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Affare tra Russia e Arabia Saudita, Cremlino vende armi per 3 miliardi di dollari

È giunta di recente la notizia di un maxi-affare tra la Russia e l’Arabia Saudita. Il Cremlino ha infatti ufficializzato la vendita di più di 3 miliardi di dollari in armi al paese con le maggiori riserve petrolifere del mondo, nonché attore fondamentale negli sviluppi della situazione in Medio-Oriente. Nello specifico gran parte dell’investimento andrà a finanziare l’ammodernamento del sistema anti-missilistico saudita.

L’accordo ha fatto storcere il naso a non poche persone a Washington. L’Arabia Saudita, del resto, è il principale partner commerciale degli USA, che sono i principali importatori di petrolio del mondo e assorbono gran parte delle esportazioni saudite (basti pensare che il 95% delle esportazioni sono rappresentate, per l’appunto, dal petrolio).

Fino ad oggi un accordo tra Russia e Arabia Saudita era risultato impossibile proprio a causa di questa strettissima relazione tra il regno wahabita e il gigante a stelle e strisce, oggi reso possibile da uno scenario evidentemente cambiato, che vede la Russia assumere una influenza maggiore nel quadrante medio-orientale, specie dopo l’intervento in Siria.

L’accordo nasce da un’esplicita volontà dell’Arabia Saudita di diversificare le relazioni internazionali, specie per quel che riguarda la fornitura di armi. Una scelta che deriva anche dalle complicazioni che si stanno sviluppando in seno al mondo islamico.
L’Arabia Saudita, infatti, nell’ultimo periodo, ha cominciato ad avere problemi con altri due colossi del mondo sunnita, Qatar e Turchia, anche loro storici partner degli Stati Uniti. A ciò si aggiunge chiaramente la storica rivalità con l’Iran sciita. Una forma di auto-tutela internazionale portata avanti da quello che, nei fatti, è il principale Stato attraverso cui l’imperialismo statunitense ha portato avanti guerre per procura in Medio-Oriente negli ultimi due decenni. Il quadro che si delinea, in tale contesto, è sì quello di un multi-polarismo nello scenario mondiale e più nello specifico in quello medio-orientale. Tuttavia è un multi-polarismo in cui i “poli” portano avanti gli stessi interessi, le stesse dinamiche, in cui l’unica differenza è dettata dai diversi rapporti di forza del momento e non da un’alternativa di sistema o di condotta politica.

Qual è in definitiva il significato di questo accordo? Fra i tifosi che a sinistra considerano la Russia una potenza “antimperialista” in queste ore aleggerà con ogni probabilità una domanda: è la Russia che ha tradito l’antimperialismo vendendo armi ai sauditi, o è forse l’Arabia Saudita che sta diventando antimperialista avvicinandosi alla Russia? La risposta non potrebbe essere più lontana da questa impostazione, talmente semplicistica da essere imbarazzante. Semplicemente nel conflitto fra potenze imperialiste cui assistiamo oggi non si guarda in faccia a nessuno: gli affari sono affari e l’emergere del cosiddetto “multipolarismo” porta a una sempre maggiore volatilità delle alleanze internazionali, sempre meno inquadrabili in categorie binarie “bianco-nero” come amano fare diversi “studiosi” improvvisati di geopolitica.

La Russia di Putin, dal canto suo, porta avanti interessi speculari a quelli statunitensi nel Medio-Oriente. Il fine, reso decisamente evidente dalla condotta politica degli ultimi anni, è quello di sostituirsi agli USA come “gendarme” in una delle regioni più ricche e strategiche del pianeta. Non vi è nessuna intenzione di contrapporsi sul piano “sistemico”: i rapporti economici e politici mantengono esattamente la stessa forma, semplicemente cambia la bandiera di riferimento, nel contesto di uno scontro che prima di essere uno scontro fra stati, è uno scontro fra grandi monopoli finanziari.

È proprio questo scontro fra i grandi monopoli, fra diversi blocchi e alleanze monopolistiche che si contendono la spartizione dei mercati e delle risorse globali, che caratterizza l’imperialismo, o meglio la fase imperialista del capitalismo. La Russia, al pari delle altri grandi potenze capitaliste, è parte di questo sistema, di questa piramide imperialista, in primo luogo per la sua natura economica. La sua politica estera è determinata dell’interesse dei grandi monopoli e dell’oligarchia russa oggi al potere, di cui Putin è espressione. Monopoli che certo sono contrapposti a quelli americani, europei, giapponesi, ma questa contrapposizione si pone sullo stesso terreno qualitativo, quello della competizione economica e del profitto, e sullo stesso terreno si muove la politica estera del Cremlino.

Se si comprende tutto questo, la notizia dell’affare fra Russia e Arabia Saudita potrà essere facilmente assimilata senza particolare stupore, perché c’è ben poco da stupirsi trattandosi di una dinamica ordinaria nella competizione interimperialistica, in cui la maggiore volatilità, citata in precedenza, si osserva ancor più nelle aree “periferiche”, cioè fra le medie potenze regionali come appunto l’Arabia Saudita. Se si ragiona per schemi, inventando dicotomie fra buoni e cattivi che non corrispondono alla realtà effettiva, ci si stupirà sempre più dinanzi a vicende come questa, che prevedibilmente saranno sempre più frequenti, e si continuerà a brancolare nel buio.

Fonti:

https://www.rt.com/business/406116-russia-saudi-arabia-s400-delivery/

https://it.sputniknews.com/mondo/201710095117575-sicurezza-difesa-cooperazione-militare-economia-diplomazia-geopolitica/

http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-10-06/lo-zar-nuovo-pivot-geopolitica-mediorientale-071626.shtml?uuid=AEgIisfC

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