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La liberazione di Saigon: 30 aprile 1975 – 30 aprile 2014

* di Edoardo Genovese

Il 10 maggio del 1969, circa quattro mesi prima della sua dipartita, il Presidente Ho Chi Minh lasciò scritto, nel suo testamento, il suo ultimo desiderio, ovvero che «tutto il partito, tutto il popolo, strettamente uniti, si battano per la creazione di un Vietnam pacifico, unito, indipendente, democratico e prospero, diano un degno contributo alla causa della rivoluzione mondiale».

Il Vietnam veniva da un difficile percorso di indipendenza e unificazione: dopo la dichiarazione d’Indipendenza, del 1946, il Vietnam fu invaso dai francesi dopo che questi, quando il governo cadde nel 1940 sotto i colpi dell’esercito nazista, regalarono il territorio indocinese al Giappone. In seguito alla Rivoluzione d’Agosto il Vietnam fu dichiarato indipendente da qualsiasi dominazione coloniale, ma il governo francese, anche con l’aiuto del governo americano di Eisenhower, decise di provare a riconquistare il territorio: i vietnamiti resistettero per ben otto anni quando, nel 1954, con la gloriosa battaglia di Dien Bien Phu, i francesi furono sconfitti. La successiva Conferenza di Ginevra decise per la creazione di due stati separati, i cui confini si attestavano sul 17° parallelo, dove a nord avrebbe governato Ho Chi Minh, come presidente, e il Partito Comunista Vietnamita mentre a sud venne nuovamente istituito il governo monarchico di Bao Dai con Ngo Dinh Diem al governo; la Conferenza prevedeva anche l’istituzione di libere elezioni, entro due anni. Diem, spaventato per il carisma e la personalità di Ho Chi Minh, stimato da tutti i vietnamiti per il duro lavoro compiuto per la loro indipendenza, decise di non dialogare mai con il governo del Vietnam del Nord per le elezioni e istituì un governo dittatoriale e nepotistico, che venne poi abbattuto dai servizi segreti americani.

Nacque così il movimento dei Vietcong, termine coniato proprio da Diem per riferirsi ai vietnamiti comunisti che abitavano il sud del paese. I Vietcong, in collaborazione con il Viet Minh, collaborarono attivamente per la riunificazione del paese ancora prima dell’intervento americano.

Gli Stati Uniti, spaventati per un ipotetico “effetto domino” nel Sud Est Asiatico, crearono dapprima la SEATO (Southeast Asia Treaty Organization), un organizzazione simile alla NATO per la difesa del Sud Est Asiatico. Successivamente, vista la popolarità di Ho Chi Minh in tutto il Vietnam, iniziarono con il governo Kennedy a inviare i primi consiglieri militari che, nel 1967, divennero 500.000 marines armati pronti a combattere il processo di riunificazione nazionale.

La grande resistenza dei vietnamiti, martoriati dalle bombe al napalm, al fosforo bianco, dall’agente arancio e dalla fame e le privazioni che una guerra porta con sè, portò alla decisione da parte dell’amministrazione Nixon di ritirare gradualmente le truppe. Con il supporto della popolazione sud vietnamita il Viet Minh e i Vietcong iniziarono ad attaccare le forze governative corrotte che opprimevano la popolazione residente nel sud.

Il grande sogno di Ho Chi Minh, o Bac Ho, letteralmente “lo Zio Ho” come viene ancora ricordato ai nostri giorni, venne realizzato solo nel 1975, dopo quasi trent’anni dalla dichiarazione d’indipendenza; tre decadi fatte di morte, malattie, fame, privazioni e guerra causate dagli imperialismi francese e statunitense.

Il Sud del Vietnam, dopo il ritiro delle truppe statunitensi, si trovò completamente allo sbando: il governo e l’esercito, abbandonati dalla popolazione locale, si trovarono ad affrontare un esercito forgiato nella lotta di resistenza, nella guerriglia e nella guerra in campo aperto. Venne così inaugurata l’offensiva finale contro il governo fantoccio, la Campagna di Ho Chi Minh.

La Campagna di Ho Chi Minh fu lanciata dal governo di Hanoi il 25 marzo del 1975, dopo che l’amministrazione Ford aveva richiesto più e più volte dei fondi militari al Congresso degli Stati Uniti che però rifiutò categoricamente (l’ultima richiesta risale al 28 gennaio 1975 ed è pari a 722 milioni di dollari): l’ormai disinteresse statunitense per la questione vietnamita, la debolezza del governo fantoccio di Saigon e la necessità di concludere questa sanguinosa e lunga guerra prima dell’inizio della stagione delle piogge, fecero scegliere al governo nordvietnamita di iniziare l’offensiva per marzo. L’esercito comandato dal Generale Vo Nguyen Giap sconfisse con facilità le truppe ormai allo sbaraglio del governo di Saigon: l’unica resistenza fu incontrata tra l’8 e il 21 aprile a Xuan Loc, a soli cinquanta chilometri dalla capitale. Il giorno della caduta di Xuan Loc, il presidente sudvietnamita Nguyen Van Thieu rassegnò le dimissioni e fuggì dal paese, rivolgendo pesanti epiteti agli Stati Uniti, rei di averli abbandonati e di aver accettato «di vendere il Vietnam del sud ai comunisti nordvietnamiti. Quanto a me, se accettassi questo accordo (l’accordo a cui fa riferimento Thieu è quello del 26 ottobre 1972, ndr.), sarei un traditore e avrei venduto il mio popolo e il territorio sudvietnamiti ai comunisti». Il suo successore, Tran Van Huong restò in carica una sola settimana, salvo poi cedere la posizione di comando al generale Duong Van Minh che inviò immediatamente un “cessate il fuoco” al governo di Hanoi che respinse prontamente: la vittoria per la riunificazione era ormai vicina, un passo indietro in quel momento avrebbe tradito i caduti nordvietnamiti, coloro che avevano perso tutto per colpa dei bombardamenti statunitensi, i resistenti vietcong e coloro che sognavano un Vietnam libero, unito e indipendente.

Il Viet Minh e i resistenti vietcong si trovavano solo a cinquanta chilometri da Saigon: i membri dell’ambasciata statunitense, i membri del governo e le persone che avevano contribuito al supporto del governo dittatoriale sudvietnamita furono trasportate con gli elicotteri su delle portaerei al largo del paese, per essere poi portate negli Stati Uniti: la paura di essere giudicati dal popolo per i crimini commessi era molto alto e si stima che, nei primissimi giorni prima della liberazione di Saigon, gli elicotteri nordamericani trasportarono circa cinquemila persone al di fuori del paese, di cui solo novecento erano statunitensi.

Il 30 aprile 1975 le truppe nordvietnamite entrarono a Saigon e, senza trovare alcuna resistenza, liberarono la città che fu prontamente ribattezzata in Città di Ho Chi Minh (Thành phố Hồ Chí Minh). I carri armati nordvietnamiti sfilarono per la città liberata esponendo striscioni e cartelli riportanti scritte come «Sei sempre in marcia con noi, caro zio Ho». Il sogno del Presidente Ho Chi Minh fu finalmente realizzato, e il 2 luglio 1976 il Vietnam del Sud fu ufficialmente riunificato al Nord, dando vita alla Repubblica Socialista del Vietnam.

Le Duan, Segretario Generale del Partito Comunista Vietnamita dal 1960 al 1986, pronunciò un commovente discorso il 15 maggio 1975 ad Hanoi:«Oggi, con immensa gioia, in tutto il paese 45 milioni di persone esultano celebrando la grande vittoria che abbiamo conseguito nell’offensiva e insurrezione generale di questa primavera del 1975, sconfiggendo completamente la guerra di aggressione e il dominio neocolonialista dell’imperialismo statunitense, liberando tutta la parte meridionale del nostro paese, tanto cara ai nostri cuori, e ponendo gloriosamente fine alla guerra patriottica più lunga, più difficile e più grandiosa mai combattuta nel corso della battaglia del nostro popolo contro le aggressioni straniere. […] Salutiamo una nuova era della storia quadrimillenaria della nostra nazione, un’era di splendide prospettive per lo sviluppo di un Vietnam pacificato, indipendente, riunificato, democratico, prospero e forte, un’era in cui i lavoratori sono diventati padroni del proprio destino, e coopereranno con il loro impegno fisico e mentale per costruire una vita di abbondanza e di felicità per se stessi e per migliaia di generazioni future. Questa gloria appartiene di diritto al nostro grande presidente Ho Chi Minh, l’eminente eroe nazionale che ha reso celebre la nostra terra, il primo comunista vietnamita, fondatore e maestro del nostro Partito, che ha retto il timone della rivoluzione vietnamita nel corso di molte tempeste per consentirle di raggiungere la spiaggia della gloria di oggi. In questo clima emozionale di vittoria totale, i nostri cuori sono pieni di grande commozione al ricordo del nostro amato zio Ho».

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