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La lotta degli studenti dell’Unical per gli alloggi universitari

Di A. Lanzone, S. Dodaro e L. Lo Passo


 

Hanno vinto le studentesse e gli studenti dell’Unical, che dopo giorni di mobilitazione hanno ottenuto un importante incontro con la Prorettrice e l’immediata assegnazione di un posto letto per 168 studenti idonei non beneficiari ancora in attesa di alloggio e borsa di studio.

Il rientro totale in presenza delle attività didattiche ha messo allo scoperto, anche all’UniCal, carenze ormai strutturali nell’università italiana, figlie di 30 anni di politiche europee di aziendalizzazione e tagli all’istruzione pubblica. A Cosenza questa realtà è stata ulteriormente acuita e messa in evidenza a causa del boom di iscrizioni registrato dall’Ateneo quest’anno che, più che essere dovuto all’eccellenza del Campus calabrese, riflette l’impossibilità per tanti ragazzi delle classi popolari di immatricolarsi in università fuori regione. Il fenomeno si è tradotto in enormi disagi per studentesse e studenti, culminati nella mancata assegnazione dell’alloggio universitario a 168 iscritti al primo anno di magistrale, pur vincitori dello stesso. Molti di questi studenti per un intero semestre sono stati costretti a ricorrere a soluzioni di fortuna, ad esempio dormendo su divani a casa di amici o facendosi ospitare da conoscenti, mentre nei casi peggiori alcuni si sono visti costretti ad abbandonare gli studi, vedendosi di fatto privati del proprio diritto allo studio a causa della mancanza di alloggi e dell’inefficienza del trasporto pubblico calabrese.

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La situazione vissuta all’UniCal non è unica in Italia, anzi, mette in scena un copione già abbastanza noto: un Ateneo che afferma di essere fra i migliori in Italia, ma lascia senza casa centinaia di studenti fino a dicembre. Probabilmente l’ingiustizia rappresentata dalla non assegnazione di alloggi si sarebbe protratta ancora a lungo se non fosse stato per la lotta organizzata degli studenti del Fronte della Gioventù Comunista ed Aula Studio Liberata, che hanno tracciato una prospettiva d’intervento ben diversa rispetto a quanto comunemente viene fatto dalle varie associazioni universitarie, perlopiù legate ai diversi partiti dell’arco parlamentare che, a fasi alterne, hanno contribuito a creare queste situazioni di disagio, non ponendo alcun ostacolo alla marginalizzazione delle classi popolari all’interno dell’università. Tale situazione evidenzia come la propaganda della governance del Campus sia del tutto falsa e funzionale a strappare studenti alle altre università. L’Unical, in linea con il modello dell’università-azienda, si sta dimostrando molto più interessata a far quadrare i bilanci interni, piuttosto che a garantire un diritto allo studio di qualità e accessibile per tutti. In questo scenario gli studenti diventano clienti a cui vendere un prodotto e il numero di iscrizioni all’Ateneo un dato da cui trarre profitto e accaparrarsi finanziamenti, coerentemente con le logiche di mercato a cui ormai da decenni è asservita l’istruzione pubblica.

Quello degli idonei non beneficiari è un problema di vecchia data all’UniCal, condiviso però da molte altre università italiane ed ormai strutturale nel mondo accademico. Presso l’ateneo calabrese, solo nel febbraio 2018, ovvero a metà anno accademico, ci fu la prima copertura totale grazie allo stanziamento straordinario di fondi da parte della Regione Calabria. Da allora la copertura delle borse a metà anno è diventato un elemento sistematico, permettendo alle varie giunte regionali di turno e alla rappresentanza studentesca, di spendere propagandisticamente questa concessione di facciata. La questione poi, da quest’anno mette ancora più a nudo le responsabilità politiche che, sistematicamente, la governance UniCal fa finta di non vedere. L’uscente governo Draghi ha infatti stabilito un innalzamento ministeriale della soglia ISEE per richiedere i benefici di borsa e alloggio in tutta Italia, con conseguente aumento degli importi delle borse, comunque per somme ridicole rispetto all’inflazione galoppante ed ai rincari su affitti, bollette e beni di prima necessità. Per anni l’Università della Calabria si è mascherata dietro le mancanze della Regione, producendo uno scaricabarile fittizio da cui, alla fine, tutti uscivano con la faccia pulita tramite degli stanziamenti “emergenziali”, divenuti in realtà la buona norma. Un sistema reiterato da cui hanno beneficiato anche le rappresentanze studentesche legate a centrodestra e centrosinistra, spendendo propagandisticamente un presunto “impegno” profuso per questo “traguardo”.

In questo contesto, la denuncia su un piano ideologico e di classe dei meccanismi che per tanti anni hanno alimentato il fenomeno degli idonei non beneficiari, unita alla lotta contro la natura classista dell’attuale sistema di istruzione universitaria che rende sempre più escludente per gli studenti meno abbienti l’accesso ai più alti gradi dell’istruzione superiore, ha permesso di slegare le rivendicazioni dalla dialettica paternalista che per troppo tempo ha ingabbiato la rabbia di studenti e studentesse, generando un avanzamento concreto. A queste continue negazioni del diritto allo studio, che da anni vengono reiterate all’interno dell’Ateneo calabrese e fatte passare come normali, gli studenti hanno infatti risposto con la lotta, mobilitandosi con costanza nei mesi passati. Varie azioni hanno lanciato una campagna culminata prima in un’assemblea, poi nell’occupazione dello storico alloggio abbandonato di contrada Rocchi, ed infine in un presidio organizzato dal “coordinamento universitario” composto da FGC e da Aula Studio Liberata martedì 6 dicembre, in occasione del quale le due realtà hanno condotto un’occupazione simbolica degli uffici del Centro Residenziale fino a che una delegazione di studenti non è stata ricevuta dalla Prorettrice.

L’incontro è stata occasione anche perdenunciare la speculazione edilizia che ha interessato l’Ateneo calabrese negli ultimi anni e le ripercussioni che ha avuto sul diritto allo studio. Basti pensare che l’Università della Calabria ha all’attivo ben 2500 alloggi “attualmente disponibili”, di cui una buona parte non sono però realmente fruibili per danni strutturali e problemi di edilizia. Nonostante ciò, negli anni la costruzione di nuovi studentati non si è mai fermata: esemplare è il caso del già citato residence di Contrada Rocchi, costato 20 milioni di euro e mai terminato a causa del fallimento dell’impresa vincitrice dell’appalto per i lavori di costruzione. Da questo investimento ingente, nonostante si tratti di un progetto incompiuto, ne risultarono circa 250 nuovi alloggi per l’università della Calabria che, non avendo poi predisposto alcun intervento di arredamento, ha lasciato questo studentato all’abbandono e all’incuria in cui tuttora versa.

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Ma la condotta irrazionale di Unical sul tema degli alloggi universitari non finisce qui; nello scorso decennio l’Ateneo ha speso oltre 32 mln per la costruzione di altri 2 studentati, per un totale di quasi 400 posti letto, che già dopo pochi anni dalla loro inaugurazione hanno iniziato a presentare infiltrazioni d’acqua, problemi strutturali, muffe e in alcuni casi anche crolli di controsoffitti. Una scelta del tutto inefficiente e volta a generare ulteriori sprechi, se consideriamo che il quartiere Rocchi, qualora fosse stato ultimato, avrebbe totalizzato più posti letto di questi due nuovi studentati insieme e avrebbe visto un minore dispendio di denaro, che si sarebbe potuto investire nella manutenzione delle case dello studente già esistenti, spesso fatiscenti.

In seguito alle mobilitazioni e all’incontro con la seconda carica dell’Ateneo, gli studenti e le studentesse dell’Unical, hanno infine ottenuto la loro vittoria: con un provvedimento immediatamente successivo al colloquio, la governance ha fatto sapere di aver assegnato gli alloggi a tutti gli idonei, beneficiari e non. Un avanzamento che mette in luce l’ipocrisia dell’Università della Calabria, apparentemente incapace di assegnare 168 alloggi fino a poche ore prima delle mobilitazioni e che si è attivata con un’insolita efficienza appena gli studenti hanno dimostrato che non avrebbero indietreggiato di un passo, di fronte ad una così eclatante negazione del loro diritto allo studio. Parallelamente hanno ottenuto anche rassicurazioni sulla ripresa dei lavori al residence di contrada Rocchi e sulla gestione pubblica di questa struttura una volta ultimata.

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Dalla lotta degli studenti e delle studentesse dell’UniCal oggi si può sicuramente trarre qualche prospettiva importante per tutte le realtà attive nel mondo universitario. Prima di tutto, non si può che mettere in luce la forza della volontà e dell’organizzazione che hanno mosso gli studenti del FGC e di Aula Studio Liberata che sono riusciti a porre sul piano della mobilitazione e della lotta concreta gli elementi per arrivare ad una sintesi politica minima, presupposto imprescindibile per un intervento che si è dimostrato essere efficace. Conseguenza di questa impostazione è stata una natura sinceramente conflittuale, che ha puntato il dito certamente contro la gestione locale dell’Ateneo, ma che al contempo è stata in grado di inserire questa battaglia locale nelle contraddizioni generali di una fase politica sempre più segnata dagli effetti del conflitto imperialista in Ucraina, i cui costi stanno venendo scaricati sulle spalle degli strati popolari anche nel nostro paese: l’incapacità di studiare senza borse ed alloggi, con l’aumento mostruoso di affitti, bollette e beni di prima necessità, mette infatti le famiglie proletarie con le spalle al muro più di quanto già non accadesse precedentemente.

Se il progetto della borghesia italiana ed europea da svariati decenni sembra essere quello di rendere sempre più difficile l’accesso all’istruzione universitaria per gli studenti degli strati popolari, la congiuntura attuale fornisce l’assist perfetto per legittimare questo fenomeno e acuire le contraddizioni di un sistema sempre più escludente ed asservito agli interessi di profitto. Dalla lotta degli studenti dell’Unical c’è quindi tanto da imparare, ma soprattutto c’è da prendere fiducia: con l’organizzazione si può tornare a vincere e ad avanzare anche nelle università. Per un’istruzione realmente gratuita e accessibile a tutti, solo la lotta paga!

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