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Maturità 2020, quale esame per gli studenti?

a cura della commissione scuola del FGC

Siamo a maggio e stanno arrivando solo ora i chiarimenti sulle modalità dell’Esame di stato. Le uniche certezze, nel momento in cui scriviamo, sono un esame solo orale con la commissione tutta interna (eccetto il presidente) e la possibilità di partire con un argomento della materia di indirizzo concordato con i docenti. A poco più di un mese dal fatidico esame ci sono ancora troppe incognite e le vittime di questa situazione di incertezza, oltre ai professori che non sanno come prepararsi, sono ovviamente gli studenti. Per molti la maturità certifica la fine di un percorso formativo che li proietta direttamente nel mondo del lavoro. Inoltre il voto di maturità è ancora fondamentale per poter accedere a diversi concorsi pubblici, questa incertezza può quindi precludere un futuro lavorativo a moltissimi studenti che dovranno inserirsi in un mondo del lavoro attaccato senza mezzi termini dalle conseguenze economiche dell’attuale crisi sanitaria.

La ministra Azzolina in queste ultime settimane è comparsa diverse volte in dirette facebook e programmi radiofonici ma le risposte continuano a mancare. I discorsi non vanno oltre le pacche sulle spalle a studenti e professori e un sostegno costante e indiscusso della didattica a distanza, che viene presentata come un grande successo. Se l’esame verrà fatto in presenza dovranno essere forniti dei protocolli di sicurezza stringenti per non mettere a repentaglio la salute di migliaia di studenti e professori.

La didattica a distanza però è tutto fuorché un successo: si parla di circa 1,6 milioni di studenti che non possono accedere alle lezioni per mancanza di mezzi (fonti ministeriali). In ormai mesi di emergenza è stato fatto pochissimo, quasi nulla: sono stati stanziati solo 70 milioni per l’acquisto di mezzi informatici da dare alle famiglie e le indicazioni alle scuole sono state sempre vaghe e fumose, delegando tutta la responsabilità a presidi e professori. In questo contesto sono esplose le contraddizioni di quella scuola di classe contro la quale gli studenti lottano da anni: le poche scuole con più fondi, provenienti dai salati contributi volontari versati dalle famiglie, hanno da subito approntato diversi servizi per gli studenti, le altre invece ancora faticano. Non è raro sentire di studenti che non svolgono più di un’ora di video lezione al giorno perché mancano i mezzi, spesso anche ai professori. Come già è stato detto il ministero ha fatto poco o niente per risolvere questa situazione nonostante gli studenti richiedano fin dall’inizio dell’emergenza sussidi e comodati d’uso per i mezzi informatici.

La revisione dell’esame fatta dalla ministra Azzolina ha cancellato ogni forma di uniformità delle prove a livello territoriale. Questo, lungi dall’essere un aiuto per gli studenti, aumenta ancora le differenze tra scuola e scuola già evidenziate dalla didattica a distanza. Chi in questi mesi ha potuto assistere alle lezioni avrà la possibilità non solo di sostenere un esame ma soprattutto di uscire dalle scuole superiori con determinate conoscenze. Tutti gli altri invece potranno ricevere il diploma ma dovranno affrontare il mondo lavorativo o i test d’ingresso universitari con enormi lacune. “I docenti potranno valutare i propri studenti solo sul programma affrontato” significa che si vuole mantenere l’esame a tutti i costi nonostante moltissimi studenti non avranno quasi affrontato il programma degli ultimi mesi della quinta.

Gli studenti, soprattutto i maturandi, stanno vivendo tutte queste problematiche sulla propria pelle, per questa ragione alcuni stanno cominciando a chiedere la cancellazione della maturità 2020. L’esame non può diventare una corsa contro il tempo dove gli studenti delle classi popolari, che in questi mesi non hanno potuto affrontare intere parti del programma, verranno svantaggiati. Il ministero deve prendere atto che la didattica a distanza è stato un fallimento a causa delle scelte politiche di questo governo, che ha privilegiato il profitto delle imprese all’istruzione affidando tutto il funzionamento dell’e-learning a colossi del mondo digitale. Ora si tratta di evitare che succeda lo stesso per l’esame. Nessuno studente deve essere bocciato quest’anno. Non si può permettere che coloro che non hanno ricevuto un’istruzione di qualità vengano penalizzati, va garantito il 60 come voto minimo per tutti.

Il ministero, al contempo, deve garantire la qualità della didattica, un’omogeneità della formazione e di programmi a livello nazionale con indicazioni precise sui livelli minimi da affrontare per questo Esame di stato. Gli studenti, che sono i diretti interessati dell’esame, devono avere voce in capitolo su questa nuova maturità, per questo il documento del 15 Maggio, che indica gli argomenti della maturità, deve essere seriamente discusso dagli studenti. Allo stesso modo la ministra dovrebbe ascoltare studenti e professori, non una “Task force” formata da imprenditori e rappresentanti delle scuole private. Tutti gli studenti devono essere promossi, nessuno dev’essere lasciato indietro, contemporaneamente tutte le scuole devono raggiungere un livello minimo di formazione, bisogna dare a tutti la possibilità di affrontare questo esame nelle condizioni migliori possibili e non come vuole il Ministero sotto l’insegna della semplificazione, negando a migliaia di ragazzi la possibilità di affrontare intere parti di programma.

L’alternanza scuola-lavoro non deve essere argomento del colloquio in quanto non tutti hanno portato a termine gli stage. I progetti svolti in questi anni non hanno mai garantito i diritti degli studenti, non si può pretendere che la discussione si basi su ore di sfruttamento o, nel migliore dei casi, inutili e vuote. Il Ministero dell’istruzione deve fornire per la maturità 2020 dei programmi nazionali al fine di garantire l’omogeneità della formazione in tutte le scuole. Questi programmi minimi, da concordare con rappresentanti dei docenti e degli studenti, devono tenere in conto l’inefficacia della didattica a distanza e quindi dovranno essere per forza di cose ridotti, ma al contempo garantire il raggiungimento di livelli minimi che saranno punto di partenza per la formazione professionale e il mondo universitario.

L’anno scorso proprio la riforma dell’esame era stato al centro delle lotte degli studenti, organizzate e promosse dai militanti del Fronte della Gioventù Comunista che avevano poi portato in piazza oltre 100 mila studenti in tutta Italia. La maturità di quest’anno avrebbe seguito quel modello: un esame che gli studenti avevano rifiutato perché rappresentava il culmine di un lungo processo di dequalificazione dell’istruzione pubblica. Oggi quindi non si può richiedere soltanto un passo indietro: l’esame di stato va rivisto, come va rivisto il sistema di scuola nel suo complesso. Nell’immediato però è necessario che a pagare i costi di questa didattica a distanza non siano gli studenti delle classi popolari, quelli che non si possono connettere o quelli che frequentano scuole tuttora ferme sotto questo punto di vista. Tutti quanti devono poter sostenere un esame che risponda alle loro necessità.

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