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Occupato il liceo Socrate a Roma. Il manifesto degli studenti

Questa mattina gli studenti e le studentesse del liceo Socrate di Roma, dopo una partecipata assemblea straordinaria, hanno occupato il loro istituto. L’occupazione, la terza nelle ultime settimane nella capitale, avviene all’indomani dello sciopero generale del 29 gennaio che ha visto centinaia di studenti manifestare per le strade di Roma fino al Ministero dell’istruzione insieme a professori e altri lavoratori, e in particolare in seguito ai continui disagi vissuti al liceo Socrate evacuato più volte recentemente per termosifoni rotti, allagamenti e guasti alla rete internet. Di seguito riportiamo il manifesto completo, così come diffuso dagli studenti, con i motivi e le rivendicazioni dell’occupazione.

MANIFESTO OCCUPAZIONE DEL LICEO SOCRATE

INTRODUZIONE

Questa mattina noi studenti del Liceo Socrate abbiamo deciso di occupare la nostra scuola. Lo abbiamo fatto consapevoli dell’importanza di una forma di protesta di questo tipo e con l’intenzione di portarla avanti con serietà e, vista la gravità del quadro pandemico, nell’assoluto rispetto delle norme per il contenimento del contagio.

L’occupazione per noi è un atto conseguente alle settimane di proteste portate avanti insieme ai lavoratori della scuola (e non solo) e agli studenti delle altre scuole di Roma. Non lo facciamo, come molti potrebbero pensare, per perdere tempo o per sottrarlo allo studio, tanto che utilizzeremo i giorni dell’occupazione per portare avanti assemblee, dibattiti, approfondimenti su temi d’attualità/storici/filosofici anche con ospiti esterni. Durante l’occupazione cercheremo di restituire alla scuola quel ruolo di luogo essenziale per la crescita di ciascuno di noi e del nostro spirito critico che purtroppo da anni viene svilito da un sistema d’istruzione sempre meno a misura di studente e di qualità.

LA CRISI CHE STA VIVENDO LA SOCIETA’

La nostra occupazione è un atto politico. E come tale vuole denunciare i problemi politici che in questo momento attraversano l’istruzione pubblica e la nostra società.

Dall’inizio della pandemia abbiamo visto un sistema sanitario reduce da anni di tagli ai propri fondi e per questo al collasso, quasi negli stessi anni della scuola anche la sanità pubblica infatti subiva un processo di aziendalizzazione non indifferente che trasformò gli ospedali da un diritto a un servizio. Un esempio lampante della politica fatta dai governi che si sono susseguiti è la continua regionalizzazione della sanità, ovvero l’assistenza sanitaria pubblica è lentamente passata dalle mani dello stato alle mani delle regioni, ciò vuol dire che a seconda della diversa regione gli ospedali ricevevano fondi differenti, inasprendo così le disparità da regione a regione.

E’ dall’inizio del primo lockdown che vediamo tutto il personale sanitario lavorare senza sosta e senza tutele per riuscire a ripagare le grandi carenze della sanità pubblica, in parallelo agli ospedali sovraffollati abbiamo notato lavoratori mandati a morire solo per continuare a produrre. Operai nelle fabbriche senza alcuna tutela o dipendenti che stanno ancora aspettando la cassa integrazione di marzo sono paradigmatici di un sistema che ha pensato solo a garantire il profitto delle imprese e ha lasciato morire la gente.

Siamo consapevoli che il nostro paese sta venendo attraversato anche da una crisi politica che con ogni probabilità porterà l’insediamento di Mario Draghi come Presidente del Consiglio grazie al sostegno di tutte le forze politiche che si sono già rese corresponsabili delle peggiori politiche contro gli studenti e i lavoratori. Questo avvicendamento rafforza la nostra convinzione di dover lottare ancora con maggior forza. Non riponiamo nessuna fiducia in un Presidente del Consiglio che è stato scelto per rappresentare nel miglior modo possibile gli interessi della Confindustria, delle grandi imprese e delle banche, interessi che anche nel recente passato hanno dimostrato di essere antitetici a quelli di noi studenti. Non dimentichiamo ad esempio i numerosi protocolli siglati in passato a livello nazionale tra i vari governi e le imprese per garantire l’utilizzo di decine di migliaia di studenti, prevalentemente degli istituti tecnici e professionali, come manodopera gratuita per le imprese nell’ambito dell’alternanza scuola lavoro. Mario Draghi porta avanti una visione del sistema d’istruzione classista e subalterno agli interessi delle imprese, una visione opposta alla nostra: ossia quella di un’istruzione nella quale poter crescere, formare il proprio spirito critico realizzare la propria individualità liberamente e proiettati al contributo che ciascuno di noi in futuro potrà dare al benessere della società e non ai profitti di qualche padrone.

LA  CRISI CHE STA VIVENDO L’ISTRUZIONE PUBBLICA

La crisi che stiamo vivendo purtroppo non ha risparmiato la scuola. Già prima della pandemia il nostro sistema d’istruzione era stato vittima di decenni di aziendalizzazione, tagli, privatizzazione che ci hanno restituito una scuola sempre più di classe e dequalificata. Ai problemi che erano già presenti, il P.C.T.O(ex alternanza scuola-lavoro) che pur cambiando nome è rimasto sempre la stessa cosa: uno strumento per abituarci

L’istruzione pubblica prima della pandemia era già sul lastrico. Le politiche di tutti i governi che si sono succeduti ci hanno portato a una scuola che punta più al profitto che alla cultura. Il P.C.T.O.(ex alternanza scuola-lavoro) che ci fa abituare a un futuro di sfruttamento e precarietà e che fin dal terzo liceo ci cresce in scuola che sia solo in prospettiva di un futuro lavorativo a discapito di una scuola in cui si va per imparare. Quando i governi aumentavano i fondi per il P.C.T.O diminuivano di conseguenza quelli destinati all’edilizia pubblica. La maggior parte delle scuole italiane versa in condizioni fatiscenti e spesso noi studenti siamo costretti ad andare a studiare in aule che ci cadono letteralmente in testa.

Si somma la condizione gravissima che siamo stati costretti a vivere nei mesi scorsi. Durante il primo lockdown siamo stati messi in Didattica A Distanza ma il Ministero non ha fatto nulla per garantire il diritto allo studio all’intera comunità studentesca in Italia, troppi sono stati i casi in cui nelle scuole i comodati d’uso dei device non sono arrivati prima di giugno. Quando poi a settembre siamo rientrati a scuola abbiamo visto con i nostri occhi un rientro non avvenuto in sicurezza, tra aule sovraffollate e i mezzi pubblici pieni abbiamo notato come il governo non abbia fatto nulla di concreto per evitare di creare per il nuovo anno classi pollaio, per assumere un numero sufficiente di nuovi docenti, per risolvere l’emergenza-scuola. Siamo stati rimessi in D.A.D. e la noi lo sappiamo bene la D.A.D. non è didattica e non consente un pieno diritto allo studio, il 27% di noi studenti in Italia ha avuto almeno un caso di abbandono scolastico nella propria classe dovuto alla D.A.D., e perciò può andarci bene solo come forma emergenziale.

 

CONCLUSIONE

I problemi che denunciamo li abbiamo vissuti in prima persona nella nostra scuola, nonostante siamo consapevoli che il Liceo Socrate complessivamente viva un contesto privilegiato rispetto ad altre scuole di periferia. La scorsa settimana abbiamo raggiunto l’apice che poi ci ha convinto totalmente a fare questa occupazione: abbiamo avuto un malfunzionamento continuo dei termosifoni, una connessione che andava e veniva impedendo le lezioni online, e bagni allagati e quindi non utilizzabili.

Non stiamo incolpando la nostra scuola ma stiamo incolpando delle determinate scelte politiche portate avanti da governi di tutti i colori.

In questo scenario vogliamo rivendicare il nostro diritto ad un’istruzione diversa.

Un’istruzione che sia realmente accessibile a tutti, che sia in totale presenza ma in totale sicurezza, in strutture dignitose, senza classi pollaio e con programmi di assunzioni sostanziali per il corpo docenti.
Ma anche il nostro diritto ad un futuro diverso da quello che ci viene prospettato da questo sistema. I dati parlano chiaro: per noi ci si prospetta un futuro di precarietà e sfruttamento, appena finita la crisi pandemica ci aspetterà una crisi economica di come non se ne vedevano dalla fine del secondo conflitto mondiale, e mentre noi vivremo questa crisi ci saranno quei pochi miliardari che intanto guadagneranno sulla nostra pelle.

Noi non siamo rimasti ora a guardare e non ci rimarremo in futuro quando le politiche che andranno a smantellare la scuola pubblica si accentueranno.

CONTRO LA SCUOLA DEI PADRONI

DIECI, CENTO, MILLE OCCUPAZIONI!

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