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L'ultima haka degli All Blacks alla Coppa del Mondo
L'ultima haka degli All Blacks alla Coppa del Mondo

Rugby, una passione a 360 gradi

* di Lorenzo di Reda

Da competizione aristocratica a sport popolare: storia di una disciplina che punta tutto su rispetto e uguaglianza. E a Roma, con la Spartaco Rugby, si gioca anche contro emarginazione e razzismo

Il Rugby “classico”, o a 15 (esistono varianti con 7 o 13 giocatori) è uno degli sport più antichi e conosciuti al mondo. Ebbe origini aristocratiche in Inghilterra quando, non essendoci ancora regole codificate sul gioco del calcio, uno sportivo universitario, William Webb Ellis (ma probabilmente non fu lui il primo) decise di andare in porta direttamente con il pallone in mano.

Nacque così la Rugby School, mentre nel 1871 a Londra fu la volta della Rugby Football Union. Sei anni dopo il numero iniziale di giocatori per squadra fu ridotto da 20 a 15. Nacquero delegazioni sportive in Galles e Scozia e nel 1895 nacque la Northern Rugby Football Union (che poi divenne la Rugby Football League). Poi, spuntarono le prime società anche in Francia e lo sport iniziò a diffondersi anche in tutte le colonie (ed ex colonie) dell’allora Impero Britannico: si trattava pur sempre di uno sport aristocratico, ma comunque iniziò a diventare tra i preferiti di Britannici e Francesi.  * di Lorenzo di Reda

La sua irruenza non è assolutamente sinonimo di violenza (se non quella fallosa, o comunque antisportiva) ma è anzi portatrice di grande rispetto per l’avversario e la squadra. Di base, l’arbitro è una figura intoccabile (non a caso è internazionalmente chiamato “Sir”) a cui non si può mai minimamente mancare di rispetto e a cui solo il capitano può rivolgere parola. Il rispetto reciproco è manifestato al meglio nel famoso “Terzo Tempo”, pratica unica nello sport mondiale in cui le due squadre, qualunque sia stato il risultato in campo e qualsiasi sia stato il rapporto tra i giocatori per gli 80 minuti appena passati, mangiano e bevono (e nemmeno poco) insieme, godendosi la vittoria o facendosi passare l’irritazione di una sconfitta.

REGOLE E SCHIERAMENTO

Nel Rugby a 15 troviamo in campo, per squadra, 8 “avanti” e 7 “trequarti”, indicati in base al numero di maglia (1-8 avanti, 9-15 trequarti). Generalmente un “avanti” è un giocatore più massiccio, di sfondamento (piloni meno alti ma più “robusti”, seconde linee alte e in grado di saltare…) e che supera, spesso abbondantemente, gli 85 kg. I trequarti sono più agili e leggeri, rapidi e pronti ad arrivare da dietro, sul passaggio in corsa, a grande velocità, per imbucarsi attraverso la difesa avversaria. Un trequarti medio pesa tra i 70/75 e gli 80/85 kg: sotto questo peso o si è un arbitro o c’è bisogno ingurgitare più birre e panini.

Obiettivo di ogni giocata è portare la famosa “palla ovale” al di là della linea di meta. La squadra che difende lo farà in linea, cercando di non lasciare spazio né di stringersi troppo; la squadra offensiva invece attaccherà in diagonale (poiché il passaggio, nel rugby, può essere effettuato solo all’indietro) in maniera che il giocatore a cui sarà passata la palla si trovi profondo e possa arrivare, in corsa, a infrangersi sulla difesa avversaria oppure, trovando uno spazio grazie alla sua velocità, involarsi a meta.

Le peculiarità della palla ovale – amore e odio di un rugbista – sono molteplici. Essa non ha un rimbalzo predefinito (come basket o calcio), ma dopo un potente calcio potrebbe tranquillamente rimbalzare e finire venti metri dietro al calciatore stesso. L’ovale è comodo da stringere in mano (e da calciare da fermo) e si cerca di farlo rotolare e cadere a terra il meno possibile. Una meta vale 5 punti e il calcio piazzato a seguire, eseguito dal punto della linea in cui la meta è stata effettuata (ma a una distanza dalla linea di meta scelta dal calciatore), vale due punti. Un calcio di punizione e un “drop” (un calcio in movimento in mezzo ai pali) varranno entrambi 3 punti.

COMPETIZIONI MAGGIORI

A livello di nazionali (molto seguite in tutto il mondo) due sono i più prestigiosi tornei: il “Sei Nazioni” e i Mondiali. Già dalla fine del ‘800 le squadre della Gran Bretagna iniziarono a sfidarsi l’un l’altra. Si aggiunsero poi la Francia (nel 1910) e l’Italia (2000). Ora è un vero e proprio Europeo (seppur a numero chiuso), che si è svolto ogni anno, fatta eccezione nel periodo dei Conflitti Mondiali. Nel 1972 la questione politica dell’Irlanda del Nord, sgradita alla Corona, fece annullare le partite interne alla Nazionale Irlandese.

Alla squadra che si classifica ultima nel torneo, a prescindere dalle vittorie ottenute, viene attribuito il simbolico Wooden Spoon (Cucchiaio di Legno). Questo non è un oggetto reale ma richiama una tradizione universitaria di Cambridge, per la quale gli studenti regalavano ai loro colleghi che prendevano i voti più bassi agli esami un cucchiaio di legno. Tra i capolista invece, la squadra ad aver trionfato più volte è l’Inghilterra, che si aggiudicò il primo posto 36 volte.

La Coppa del Mondo è di recente istituzione (prima edizione nel 1987) e la prima partita fu Nuova Zelanda – Italia (vinta nettamente dagli All Blacks e con la famosa meta di Kirwan, poi allenatore degli Azzurri, dopo aver evitato 11 giocatori azzurri). L’edizione più nota è quella del 1995 in Sudafrica: il paese, appena uscito dal regime di Apartheid, vide l’emozionante presenza di Nelson Mandela alla cerimonia di premiazione. Contro ogni pronostico erano stati i padroni di casa, gli Springboks guidati dal capitano Pienaar, a vincere il titolo. Successivamente le edizioni furono svolte in Australia, Francia e Nuova Zelanda (detentrice del titolo 2011). Nel Settembre 2015 è iniziata l’attesissima Coppa del Mondo di Gran Bretagna: nella fase a gironi è stata clamorosa l’eliminazione dell’ospitante Inghilterra (tra l’altro sconfitta dai “cugini” Gallesi 28-25), così come l’Italia, battuta da Francia e Irlanda, non è riuscita ad andare avanti. La competizione si è conclusa ieri con la vittoria della Nuova Zelanda, che superato in una partita emozionante, gli eterni rivali australiani per 34-17 riuscendo , primi nella storia, a vincere due competizioni consecutive.

IL RUGBY IN ITALIA: NAZIONALE, SQUADRE PRINCIPALI E SPORT POPOLARE

La Nazionale Italiana di rugby a 15 nasce nel 1929  e prende origine dalle squadre sviluppatesi nel Nord Italia già dalla fine dell’800. Nel corso degli anni la Selezione non è mai riuscita a imporsi a livello internazionale, riuscendo però a mantenere una posizione dignitosa nel Ranking Mondiale (quasi stabilmente sopra al 15° posto). Negli ultimi anni il seguito della Nazionale è cresciuto esponenzialmente grazie a una nuova fama dello sport, che non ha però visto un corrispettivo per quanto riguarda le squadre di Club. L’Eccellenza (o Top 10) è seguita principalmente solo a livello locale e vede un dominio, sempiterno, delle squadre del Centro-Nord (ultimamente, in particolare, Calvisano e Treviso), Venete in primis.

Il rugby è però uno sport che negli ultimi vent’anni ha visto un’enorme crescita a livello locale, amatoriale e di categorie minori. A livello regionale si sono sviluppate centinaia, forse migliaia, di piccole nuove squadre, spesso autogestite e senza alcun finanziamento dalla Federazione Italiana Rugby. Un esempio concreto, a livello cittadino (precisamente di Roma) è quello di Spartaco Rugby. Il Club, nato in strettissimo contatto con l’omonimo centro sociale, punto di riferimento di impegno politico e partecipazione attiva per tutta Roma Sud-Est, fece i suoi primi passi nel 2008. Dopo un periodo di formazione, si decise di fare il grande passo in avanti: partecipare al torneo di Serie C. La Squadra si è imposta sempre più come modello romano di Sport Popolare, portando gli elementi di integrazione sociale e impegno politico-sportivo come fiere bandiere.

Nel corso degli anni, la presenza di Spartaco Rugby alle celebrazioni del 25 Aprile nel Parco degli Acquedotti è diventata una costante certezza (così come la quantità di vino e porchetta venduti per autofinanziamento). Negli anni si è riusciti (non regolarmente, purtroppo) a organizzare il cosiddetto “Sei Quartieri”: torneo Romano che, ispirandosi al più noto Europeo, cercava di unire, a livello amichevole, alcune squadre romane (con occasionali presenze di squadre estere). Nell’ultimo anno inoltre, si è aggiunta la gradita presenza di alcuni rifugiati all’interno della squadra. Essi, con costante impegno e volontà sia di perfezionare la lingua e l’abilità in questo magnifico sport sia di ritagliarsi uno spazio in una società ogni giorno più avversa, si sono avvicinati sempre più ai compagni e al rugby stesso.

Con un forte messaggio contro emarginazione e razzismo, Spartaco Rugby sta attirando sempre più simpatie nel panorama rugbistico romano. Un insieme di valori che non solo Spartaco ma la maggior parte (purtroppo non tutte) delle squadre di Rugby, club o nazionali che siano, portano da decenni in tutto il mondo: amicizia e lealtà, integrazione e uguaglianza, rispetto per tutti, senza distinzione. E l’obiettivo, forse fondamentale, di passare insieme il miglior terzo tempo possibile.

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