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Inquinamento pubblico, profitto privato. il caso dell’aeroporto di Parma

di Pietro Zgaga

L’aeroporto di Parma “Giuseppe Verdi” rappresenta un caso emblematico di arricchimento privato sulla pelle delle classi popolari.

Gestito dalla società SO.GE.A.P., la cui maggioranza delle azioni è detenuta dall’Unione Parmense degli Industriali, espressione locale di Confindustria, l’aeroporto non è esattamente un successo economico: dal 2007 al 2018,  [1] anno in cui presenta il progetto di ampliamento per poter svolgere la funzione di aeroporto cargo, le perdite ammontano a circa 44 milioni di euro. Nello stesso periodo la partecipazione del comune nella società si attesta intorno ad una media del 25%, comportando una perdita di denaro pubblico di circa 11 milioni di euro, a cui vanno aggiunte le spese dei dipendenti (30 su 50 sono pubblici) e dei servizi di emergenza e polizia. Del resto è legittimo avere dei dubbi sulla funzione pubblica di una struttura che, per ogni volo passeggeri, vede transitare otto voli privati (nel 2018 circa 4000 voli su 4570 erano privati).

La conversione ad aeroporto cargo si tradurrebbe in un ampliamento della pista di circa 770 metri, un terminal cargo e un hangar per aerei privati, il tutto a meno di 2 km dai quartieri periferici della città e 3 km dal centro – a fronte di una media italiana di 10 km – senza considerare i paesi adiacenti. La pista sarebbe in grado di accogliere agli aerei più grandi del mondo come il Boeing 747, 450 tonnellate di peso di cui 200 solo di carburante, un terzo del quale viene consumato durante decolli e atterraggi, ovvero esattamente sopra la città. Se si considera che il progetto stesso di SO.GE.A.P. prevede, entro il 2034, 50 movimenti al giorno, si può cominciare a capire l’entità del danno ambientale in gioco. La città di interesse si trova peraltro in pianura padana, una delle regioni più inquinate al mondo, nonché la prima in Europa per decessi causati dalla scarsa qualità dell’aria, statistica a cui si va ad aggiungere lo stretto legame di causalità tra inquinamento atmosferico e mortalità da COVID-19 [2]. Diventa tragicomico il fatto che Parma fosse candidata come capitale “green” d’Europa vantando un altro chilometraggio di piste ciclabili quando solamente i nuovi voli inquinerebbero annualmente come sei milioni e mezzo di automobili, in una città di 200mila abitanti.

Un fattore altrettanto importante è l’inquinamento acustico. Se la soglia limite di rumore consentito per legge verrà ampiamente oltrepassata anche a una decina di chilometri dalla pista, è nelle immediate vicinanze di essa che si riscontrano i danni maggiori: il rumore degli aerei percepito in queste zone è di circa 70 decibel, 100 volte la soglia consentita. Tale area ospita 12 000 residenti, due scuole elementari, due scuole medie e due asili (chiaramente non frequentati dai figli dell’Unione Parmense degli Industriali), ed è ampiamente previsto che un movimento ogni 20 minuti avrebbe effetti deleteri sulla salute delle persone; si parla infatti di danni permanenti all’udito, sviluppo cognitivo compromesso, problemi cardiovascolari e patologie da stress [3].

Verrebbe a questo punto da chiedersi, visti gli impressionanti dati sui rischi per la salute presentati dall’aeroporto ampliato, a chi effettivamente sia utile il Giuseppe Verdi, considerando anche che dei 37 milioni necessari all’ampliamento ne sono già stati promessi 20 da Regione e Comune. La risposta si ottiene facilmente ricostruendo il quadro economico all’interno del quale si va a collocare il cargo.

Il 17 aprile 2020 – in pieno lockdown – il progetto di espansione dell’aeroporto viene approvato dall’autorità competente nonostante evidenti refusi, in quanto intere pagine erano state copiate dal progetto dell’“Orio al Serio” di Bergamo, con tanto di riferimenti a località nemmeno esistenti nella nostra provincia. Poche ore dopo Amazon acquista un lotto di 11 000 mq nelle vicinanze, annunciando che costruirà un nuovo centro smistamento nell’immediato futuro. È naturale aspettarsi che altre compagnie di logistica seguano a ruota. Il piano dell’Unione Industriali sembra essere quello di cedere le azioni dell’aeroporto, con tutti i permessi per l’ampliamento già firmati e i 20 milioni promessi ad un acquirente estero, forse già individuato nel partner Etihad e far nascere un polo logistico di almeno 100000 mq attorno ad esso [4]. Ovviamente l’indotto comporterebbe a sua volta un forte impatto ambientale, si pensi alla cementificazione, al passaggio di enormi numeri di camion e della costruzione di strutture logistiche come strade, autostrade o linee ferroviarie, che sarebbero pagate con ingenti investimenti pubblici.

È emblematico come tutte le maggiori forze politiche presenti in comune e in regione siano concordi nel sostenere il progetto, a partire dal centrosinistra a trazione PD che guida la regione, passando per la destra di Lega e Fratelli d’Italia e finendo con Pizzarotti, l’ex M5S eletto sindaco per la prima volta grazie alla promessa (poi disattesa) che avrebbe fermato la costruzione dell’inceneritore e che oggi è in prima linea per l’ampliamento del Verdi. Una concordanza che lascia pochi dubbi su quale sia in ultima analisi la classe di riferimento della politica italiana.

La regia dell’operazione è classica e lineare. Per l’ennesima volta si permette ad un manipolo di industriali di disporre del territorio a proprio piacimento, oltretutto con denaro pubblico, mediante un’operazione che, se andrà in porto, arrecherà gravi danni alla salute dei residenti nonché miseria ai lavoratori che verranno sfruttati nella logistica, ma garantirà lauti profitti ai grandi imprenditori – naturalmente in aggiunta al parcheggio per i propri jet. Questa è la follia del capitalismo: i lavoratori si ammalano per pagare tasse che verranno utilizzate per inquinare l’aria e degradare ulteriormente le periferie, mentre chi guadagna dall’intero processo abita in collina e manda i figli nelle scuole private del centro.

La lotta per la difesa dell’ambiente e della salute passa attraverso l’opposizione concreta ai piani speculativi, le grandi opere dannose e utili solamente ad ingrossare le tasche dei costruttori. Mentre i padroni e speculatori, con l’aiuto dello Stato, fanno enormi profitti inquinando, a rimetterci per primi sono sempre i lavoratori e le classi popolari. Questa è l’ennesima dimostrazione di come la lotta contro la devastazione ambientale sia intimamente legata alla lotta di classe per il rovesciamento di questo sistema insostenibile.

[1] https://www.servizi.comune.parma.it/Societa/partecipazioni/aziendeView.asp?Codice=21&sType=bilanci&page=1

[2] https://www.thecrimson.com/article/2020/11/6/hsph-pollution-covid-19-link/

[3] https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/22842719/

[4] Dal 2019 Etihad Cargo decollerà da Parma | Air Cargo Italy

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