III Libro del Capitale).

« Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma » (Antoine Lavoisier, Legge della conservazione della massa.)

Tasso di tumori superiore all’intera Italia, incremento percentuale di mortalità per via dei tumori del 47% in provincia di Napoli[1],220 ettari nei pressi dell’area ex Resit di terreno avvelenato ”irrecuperabile” e 2000 ettari seriamente compromessi(un’area 2600 volte lo stadio S.Paolo per intenderci) [2],6034 roghi di tossici solo nell’ultimo anno(rapporto Legambiente),falde acquifere,bestiame e prodotti agricoli contaminati. Questi sono i terribili numeri della Terra dei Fuochi, area tra Napoli e Caserta scelta d’accordo tra imprenditoria industriale settentrionale,camorra e Stato come discarica industriale d’Italia. La devastazione della terra descritta come Campania Felix dagli antichi per la bontà dei suoi prodotti inizia quando gli imprenditori del Nord Italia perlopiù del settore chimico-industriale e camorra intuiscono che non conviene sottoporre gli scarti di produzione ai normali trattamenti di smaltimento bensì che è preferibile smaltire i rifiuti attraverso le più ”economiche” vie criminali abbattendo così i costi di circa il 90%. Ai primi conviene perchè così possono aumentare i loro margini di profitto, ai secondi pure poiché passano dalla semplice tangente alle imprese di smaltimento a diventare essi stessi i gestori diretti dell’intero ciclo di smaltimento di rifuti attraverso aziende con a capo prestanomi. Il tutto avviene in apparente legalità. E qui subentra il terzo attore di questa terribile vicenda:lo Stato. Autorizzazioni, analisi di laboratorio fasulle, concessioni di terreni, appalti truccati, forze dell’ordine compiacenti, commissari straordinari collusi e che nascondo irregolarità sono gli strumenti che i capitalisti della monnezza usano per perpetrare i propri guadagni e che consentono nello stesso tempo di garantire una fetta di torta ai politici di fiducia, locali e non . Questo patto, secondo un’inchiesta della magistratura, viene sancito sul finire sul finire degli anni 80 in un noto ristorante di Villaricca dove i commensali sono: Ferdinando Cannavale imprenditore ligure e massone amico di politici nazionali e locali, Luca Avolio proprietario discarica Alma di Villaricca, Gaetano Cerci tramite del clan dei Casalesi e amico di Licio Gelli, camorristi di pianura e dell’aerea flegrea tra cui i Perrella.

Questo è solamente l’incipit di un via vai costante ormai quasi trentennale di camion contenente rifiuti di ogni genere(ad es. i fanghi del Porto di Marghera, residui di fonderia del gruppo Pellino, scorie nucleari secondo il pentito Schiavone) che prosegue ogni notte e che appesta un area urbana di 2 milioni di persone quotidianamente. Anni di emergenza si sono susseguiti con semplici e improvvisati rattoppamenti del ciclo di smaltimento di rifiuti e nessuna soluzione al problema degli scarichi e dei roghi tossici.

Anzi le soluzioni attuate e annunciate dai vari Governi che si sono susseguiti non fanno altro che perseguire la legge del massimo profitto e gli interessi dei pesce cani del settore rifiuti. In un clima di completo immobilismo delle istituzioni si aggiungono le sconcertanti e tragicomiche dichiarazioni degli ultimi due ministri della Sanità Balduzzi e Lorenzin secondo i quali i tumori e le malformazioni sono frutto di un cattivo stile di vita(sarebbe interessante scoprire il tasso di alcolisti e fumatori tra i bambini del cosidetto ‘’Triangolo della Morte’’[3]). Sembra ormai certa la decisione di costruire un altro inceneritore, o termovalorizzatore per gli amanti dei tecnicismi, dopo quello di Acerra nella zona di Giugliano, una delle più martoriate da discariche e impianti ex CDR non a norma. Così recita il Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti Urbani:

”L’impianto di Giugliano sarà dedicato al trattamento dei rifiuti storici stoccati e, stante le potenzialità individuate, potrebbe rimanere in funzione per un tempo di circa 18/20 anni. ”

I ‘’rifiuti storici stoccati’’ a cui si riferisce questo capolavoro legislativo di clientelismo e inquinamento, non sono altro che le ecoballe di Taverna del Re, sito che doveva originariamente funzionare da CDR(Combustibile Derivato da Rifiuti,e che dunque prevedeva un trattamento della frazione organica e la sua separazione dal ‘’secco’’ da destinare a successivo incenerimento). Tale funzione non solo non è mai stata applicata anzi come hanno fatto notare alcune inchieste della magistratura la FIBE, società di gestione del sito, imballava aggirando i controlli il rifiuto tal quale e i rifiuti industriali. Ciò ha portato alla creazione di una bomba ecologica di 130 ettari, tonnelate di percolato, numerosi incendi dolosi e 7 milioni di ecoballe il cui contenuto è sconosciuto e che pare siano destinate all’incenerimento nel nuovo impianto di Giugliano. Gli inceneritori, sono strumenti di spreco,antiquati e ormai primitivi rispetto ai più moderni impianti di riciclo e smaltimento. Essi però in questo sistema economico sono una miniera d’oro perché generano profitti. Come? Nel 1992(data non affatto casuale visto che in quegli anni inizia il biocidio campano) il governo Amato tramite il Comitato Interministeriale dei Prezzi s’inventa i CIP6: un sovraccarico del 7% della bolletta di tutti gli italiani che serve a incentivare le fonti di energia rinnovabile e ‘’assimilate’’. E con la voce ‘’assimilate’’ il governo italiano fa sì che l’incenerimento di rifiuti urbani(ed anche presunti come il CDR campano,grazie a leggi di centro-sinistra e centro-destra) sia considerato al pari delle fonti rinnovabili. Praticamente ogni volta che si paga una bolletta si finanziano gli inceneritori, i cui finanziamenti CIP6 sono concessi però in proporzione alla quantità di rifiuti da bruciare: dunque le 7 milioni di ecoballe tra Villa Literno e Giugliano sono più che invitanti.

Ma il termodistruttore a Giugliano può portare un qualche miglioramento nell’efficienza del ciclo di smaltimento e raccolta differenziata? La Campania è una delle regioni che produce una quantità di rifiuti urbani procapite minore in Italia: solo 468 kg a testa rispetto ai 704 della Toscana o ai 677 dell’Emilia-Romagna[4]. Uno studio dell’ISDE(associazione internazionale medici per l’ambiente) ci dice che la Campania potrebbe non avere bisogno dei nuovi inceneritori compresi nel piano regionale. La quantità di rifiuti bruciata pro capite è già di 100 kg, quantità media inferiore solo a Lombardia ed Emilia; ciò è dovuto al fatto che l’impianto di Acerra incenerisce più immondizia di tutti gli impianti toscani e poco meno degli inceneritori Emiliani.

Con il Piano Regionale proposto da Caldoro invece la Campania otterrebbe il primato nazionale di rifiuti inceneriti:340 kg a testa, circa l’85%. Con una tale quantità d’incenerito ogni ipotetico incremento di raccolta differenziata significherebbe un apertura all’esportazione istituzionalizzata di rifiuti da incenerire provenienti da tutto il resto d’Italia, con l’intera Campania che diventerebbe finalmente in maniera legale una delle più grande discariche del mondo. A ciò si aggiunge il rischio che i rifiuti industriali campani, vista la mancanza di controlli, finiscano anche loro nei 4 inceneritori previsti a Giugliano, Salerno, Capua e Napoli. Il bando europeo per l’inceneritore prevede un costo di 315 milioni di euro di costruzione e 24 milioni di gestione annui. Soldi pubblici per uno strumento di morte e utili finanziari. Si consideri che per costruire un impianto di compostaggio in grado di trattare 25.000 t/anno di rifiuti servendo un bacino di utenza di 400.000 abitanti basterebbero solo 3,4 milioni di euro[5]. In tutto ciò la popolazione si vede negare tramite giochi di palazzo(regionale) e Spending Review il registro tumori,l’unico strumento di monitoraggio che potrebbe essere usato nelle aule dei tribunali per sancire i nessi tra tumori e fonti d’inquinamento. Dopo quasi 30 anni di biocidio che hanno portato ad una situazione che l’ultima commissione parlamentare ad hoc sulla questione ha definito da ‘’Peste del Seicento’’ s’inizia a notare una maggiore consapevolezza sulla questione e voglia di ribellarsi a questa situazione. Le grandi mobilitazioni dei comitati, dei movimenti e di tutte le realtà che lottano da anni sul territorio culminate nelle ultime manifestazione dell’8 e del 14 ottobre hanno portato alla sospensione del bando ma non al suo ritiro. I cittadini hanno finalmente compreso che ogni delega di questa lotta alla politica o alla magistratura le cui inchieste sono finite in prescrizione passando spesso da una tribunale all’altro, deve finire. Questa non è una semplicemente lotta ecologista come se l’ambiente fosse un qualcosa al di fuori della dimensione umana, ma è una lotta che riguarda la vita e la salute di milioni di persone tra Napoli e Caserta. Questa è una lotta le cui causa sono frutto di un virus mortale, chiamato capitalismo che ci offre solo miseria e veleni. Non basterà appellarsi ad articoli di Costituzione, trasmissioni televisive, Chiesa o altri soggetti per avere finalmente :blocco degli sversamenti tossici, ritiro ritiro bandi inceneritori ,censimento e messa in sicurezza dei siti a rischio e bonifica. Il controllo della messa in atto di queste soluzioni deve essere affidato agli stessi cittadini che da anni lottano contro il biocidio proprio per evitare che si arricchiscano i soliti noti che hanno precedentemente inquinato. Questa lotta per essere portata avanti con decisione e a termine deve diventare dopo anni di nefandezze criminali e legislative finalmente rivolta ,perché qui in Campania solo la rivolta potrà abrogare le leggi che questo sistema economico e politico in materia di rifiuti da 20 anni ci ha imposto.

1)Studio Istituto Nazionale Tumori Pascale.

2) Dati Istituto Superiore Sanità e dichiarazione Commisario alle Bonifiche Mario De Biase.

3)The Lancet Oncology,2004.

4)Osservasalute 2011

5) Rapporto Rifiuti 2005 dell’Osservatorio Nazionale dei Rifiuti.

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